I vangeli di queste ultime tre domeniche, oltre ad
essere uno più bello dell'altro, sono lo sviluppo
l'uno dell'altro. Mi
spiego. Al centro del Vangelo di due domeniche fa t
roneggiava la frase: siate misericordiosi come il P
adre, e dunque
amate i vostri nemici, perché il Padre non ha nemic
i, ma solo figli da amare anche quando gli sono nem
ici. Di
conseguenza, ecco il Vangelo di domenica scorsa, es
sere misericordiosi significa accogliere l'altro pe
r quello che è e
non per quello che fa. E così arriviamo al Vangelo
di oggi che è un'ulteriore sviluppo di questa cosa
fondamentale.
Siccome se siamo onesti riconosciamo di non essere
capaci di vivere così, nonostante i nostri sforzi,
Gesù ci spiega
che non dobbiamo sforzarci per nulla, come gli albe
ri. Un albero di pere non deve sforzarsi a produrre
pere: fa le
pere perché è un albero di pere. Punto. È la sua na
tura. Quindi se io sono buono faccio il bene, se so
no cattivo faccio
il male. Il cuore buono fa uscire il bene, il cuore
cattivo fa uscire il male. Ma siccome riconosciamo
di essere
bravissimi a fare il male e molto meno bravi a fare
il bene, allora concludiamo che siamo un albero ca
ttivo. Bravissimi
a invocare Gesù e a chiamarlo Signore, e altrettant
o bravi a non fare quello che ci dice. E allora pen
siamo di essere
un albero di pere che deve sforzarsi di produrre me
le, e non ci riesce. Ecco l'errore. Il problema è c
hiedersi dove
affondano le radici dell'albero, dove abita il mio
cuore? Ecco allora la parabola delle due case. La c
asa è il luogo delle
relazioni, è simbolo della vita, dire dove abito vu
ol dire capire chi sono. È uno si sente a casa, cio
è felice, dove si sente
accolto e amato. E Dio ama eternamente l’uomo, eter
namente ci accoglie da sempre, Dio è la nostra casa
. Come nei
primi nove mesi la nostra mamma è stata la nostra c
asa, così da sempre tu7 siamo di casa in Dio, perch
é se tu ami
una persona ce l’hai dentro, è in te. E diventa il
centro della tua vita e della tua attenzione. E noi
siamo al centro della
vita e dell’attenzione di Dio, perché egli ci ama i
nfinitamente, per cui noi da sempre siamo in Dio, p
erché Dio da
sempre ci ama. Ma anche Dio a sua volta vive dove è
amato e accolto. Praticamente la casa di una perso
na è il cuore
di chi la ama. Gesù sta dicendo: guardate che la vo
stra casa è l'amore che Dio ha per voi. Se voi asco
ltate questa mia
parola e vi fidate, che cosa scoprite? Che Dio vi a
ma per quello che siete, non per quello che fate, v
i accoglie per
quello che siete, così come siete. Che Dio vi ama c
ome figli perché vi giudica come suoi figli, belli
o brutti che siate.
Se voi affondate le radici del vostro albero, se vo
i riuscite a costruire la vostra casa, a mettere il
vostro cuore
nell'amore di Dio e far entrare Dio nel vostro cuor
e, cosa succede? Che vi sentite a casa, vi sentite
amati, amate voi
stessi, e allora diventa automatico poi fare la vol
ontà di Dio, cioè produrre frutti buoni, amare gli
altri nel modo in cui
Dio ama voi, non è più uno sforzo. Quando tu giudic
hi l'altro, lo condanni, non lo ami, è perché non h
ai capito quanto
Dio ama te, che Dio con te non fa così, non ti sent
i nel cuore di Dio, e quindi non produci frutti buo
ni. E allora tutta la
vita crolla, perché se non vivi nell'amore di Dio e
non produci amore, sei finito, non esisti più. Non
devi sforzarti a
fare il bene, ma perché tu faccia il bene devi impa
rare a stare di casa nell'amore di Dio per sentire
quanto Dio ama
te. È il suo amore che ti trasforma. Bene, perché p
roprio questo Vangelo in questa domenica che celebr
a la
Dedicazione del Duomo di Milano, Chiesa madre di tu
tti i fedeli ambrosiani? Perché ci fa capire anzitu
tto cosa è la
Chiesa: un popolo di peccatori salvati, non di perf
etti, la cui missione è portare a tutti la miserico
rdia di Dio che noi
abbiamo scoperto e ricevuto sulla nostra pelle. La
Chiesa è cattolica, cioè universale, aperta a tutti
, casa dove tutti
devono potersi sentire a casa perché accolti dalla
Misericordia di Dio che si realizza nella misericor
dia e
nell'accoglienza che noi sappiamo portare agli altr
i. Non sempre è così, ahimè, ahinoi!!! Hanno ancora
da realizzarsi
le parole profetiche di Isaia ascoltate nella lettu
ra, riferite a Gerusalemme e che noi rileggiamo rif
erite alla Chiesa: Le
tue porte saranno sempre aperte per lasciare entrar
e in te la ricchezza delle genti. Tutti verranno da
te. Tuo sovrano
sarà la pace, tuo governatore la giustizia. Non si
sentirà più parlare di prepotenza. Il Signore sarà
per te luce eterna, il
sole che mai più tramonterà. Queste parole si reali
zzeranno per Gerusalemme e per la Chiesa e si reali
zzano ogni
volta che qualcuno capisce le parole di Gesù e le m
ette in pratica. E un modo per arrivare a capirle è
quello che ci ha
indicato il vangelo di oggi, ovvero di ricordare a
me stesso (e questo è l'altro significato della fes
ta di oggi) che la
dedicazione di edificio, di una chiesa, di una catt
edrale, di una casa, appunto, che tutti accoglie, è
il segno del fatto
che ognuno di noi, dal giorno del suo Battesimo, è
stato dedicato a Dio, che sono io la sua casa, che
io appartengo a
lui e lui a me. E cosa vuol dire appartenere al Sig
nore ce lo ridice l’autore della lettera agli Ebrei
, nel brano
dell’epistola che abbiamo ascoltato: significa che
dobbiamo continuamente offrire sacrifici di lode ch
e sono frutto di
labbra che confessano il suo nome. I sacrifici di l
ode sono le opere di carità, è una vita vissuta nel
l’amore, e non solo
un ripetere: Signore, Signore. Preghiamo perché sia
così per tutti e per ciascuno.