domenica 21 aprile 2024

21/04/24 IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)

Vorrei proporvi tre brevi riflessioni sulle tre letture di oggi, rileggendole a partire da quanto scrive il Papa nel suo messaggio in occasione di questa giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Parto dal vangelo, dove Gesù dichiara che le sue pecore ascoltano la sua voce e lo 

lunedì 15 aprile 2024

14/04/24 III DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)

Le letture di questa domenica non sono facili. Mi limito a spiegare alcune frasi, soprattutto del Vangelo, che se vengono capite bene, cambiano radicalmente il nostro modo di vedere le cose, altrimenti se vengono fraintese, come accade normalmente, provocano disastri. Ai suoi discepoli scoraggiati per ciò 

domenica 7 aprile 2024

7/04/24 II DOMENICA DI PASQUA

INTRO

Si conclude oggi l’ottava di Pasqua, un’unica grande domenica, cominciata domenica scorsa e che finisce oggi. Nell’antichità, quelli che avevano ricevuto il Battesimo la notte di Pasqua, tenevano addosso per otto giorni le vesti bianca, albis in latino, e in questa domenica le toglievano, le 

lunedì 1 aprile 2024

31/03/24 DOMENICA DI PASQUA

Ieri sera, con la proclamazione della risurrezione di Gesù nella veglia pasquale, siamo entrati nell’Ottava di Pasqua. Liturgicamente, la Pasqua non finisce stasera. Domani non è “pasquetta”. Il lunedì dell’Angelo non è una “piccola pasqua”, ma è il secondo giorno dell’Ottava di Pasqua, a cui 

30/03/24 VEGLIA PASQUALE

 PAROLE DI VITA

Quante parole abbiamo ascoltato questa notte. Parole di Dio e parole della Chiesa. Parole che, nel corso dei secoli, la Chiesa, cioè la comunità di coloro che hanno creduto e aderito a Gesù, ha tramandato e, raggiungendoci, vengono consegnate anche a noi. Parole di vita, in un mondo pieno di parole di odio, di vendetta, di prevaricazione, che diventano gesti e atti di guerra e violenza. Perciò, più che mai, avvertiamo l’urgenza di farci penetrare dalle Parole di vita che il Signore questa notte ci ha rivolto. Parole che non sono mai restate e non restano mai parole. Parole credibili, perché si sono realizzate e hanno cambiato radicalmente in meglio l’esistenza di chi le ha accolte, come ci testimoniano le vite dei santi e di tante persone che vivono accanto a noi, oltre a quelle defunte, anche se non sono state mai elevate all’onore degli altari. Sono parole di vita perché infondono, in chi le accoglie, la stessa vita di Dio, una vita immortale. Parole capaci di farci risorgere, non un giorno, chissà quanto tempo dopo la morte del nostro corpo, ma che ci fanno risorgere già adesso, se riescono a smuovere il nostro spirito e a sintonizzarlo con lo Spirito di Dio. E che danno il potere, a chi le accoglie, si fida di esse e le pratica, di capire che davvero Gesù è vivo, è risorto, perché siamo noi a sentirci risorti, vivi. La risurrezione della carne in cui crediamo, è tutto il nostro essere, la nostra persona, che lentamente si trasforma. Muore l’uomo vecchio e risorge l’uomo a immagine di Gesù: diventiamo uomini e donne come Dio ci ha da sempre pensato. San Francesco direbbe che diventiamo strumenti di pace, uomini e donne che portano amore dove c’è odio, che portano perdono dove c’è offesa, che portano unione dove c’è discordia, che portano fede dov’è c’è dubbio, che vivono nella verità dell’amore fraterno in un mondo che vive nell’errore di considerare l’altro un nemico da distruggere, parole che portano speranza dove c’è disperazione, che portano gioia dove c’è tristezza, che portano luce dove ci sono le tenebre, che cercano di comprendere i bisogni degli altri anteponendoli ai propri, che cercano di amare prima di essere amati, perché sanno che c’è un amore più grande, quello di Dio, che li precede. E, conclude san Francesco, che aveva capito tutto: chi vive così è già adesso risorto perché sperimenta sulla sua pelle che più si vive donando, più si riceve la vita stessa di Dio; che, se si perdona gli altri, vuol dire che il perdono ricevuto da Dio è stato efficace, altrimenti è servito a niente. Infine, che morendo si risuscita a vita eterna. Al punto che San Francesco chiamava la morte con l’appellativo di sorella, non di nemica, perché capisce che, uno che muore avendo vissuto da risorto, come Gesù, continua a vivere con lui e come lui per sempre. Speriamo di riuscire a capire anche noi tutte queste cose.


29/03/24 VENERDI' SANTO

 LA DISCESA AGLI INFERI

Nel corso della sua vita pubblica, Gesù fece tanti discorsi, tutti belli, ma nessuno, neanche i suoi discepoli, erano riusciti a capire chi fosse davvero quell’uomo; aveva guarito tante persone, ma lo avevano scambiato per uno dei tanti guaritori; aveva operato molti prodigi, e lo avevano addirittura sospettato e accusato di stregoneria. Ma proprio l’ultimo giorno della sua vita, inchiodato al patibolo dei maledetti da Dio, agonizzante da non riuscire a parlare, moribondo da non poter guarire, debole e sfinito da non essere in grado di manifestare la potenza di Dio, finalmente qualcuno capisce chi è. E Gesù l’aveva predetto. Visto che i discorsi, le guarigioni, i prodigi erano stati inutili, un giorno disse: “Quando avrete innalzato il figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono” (Gv 8,28). La fantasia degli uomini non sarebbe mai giunta a tanto. Dio, se è Dio, si deve manifestare nella potenza, magari con qualche fulmine o terremoto. Invece, con Gesù, Dio si manifesta nel modo più lontano che gli uomini potessero immaginarsi: un uomo agonizzante, inchiodato su un patibolo. L’epifania suprema di Dio è un uomo agonizzante sulla croce. E, proprio “avendolo visto spirare in quel modo”, qualcuno finalmente capisce che Dio è quell’uomo sulla croce. Non lo capirono i suoi familiari, i suoi discepoli, tantomeno i sacerdoti e le persone pie, ma alcuni soldati romani, dei pagani, che dicono: “Veramente, quest’uomo era Figlio di Dio!”. Come fecero a capirlo? Come arrivarono a questa conclusione? Erano uomini pratici di esecuzioni capitali, ne avevano viste ed eseguite tante. Ma questa volta, videro un uomo che, circondato da un'atmosfera satura di odio, tradito e abbandonato da tutti, sputacchiato e deriso, insultato e malmenato, aveva solo e unicamente risposte d'amore. Un uomo che, nello strazio dell’agonia, era capace di dimostrare che il suo amore non era stato vinto dall’odio, e continuava a manifestarlo. Un uomo capace di morire così, di dare la vita per gli altri, che usava il linguaggio universale dell’amore, comprensibile da tutti, credenti e non credenti, l’unico linguaggio che permette di comprendere ciò che è Dio e ciò che non lo è. Gesù è davvero Dio, perché parla l’unico linguaggio di Dio, che è l’amore. Un amore capace di vincere anche la morte. Infatti, scrive l’evangelista, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Solo Matteo racconta questa scena, assai misteriosa. Cosa vuole dirci l’evangelista? Vuole descriverci quella verità di fede che poi la Chiesa avrebbe inserito nel Credo apostolico quando, dopo aver detto che Gesù fu crocifisso e sepolto, anche noi oggi proclamiamo che “discese agli inferi”. E la Chiesa, Sposa di Cristo, da questo momento, fino a domani sera prima dell’inizio della grande veglia pasquale, entra nel secondo giorno del Triduo pasquale, dove contempla, appunto, la “discesa agli inferi” di Gesù. Cosa significa questa verità di fede? Prima di tutto: gli inferi non sono l’inferno, ma indicano il regno dei morti, dove gli ebrei credevano che finissero le anime dei morti in attesa di risorgere. La sepoltura di Gesù è forse ancora più importante della sua morte, perché, in quel modo, è morto solo Gesù, ma nel sepolcro ci finiamo tutti, quindi, nel sepolcro, Gesù diventa come tutti noi diventeremo e nessuno vuole diventare. Nel sepolcro, Dio incontra tutti gli uomini, di ogni tempo, perché tutti siamo mortali. E li incontra per tirarli fuori, per farli risorgere, per mostrare che la morte è solo del corpo, come quella di Gesù. A morire e ad essere sepolto è il corpo di Gesù, non il suo Spirito divino, e questo vale per tutti i santi morti che sono nei sepolcri. “Santi” erano chiamati i primi cristiani, coloro che avevano aderito a Gesù. Ma, siccome aderire a Gesù vuol dire praticare l’amore verso il prossimo, questo vale per ogni uomo e donna di ogni tempo, anche per chi Gesù non l’ha mai conosciuto o per chi non ha creduto in Lui, ma ha vissuto nell’amore. Ecco la gioiosa notizia: per coloro che hanno vissuto così la loro vita, il regno degli inferi, cioè la morte, è solo del corpo. Essi continuano la loro esistenza, con Gesù e come Gesù, in un altro modo. E dove si trovano? Matteo non scrive “a Gerusalemme”, ma nella città santa, che rappresenta la Gerusalemme celeste, la piena comunione con Dio. E’ così, dunque, che dobbiamo vedere la morte, anche dei nostri cari, se nella vita terrena hanno vissuto anche solo una briciola dell’amore del Signore. Essi non sono scomparsi o mancati all’affetto dei loro cari come, purtroppo, continuo a leggere negli annunci funebri, ma sono già risorti, sono vivi, trasformati completamente in Dio, e sono qui con noi, insieme a Gesù a lodare e ringraziare il Dio che chiama tutti a vivere per sempre, se però impariamo a risorgere già adesso, cioè ad accogliere lo Spirito dell’amore che vince la morte e che Gesù spira, soffia, nel momento supremo della sua morte.


28/03/24 GIOVEDI' SANTO

 LA NOTTE DEL FALLIMENTO

lunedì 25 marzo 2024

24/03/24 DOMENICA DELLE PALME MESSA CON PROCESSIONE

Nel vangelo si parla di una grande folla che era venuta per la festa. Era la festa della Pasqua ebraica che celebrava la liberazione dall’Egitto, e tutti i pellegrini andavano a Gerusalemme a festeggiare. Udito che veniva Gesù presero dei rami di palma perché questo era il modo con il quale si festeggiava un re che 

24/03/24 DOMENICA DELLE PALME MESSA DEL GIORNO

Chi sa di musica ed è amante in particolare della lirica, sa che l’overture di un’opera contiene al suo interno le melodie principali che poi verranno sviluppate negli atti successivi. Allo stesso modo, la celebrazione della domenica delle Palme è come l’overture dei riti della settimana santa, perché 

domenica 17 marzo 2024

17/03/24 V DOMENICA DI QUARESIMA

Come mai Gesù, quando gli riferiscono che l’amico Lazzaro era malato non interviene? Marta e Maria lo rimproverano per questo atteggiamento, come capita a noi quando Dio non esaudisce le nostre richieste di guarigione.

domenica 10 marzo 2024

10/03/24 IV DOMENICA DI QUARESIMA (CIECO NATO)

Sapete che prima di ricevere il Battesimo viene chiesto: rinunci a Satana, al male, alle sue opere e seduzioni? E si risponde: Rinuncio! Quindi, il battezzando viene unto con l’olio dei catecumeni che è il segno di Cristo che dona alla forza di vincere il male. E all’inizio della Quaresima si ascolta il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto alle quali Gesù rinuncia. Nella seconda domenica di Quaresima si ascolta il vangelo in cui Gesù apre il cuore della samaritana alla fede. E le promette un’acqua capace di dissetare la sua sete e di donare l’eternità. Quest’acqua è lo spirito Santo. E il Battesimo è il segno che noi siamo dimora dello spirito Santo, che Dio abita dentro di noi. Nel Vangelo di domenica scorsa, terza di Quaresima, Gesù spiega che il popolo di Dio è fatto dai discendenti di Abramo secondo la fede, non secondo la carne o il sangue, cioè che il popolo di Dio è fatto da tutti quelli che hanno la stessa fede di Abramo e che vivono nella verità questa fede, cioè che vivono come figli di un unico Padre, amando gli altri come fratelli. Questa famiglia di Dio è la Chiesa, e il Battesimo è il segno che Cristo ci considera membra del suo corpo glorioso che, appunto, è la Chiesa. Vedete come tutti i brani di Vangelo scelti dalla liturgia in questo tempo sono scelti fin dall’antichità, non perché parlano del rito del Battesimo, ma perché contengono chiari riferimenti battesimali, in quanto la Quaresima nacque come tempo in cui gli adulti che si convertivano venivano istruiti nella fede per ricevere il Battesimo la notte di Pasqua. E per tutti noi che il battesimo l’abbiamo ricevuto da piccoli, la Quaresima è il tempo nel quale, riascoltando ogni anno queste letture, veniamo stimolati a riscoprirne il senso e verificare se questo seme sta crescendo e germogliando, oppure no, quindi per capire quali sono quegli aspetti della nostra vita in cui dobbiamo convertirci (come veniva significato col rito delle ceneri). Anche il Vangelo di questa quarta domenica contiene riferimenti battesimali. L’uomo cieco della nascita è il segno del peccato originale. Il peccato originale, anche se si chiama così, non è una colpa, ma una condizione nella quale ogni uomo che nasce si trova a vivere: quella di essere cieco, cioè di non sapere chi è lui e chi è Dio. Gesù guarisce il cieco da questa cecità facendo anzitutto del fango, impastando la terra (che richiama la fragilità dell’uomo) con la saliva (che richiama l’acqua della samaritana, cioè lo Spirito santo). Gli spalma il fango sugli occhi: il verbo usato è “ungere”, e l’unto è Cristo, l’uomo come Dio lo ha pensato. Quindi, con questo gesto, gli fa vedere che ogni uomo è creato a immagine del Figlio, è fragile, è mortale, fatto di terra, appunto, ma destinato alla vita eterna. Il crisma col quale il battezzato viene unto ha appunto questo significato. Poi lo manda a lavarsi nella piscina di Siloe, che era formata dall’acqua di una sorgente che, secondo la tradizione, era uno dei primi quattro fiumi della creazione, e l’evangelista identifica quest’acqua con Gesù. In questo modo gli fa vedere, e fa vedere anche a noi quando veniamo immersi nell’acqua del fonte, che siamo immersi nell’amore di un Dio che è Padre, fonte di vita, fratelli di Gesù, associati al suo stesso destino di risurrezione, e dimora dello spirito Santo. E questo è il significato del segno della croce che noi tracciamo sempre sul nostro corpo, che dunque non è un gesto scaramantico o portafortuna o semplicemente distintivo, ma è memoria del Battesimo: va fatto per ricordare a noi stessi che siamo battezzati, e quindi chi è il nostro Dio, chi siamo noi e qual è il senso e il destino della nostra vita. Perché Cristo ci ha illuminati. È così che i primi cristiani venivano chiamati: illuminati. Per questo, subito dopo il Battesimo, si consegna la candela che viene accesa al Cero pasquale, segno di Cristo luce del mondo. Però vi faccio notare un’ultima cosa. Quell’uomo riacquista la vista perché si fida di Gesù, e fa quello che lui gli dice.  Al contrario, tutti gli altri personaggi del vangelo, non si fidano e restano ciechi. Cosa vuol dire? Che i sacramenti che riceviamo (come in questo caso il Battesimo) non hanno effetti magici: sono il segno dell’azione di Dio, ma Dio agisce quando noi gli diamo liberamente adesione. Dio ha il potere di trasformarci e illuminarci, ma questa trasformazione dipende da noi, ed è graduale, dura tutta la vita, non avviene di botto. Solo al termine del racconto l’ex cieco, che all’inizio aveva definito Gesù un uomo, poi un profeta, poi Figlio dell’Uomo, arriverà a chiamarlo “Signore”. Per questo occorre che ognuno impari a coltivare il seme del Battesimo che ha ricevuto, perché cresca e fiorisca, altrimenti è come avere in casa un diamante e usarlo come fermacarte. A questo serve la Quaresima. La dimenticanza del suo significato rischia di farci vivere non da illuminati, ma ancora da ciechi.

martedì 5 marzo 2024

3/03/24 III DOMENICA DI QUARESIMA (DI ABRAMO)

La Quaresima, come ripeto sempre, è il tempo liturgico che la Chiesa ci offre per riscoprire il senso del nostro Battesimo, cioè perché ognuno di noi si esamini e si chieda come procede il proprio cammino di fede e quali sono i passi di conversione che è chiamato a compiere. Perciò, le letture che vengono 

domenica 25 febbraio 2024

25/02/24 II DOMENICA DI QUARESIMA (DELLA SAMARITANA)

La Quaresima, fin dall’antichità, era il tempo in cui i catecumeni, cioè le persone che volevano diventare cristiane, venivano catechizzate, istruite, per poter poi ricevere il Battesimo la notte di Pasqua. 

domenica 18 febbraio 2024

18/02/24 PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

Quaresima vuol dire 40 giorni. Nella Bibbia il numero 40 riferito ai giorni o agli anni è il simbolo della vita vista nella prospettiva della decisione della scelta verso una meta che comporta inevitabilmente prove e tentazioni che vorrebbero farti tornare indietro. Che poi è la stessa simbologia del deserto. In 

domenica 11 febbraio 2024

11/02/24 ULTIMA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA (ANNO B)

Termina questa settimana il tempo dopo l’Epifania. Infatti, quella di oggi si qualifica come ultima domenica, e domenica prossima entriamo nel tempo di Quaresima. Epifania vuol dire manifestazione, e si riferisce alle prime manifestazioni pubbliche della divinità di Gesù. Che non vuol dire che Gesù,