domenica 30 maggio 2021

SS. TRINITA' (ANNO B) 30/05/21

Gesù, quando parlava di Dio, lo chiamava col nome di Padre. Non perché Dio è un maschio. Dio non ha sesso, non è né maschio né femmina. Lo chiamava Padre perché, nella mentalità del suo tempo, si pensava che fosse il padre quello che generava la vita, non la madre. Dire che Dio è Padre vuol dire che

PENTECOSTE ANNO B (23/05/21)

Provate adesso a concentrarvi sul vostro respiro, a sentire l’aria che entra nelle narici o dalla bocca e a sentire l’aria che buttate fuori… (qualche secondo)...

domenica 16 maggio 2021

VII DOMENICA DI PASQUA (dopo Ascensione) ANNO B (16/05/21)

E’ da un po’ di tempo che cerco di studiare un modo diverso di fare le prediche della domenica, e oggi è l’occasione buona per provare a sperimentare un nuovo sistema, che renderà felice chi vuole una predica breve, e forse scontenta non tanto chi apprezza una predica approfondita e non banale, ma

domenica 9 maggio 2021

VI DOMENICA DOPO PASQUA ANNO B (9/05/21)

Le letture di questa domenica hanno fatto nascere in me tre domande che faccio a me stesso e che faccio anche a voi, e sarebbe bello sentire le risposte che ognuno darebbe se non fosse che, facendo così, impiegheremmo chissà quanto tempo.

La prima domanda è questa: cosa vuol dire che Gesù è risorto? Immediatamente verrebbe da rispondere dicendo: vuol dire che era morto e poi è tornato a vivere. Invece non è così. Una risposta a questa domanda ce la dà la pagina degli Atti degli Apostoli che racconta la sua difesa davanti al re Agrippa. Per Saulo, Dio era uno che comanda, che vuole essere servito, che ti protegge se gli ubbidisci e ti castiga se non lo fai. E allora, per amore di questa verità, Saulo voleva eliminare quelli che non erano bravi come lui e che non credevano nel suo Dio. Chi pensa di avere in mano la verità è molto pericoloso, soprattutto quando pensa di avere Dio dalla sua parte. Gesù lo aveva predetto e lo abbiamo letto proprio nel vangelo di oggi: “Viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me”. Ebbene, lungo il cammino, Saulo sentì la voce di Gesù che gli diceva: perché mi perseguiti? Pian piano, gli ci volle del tempo, Saulo capì che Gesù continuava a vivere proprio negli uomini e nelle donne che avevano creduto in lui e che vivevano amando come Gesù. Capì che Gesù è vivo perché ha vissuto la sua vita amando, e che l’amore è più forte della morte. Capisce che l’amore per la verità porta ad uccidere gli altri, e scopre la verità dell’amore, che è tutto il contrario. Capisce che Dio non è quello che pensava lui, ma che Dio è solo amore. Ecco dunque cosa vuol dire che Gesù è risorto: che è sempre vivo, non è non è mai morto, a morire fu solo il suo corpo, perché chi ama come lui è già risorto, è sempre risorto. E lo stesso destino di Gesù è riservato a tutti coloro che vivono anche solo una briciola del suo amore.

Da qui però nasce una seconda domanda, quella che si fanno le persone che non credono in Gesù, ma che ci facciamo anche noi, e che più che una domanda esprime un dubbio: è difficile credere che Gesù è risorto, che prove abbiamo? Nella seconda lettura, Saulo, che ormai era diventato san Paolo, scrive che Gesù risorto apparve a tantissime persone e, alla fine, anche a lui. Beati loro, a noi Gesù non è mai apparso. Magari, tutta sta gente aveva preso un abbaglio, troppo sole, erano ubriachi. Una cosa è certa: la loro vita cambiò da così a così, prima erano paurosi come conigli, poi divennero coraggiosi come leoni. Perché? Perché cominciarono a vivere le cose che Gesù aveva insegnato ed erano felici, erano risorti anche loro. Pensateci un attimo: noi che prove abbiamo che esiste l’amore? La prova è non è quando uno scrive una poesia d’amore o dice ti amo, ma quando ama sul serio, quando fa del bene a qualcuno che non se lo merita. Allora vedete? Non c’è bisogno che ci appaia Gesù: se noi impariamo a fare quello che Gesù ha detto di fare, ad amare come lui e, facendo così, sentiamo dentro di noi una grande gioia, vuol dire che Gesù è davvero risorto, perché siamo noi ad essere risorti. Oltretutto non dimentichiamo che tutte le apparizioni del Risorto descritte dai vangeli, compresa quella a Saulo sulla via di Damasco, non sono altro che il tentativo di esprimere con racconti e parole umane quelle che furono esperienze interiori difficili da descrivere e che, come tali, è dato anche a noi di poter provare. Per esempio, la luce che avvolse Saulo e la voce che udì non sono altro che la Parola di Gesù che se ascoltata e praticata diventa luce per i nostri passi. E dunque, la prova che Gesù è risorto non ce l’avremo mai attraverso speciali apparizioni, ma siamo noi col nostro modo di vivere. Mi piace spesso ricordare l’ironica e feroce accusa del grande filosofo Nietzsche il quale diceva di essere sicuro che Gesù non era risorto, e la prova ce l’aveva vedendo i cristiani uscire di chiesa con le facce scure, uguali a come erano entrati. Vedete allora che la fede non è fare tanti discorsi e uscire di chiesa avendo imparato una cosa in più, ma è vivere in un modo nuovo.  Altrimenti sarebbe come pensare di saper nuotare perché un insegnante mi ha insegnato tutte le tecniche e i trucchi, e non avere mai messo in acqua neanche un piede.

Ma questo punto nasce una terza domanda, l’ultima: ma come si fa a sentire viva la presenza del Risorto nella nostra vita e a vivere o cercare di vivere come Gesù? È difficile! La risposta ce la dà il Vangelo di oggi. Gesù dice: quando verrà lo Spirito, egli darà testimonianza di me. Vuol dire che lo Spirito santo ci ricorda la Parola di Gesù e ci fa sentire nella mente e nel cuore lo stesso amore di Gesù e del Padre. Lo Spirito santo è come l’aria buona che si respira in montagna, infatti spirito vuol dire soffio, aria. Purtroppo noi respiriamo anche molta aria inquinata, cioè ascoltiamo tantissime parole che ci fanno star male, che generano pensieri negativi, che ci fanno credere in cose sbagliate. C’è uno spirito buono, che è lo Spirito santo, e ci sono gli spiriti maligni, infatti Gesù ci ha insegnato a pregare dicendo al Padre: liberaci dal male, cioè dal maligno. E ha anche detto: quando preghi, non dire tante parole, ma entra dentro di te, perché Dio è dentro di te. Noi, invece, che pensiamo di essere più intelligenti di Gesù, non lo ascoltiamo e facciamo il contrario: quando preghiamo continuiamo a parlare e a dire preghiere. Tanti maestri della fede hanno insegnato a pregare al ritmo del respiro. Chiudere gli occhi, e mentre si inspira l’aria pensare a tutti i doni dello Spirito che Dio soffia dentro di noi. E’ facile capire quali sono: sono quelli che ci consolano quando siamo tristi (questo vuol dire Spirito Paraclito) e che ci portano sentimenti di amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, dolcezza, mitezza, servizio, perdono. E quando si espira, invece, bisogna buttare fuori, con l’aria, tutti quegli spiriti del maligno che portano paura, rabbia, inquietudine, rancore, depressione, egoismo, odio, vendetta, invidia, gelosia e chi più ne ha ne metta. Non è facile imparare a pregare così, ma è importante imparare a farlo, proprio per riuscire a sentire dentro di noi la presenza di Gesù risorto.

E quindi, riassumendo: Gesù risorto vuol dire che è sempre vivo, perché chi vive amando non muore mai; la prova che Gesù è risorto siamo noi quando, mettendo in pratica la sua Parola, facendo quello che lui ci ha insegnato, amando come lui, sentiamo dentro di noi una grande gioia; la forza per fare tutto questo è lui stesso a darcela con lo Spirito santo, e per sentire lo Spirito santo dobbiamo far entrare dentro di noi la Parola di Gesù ed eliminare tutte le altre parole che sono contrarie alla sua.

 

domenica 2 maggio 2021

V DOMENICA DI PASQUA ANNO B (2/05/21)

Le letture di domenica scorsa erano corte e semplici, mentre oggi sono lunghe (soprattutto la prima) e difficili (il vangelo), e meritano una spiegazione adeguata che rimando all’incontro di lunedì sera che si può seguire via internet. Perciò vorrei proporvi una semplice riflessione che ruota intorno a una parola