Amate i vostri nemici: ma io non ne ho di nemici, l
’ultimo l’ho ucciso ieri. Fare del bene, benedire chi mi odia, non
giudicare: è lo sport preferito dei preti e delle s
uore nelle loro riunioni, degli uomini al bar e del
le donne dal
parrucchiere, vero? Porgere l’altra guancia: ma io
ne ho solo due. Perdonare chi ti ha offeso: dipende
da cosa mi ha
fatto. Vedete come per ogni frase di questo vangelo
noi
abbiamo da obiettare e ci giustifichiamo dicen
do: è troppo
difficile fare così. In realtà diventa difficile fa
re così perché in fondo riteniamo che fare così non
sia conveniente, sia
da stupidi. Il problema è che, ragionando così, ci
scaviamo da soli la fossa: primo perché stiamo dand
o dello stupido
a Gesù che queste cose le ha fatte, secondo perché
siamo in contraddizione col fatto di definirci cris
tiani, cioè di
proclamarci suoi discepoli, terzo perché non abbiam
o capito che avere fede in Gesù vuol dire fidarsi d
i Lui, e non
credere che Dio esiste, perché credere in Dio serve
a niente se poi non cambia il mio modo di pensare
e di vivere,
che consiste poi in quello che diceva san Paolo nel
brano della lettera ai Romani, e cioè avere gli un
i verso gli altri gli
stessi sentimenti di Cristo. Perché cadiamo in ques
te contraddizioni? Perché di fatto dimentichiamo le
ultime parole
che abbiamo ascoltato, quando Gesù dice che vivendo
così avremo una grande ricompensa, che poi è quell
a già
annunciata nelle beatitudini. Gesù proclama i pover
i, i miti, i misericordiosi, gli operatori di pace,
gli affamati di
giustizia, i perseguitati, li proclama beati, non s
fortunati. Cioè, che il vangelo è una buona notizia
, non una notizia
cattiva. Insomma, che vivere così, come ha detto lu
i, è conveniente, è per il nostro bene, per la nost
ra gioia. Se Gesù
annuncia che Dio è un Padre che ci ama, vuol dire c
he noi siamo suoi figli, quindi la nostra natura è
di essere figli, e
dunque o viviamo come figli che amano gli altri con
siderandoli fratelli, o altrimenti siamo come delle
capre che
cercano di volare o dei pesci che cercano di cammin
are. Cioè, non è contro natura vivere così, è contr
o natura fare il
contrario, e infatti il risultato è che viviamo per
ennemente in lotta, non siamo mai in pace, e trasfo
rmiamo il mondo
in un inferno, che è esattamente il contrario della
volontà di Dio. E il motivo per cui invece pensiam
o che vivere così
sia contro natura nasce da quello che si chiama pec
cato originale, che consiste nel fatto di pensare c
he Dio per primo
non ci sia padre, ma sia un padre padrone, un despo
ta, cattivo, giudice implacabile, e se lui è così c
on noi, anche noi,
suoi figli, diventiamo così con gli altri. Da quest
o peccato Gesù ci ha liberato perché ci ha fatto ve
dere che è vero il
contrario. Per cui dice: voi siete chiamati a diven
tare come Dio, a diventare perfetti come Lui, e com
e si fa? Fate
come me che sono suo figlio e che vi rivelo che Dio
è un Padre che vi ama quando gli siete nemici, che
vi ama
perdonandovi, che vi giudica, si, ma vi giudica per
quello che siete, suoi figli, che vi riempie d’amo
re perché voi,
sentendovi amati, possiate a vostra volta amare com
e Lui. E dunque, se volete realizzare la vostra vit
a, diventate
come Lui, siate misericordiosi come il Padre, che n
on deve essere solo la frase slogan che il Papa ha
scelto per il
Giubileo che sta per concludersi e che troneggia ne
lle nostre chiese, ma deve diventare lo scopo della
nostra vita.
Non esistono lupi cattivi, diceva la mamma alla fig
lia che le chiedeva di raccontarle la favola del lu
po cattivo:
esistono lupi non cattivi, ma tristi. Certo, perché
è la tristezza che ci fa diventare cattivi con gli
altri. E la tristezza
nasce quando pensiamo di non essere amati per quell
o che siamo. Invece non è così. Se capisco questa c
osa sono
salvo, altrimenti sono dannato, ma non ad andare un
giorno all’inferno, ma a vivere ora una vita di in
ferno e a farla
vivere agli altri. Il nemico va amato e benedetto p
erché mi da una grande cosa, ovvero l'opportunità,
amandolo, di
diventare quello che già sono, figlio di Dio e frat
ello, e quindi di diventare come Dio che con me fa
così. Il male
dell’altro serve per far venire fuori il male che c
'è in me. Se io reagisco al male col male, mi metto
sul suo stesso
piano e raddoppio il male. Il male si arresta solo
quando io, come Gesù sulla croce, sono disposto a p
ortarne il
doppio pur di non farlo. Perché deve esserci qualcu
no che comincia a fare il bene, altrimenti non lo f
a nessuno. Il
primo ad aver cominciato a far così è proprio Dio,
nella persona di Gesù. . Io ho tanti diritti, di es
sere amato,
compreso, stimato. Poi vorrei che, anche se faccio
del male, l'altro chiudesse un occhio; se ho preso
qualcosa che
non dovevo a qualcuno, che mi si faccia un condono.
Tutti abbiamo questi diritti e questi desideri, e
se non c'è uno
che comincia per primo a compierli, tutti stiamo ma
le e litighiamo. Ecco la regola d'oro: fai agli alt
ri quello che
vorresti che gli altri facessero a te. Cioè, i tuoi
diritti, falli diventare dei doveri verso gli altr
i. Cosa voglio dagli altri?
Che mi amino, che mi facciano del bene, che mi perd
onino, che siano gentili. Bene, allora comincio io.
Perché
l'amore, o è gratuito, o non esiste. Non è un merit
o. Quello è egoismo camuffato da amore: faccio del
bene per
ricevere del bene, amo chi mi ama. Questo si chiama
ricatto, possesso. Prestare qualcosa a qualcuno sp
erando poi di
ricevere con interesse non è amore, è usura. Bene,
oggi inizia il mese missionario. I missionari non s
ono quelli che
vanno in giro a convertire la gente. Missionario vu
ol dire testimone. La Chiesa è missionaria, tutti s
iamo missionari,
nel senso che tutti siamo chiamati ad annunciare al
mondo la bella notizia che Dio è un Padre che cons
idera suoi figli
tutti, anche quelli che noi consideriamo stranieri
o nemici (andate a rileggere la prima lettura), che
ci ama in modo
smisurato, fin oltre la morte, e l’unico modo per t
estimoniare questa cosa è cercare di amare gli altr
i con la stessa
misericordia che ha Dio per me, e quindi missione n
on è convertire gli altri, ma convertirmi io.