Le letture di questa domenica ci aiutano a comprendere in
profondità il significato del Natale a partire da un concetto che è quello che
noi ripetiamo sempre dicendo il Credo a proposito di Gesù: Credo in un solo
Signore Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i
secoli, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre, per mezzo di lui tutte le cose sono state
create, per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera
dello Spirito santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto
uomo. Infatti è di questo che parlano le
letture di oggi. Non so se è più
facile spiegare le letture o queste parole del Credo, comunque ci provo. Nel
libro dei Proverbi Gesù è la Sapienza, nel prologo del vangelo di
Giovanni che
abbiamo appena ascoltato Gesù è il Verbo, nell’epistola san Paolo dice che Gesù
è il Figlio. Ma in tutte e tre le letture si dice la stessa cosa: che Gesù
esisteva da sempre, fin dalla creazione del mondo, perché Gesù è Dio come il
Padre. I Proverbi dicono che la Sapienza fu generata da Dio fin dall’eternità,
san Paolo che Gesù è il Figlio primogenito di tutta la creazione e immagine del
Dio invisibile, san Giovanni che il Verbo era Dio. Molti, quando dicono il
credo, sbagliano, e dicono: dalla stessa sostanza del Padre. No, andate a
leggere bene il credo: Gesù è DELLA stessa sostanza del Padre. La sostanza del
Padre è quella di essere Dio: ebbene, Gesù ha la sua stessa sostanza, cioè è
Dio come il Padre. Non è creato dal Padre, ma è generato, proviene da lui,
perché se fosse creato sarebbe una creatura uguale a noi, e non sarebbe Dio. E
poi c’è una frase, nel Credo, che compare in tutte e tre le letture: per mezzo
di lui tutte le cose sono state create. Nei Proverbi si dice la Sapienza di Dio
ha partecipato alla creazione, san Paolo dice che in Gesù sono state create
tutte le cose nei cieli e sulla terra, visibili e invisibili, e san Giovanni
che tutto è stato creato per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di
tutto ciò che esiste. Un’espressione molto importante che vuol dire che se noi
vogliamo conoscere noi stessi e capire chi siamo, dobbiamo riferirci a Gesù,
perché il Padre ha creato tutto avendo Gesù come modello e fine di tutte le cose.
E’ Gesù che ci rivela il vero senso della vita. Per questo dice: in lui era la
vita e la vita era la luce degli uomini che splende nelle tenebre. Giovanni
chiama Gesù il Verbo di Dio. Verbo è una parola che deriva dal greco Logos, e
che significa prima di tutto relazione e quindi anche Parola, perché si suppone
che se uno parla è perché deve dire qualcosa a qualcuno. Ebbene, tutto quello
che Dio Padre aveva da dire a noi uomini, lo ha detto attraverso Gesù. Gesù è
la Parola del Padre, per cui Dio non lo inventiamo noi: se vogliamo capire chi
è Dio dobbiamo guardare a Gesù. Ma siccome tutto è stato fatto per mezzo di
lui, vuol dire che se noi vogliamo conoscere noi stessi e capire chi siamo,
dobbiamo riferirci a Gesù. Per questo Gesù è la vita e la luce che illumina. Per
questo, ad un certo punto della storia il Verbo eterno di Dio si è fatto carne
ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua
gloria. Guardando la carne, la persona
storica di Gesù, noi vediamo la gloria di Dio, noi comprendiamo chi è veramente
Dio e comprendiamo chi siamo noi. Paolo aggiunge che questo Dio rivelato da
Gesù è amore che dona la vita, il che vuol dire che solo guardando a Gesù e
amando come lui troviamo la luce, cioè il senso della nostra esistenza. Molti vivono solo in superficie: per loro la
vita consiste solo nel mangiare e nel lavorare, nel divertimento e nella
distrazione. Per Giovanni questa non è vita, ma è morte. Un conto è vivere, un
altro è vivacchiare. L’unico modo per vivere in pienezza la vita è amare è
entrare in contatto col Verbo della vita che ci rende capaci col suo Spirito e
con la forza dei sacramenti di amare come Lui e di essere così uniti al Padre
come lui è unito al Padre, e così possiamo ottenere la salvezza, la vita
eterna. Per questo, per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal
cielo. Ma il mondo non lo ha riconosciuto, i suoi non l’hanno accolto, scrive
Giovanni. E per poterlo accogliere occorre capire in profondità la portata di
questo meraviglioso annuncio che spiega in profondità il vero significato del
Natale. Ma fino a quando non me ne rendo conto, non sarà mai Natale. Ecco cos’è
il Natale: è quando io prendo coscienza che Dio, diventando uomo, assumendo la
nostra natura, la nostra carne mortale, ha rivelato di essere presente in noi,
e rendersi conto di questo vuol dire acquistare la sapienza, perché Cristo mi
illumina, mi indica la via, la strada che porta alla vita eterna, mi permette
con la forza del suo Spirito di vivere davvero, non di vivacchiare. Tutti
possiamo e dobbiamo sentire il Natale perché il Natale non è una parentesi, ma è
la rivelazione stupenda che Dio è sempre presente nella mia carne di uomo. Questa
consapevolezza rigenera, fa passare dalla morte alla vita, dalle tenebre alla
luce, e dunque ci fa entrare nella Pasqua. Pensate come cambierebbe la nostra
vita pensando al Natale e dunque guardando il presepe in questo modo. Invece
noi rischiamo di fermarci in superficie, commuovendoci un po’ dicendo qualche
preghiera davanti alla grotta, verificando se i personaggi sono al loro posto,
se è più bello di quello dell’anno scorso. E così poi continuiamo a brancolare
nel buio per tutto il resto dell’anno.