domenica 16 maggio 2021

VII DOMENICA DI PASQUA (dopo Ascensione) ANNO B (16/05/21)

E’ da un po’ di tempo che cerco di studiare un modo diverso di fare le prediche della domenica, e oggi è l’occasione buona per provare a sperimentare un nuovo sistema, che renderà felice chi vuole una predica breve, e forse scontenta non tanto chi apprezza una predica approfondita e non banale, ma

soprattutto chi si accontenta della predica per approfondire la sua fede. Vorrei cioè fare emergere alcune domande che nascono dalle letture della Messa che vorrebbero riuscire a stimolare tutti, anche me, a cercare le risposte. Le risposte, invece, per chi è interessato, provo a darle, come faccio da quasi dieci anni, nell’incontro del lunedì sera di spiegazione della Parola di Dio della domenica. Oggi, dicevo, è l’occasione buona perché, siccome stiamo vivendo le giornate eucaristiche e, dopo la comunione, lasceremo cinque minuti di tempo per l’adorazione personale, e quello potrebbe essere il momento buono per far risuonare queste domande. Una prima cosa che vorrei dire riguarda l’ascensione di Gesù che abbiamo celebrato giovedì e a cui si riferisce Gesù nella prima frase del vangelo quando Gesù dice: “Padre, io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”. L’ascensione, Gesù che se ne va in cielo, più che una festa, sembra un funerale, un addio. È anche per questo che ci sono momenti della vita in cui Dio lo sentiamo lontano e sembra non rispondere alle nostre preghiere. Lo stesso vale per i nostri defunti che, se vanno in cielo con Gesù, li sentiamo lontani. Ma è davvero così o è vero il contrario? Il cielo si riferisce alla volta celeste o a qualcos’altro? In che modo il Signore e anche i defunti continuano ad essere presenti, non assenti? Voi che risposta date? Poi c’è un altro tema, che si trova sia nel vangelo sia nel brano degli Atti degli Apostoli, e riguarda Giuda, il figlio della perdizione, lo chiama Gesù. Tra parentesi, se avete notato, nel testo degli Atti c’è scritto che Giuda non morì impiccato, ma in un altro modo ancora peggiore. Se leggiamo bene, c’è scritto che era necessario che Giuda tradisse Gesù, come se fosse Dio ad averlo deciso. Se fosse davvero così vorrebbe dire che siamo tutti burattini nelle mani di Dio. Sembra dirlo anche il salmo: i miei giorni erano già stabiliti, scritti nel tuo libro, prima ancora della mia nascita, e tu Signore mi scruti e conosci tutte le mie vie. Per questo tutti diciamo nel Padre nostro “sia fatta la tua volontà”, ma nessuno vuol farla, perché quando capita qualcosa di brutto vuol dire che questa è la volontà di Dio. Ma allora cosa vuol dire che era necessario che Giuda tradisse? E, soprattutto, cos’è la volontà di Dio? C’è poi una terza cosa che mi colpisce: quello che scrive san Paolo che parla della vera religiosità. Per noi una persona religiosa è una persona che prega sempre e segue tutti i dettami della religione. In questi giorni ci sono state le 40ore che finiscono oggi, le giornate eucaristiche. Se la vera religiosità è per esempio venire in chiesa ad adorare l’eucaristia, siccome ne ho viste proprio poche, mi vien da dire che le persone religiose sono poche, infatti molti dicono, vedendo come vanno le cose, “non c’è più religione”. Però, rileggiamo quello che scrive Paolo: la vera religiosità è che Gesù fu manifestato in carne umana e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella gloria. Capire cosa vogliano dire queste parole non è facile, però una cosa è certa: secondo Paolo la vera religiosità non è quella che abbiamo in mente noi e non dipende da quanti minuti si passano in chiesa a fare l’adorazione. Quindi occorre apire bene cos’è la vera religiosità. E, collegato a questo, occorre capire anche cos’è l’adorazione, a cosa serve adorare Gesù eucaristia, cosa vuol dire adorare, cosa bisogna fare quando si fa l’adorazione. Dunque, se ritenete che siano domande e questioni importanti, penso ci sia materiale su cui riflettere e poi trovare il modo di cercare le risposte.