Quaresima vuol dire 40 giorni. La Quaresima è il tempo dei
40 giorni prima di Pasqua. A cosa serve la Quaresima? Per capirlo, bisogna
sapere che la Quaresima è nata quando, nell’antichità, le persone che volevano diventare
cristiane iniziavano un cammino di preparazione nel quale venivano
catechizzate, cioè iniziava un percorso di catechesi, di insegnamento, di
annuncio del Vangelo, ed essi diventavano catecumeni. Poi, la notte di Pasqua,
ricevevano i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia.
Anche oggi, meno male, ci sono catecumeni, cioè uomini e donne che vogliono
diventare cristiani e, durante la Quaresima, fanno un percorso, un po’ come
quello che fanno i nostri bambini dell’iniziazione cristiana (che compiono un
cammino di catecumenato posticipato al Battesimo). E allora, per noi che battezzati,
e quindi cristiani, già lo siamo, la Quaresima a cosa serve? Serve per aiutarci
a fare il punto della situazione, cioè per domandarci se il seme del Battesimo che
abbiamo ricevuto in tenera età si sta sviluppando o no. Il Battesimo è come un
seme: nel seme c’è già tutta la pianta che diventerà, ma per diventare una
pianta occorre tempo. Col Battesimo, il Padre ci chiama a diventare suoi figli,
e figli si diventa man mano che impariamo a vivere come Gesù, amando i
fratelli, con la forza dello Spirito santo. E’ un lento cammino di
trasformazione, che dura tutta la vita. Un cammino faticoso, il cammino della
vita. Lo scopo della nostra vita è quello di crescere in umanità, di diventare
uomini e donne vere, e lo si diventa imparando a seguire Gesù. La Quaresima,
allora, serve per chiederci: ma io vivo come un battezzato, sto diventando
discepolo di Gesù, quali sono le luci e le ombre della mia vita, quali passi
devo ancora compiere, in quali aspetti sono ancora distante dal Vangelo? Per
farsi queste domande occorre trovare momenti di silenzio: anche noi dobbiamo,
come Gesù e con Gesù, andare nel deserto, il luogo del silenzio, nel quale
cercare di leggere e meditare la Parola di Dio, lasciando da parte il
condizionamento che abbiamo dall’ascolto di tante altre parole, fidarci,
credere in essa, e convertirci ad essa, cioè deciderci di cambiare il nostro
modo di pensare e di vivere, se ci accorgiamo che è distante dal vangelo. “Convertitevi
e credete al vangelo” ci verrà detto al termine della Messa mentre verranno
poste le ceneri sul nostro capo. Il significato di questo antico rito è molto
bello. Una volta, i contadini, in primavera, spargevano sul terreno le ceneri
dell’inverno che servivano come concime per la terra, quindi esse rappresentano
la Parola di Dio che vogliamo ascoltare perché possa portare frutto, perché
possa davvero trasformarci, farci risorgere. La risurrezione non è qualcosa che
ci sarà dopo la morte, ma è qualcosa che comincia già adesso, man mano che noi
diventiamo a immagine di Cristo, cioè che il seme del Battesimo cresce, si
trasforma, diventa una pianta dove crescono i rami, i germogli e poi i frutti.
Ma il deserto, non è solo luogo di silenzio, di ascolto, di riflessione, ma
anche di tentazione. La tentazione non è quella di volere bere un caffè o
mangiare un dolce o una caramella dopo aver deciso di non farlo. Siamo seri:
seguire Gesù non vuol dire questo. La tentazione è voler continuare a pensare e
a vivere come sempre, secondo i nostri schemi, non secondo il Vangelo. Il
digiuno, come spiegava il profeta Isaia, è la rinuncia all’egoismo che mi porta
a pensare solo a me stesso, a ingrassare il mio io, e a non a vivere come figlio
del Padre che ama i fratelli. Il digiuno non è fare qualche fioretto per il
Signore, così lui è contento e così, magari, ascolta le nostre richieste.
Questo non è Dio, è un idolo, è il modo di essere Dio che il diavolo propone a
Gesù e che Gesù rifiuta, il Dio che agisce con azioni mirabili e potenti. Dio,
invece, come mostrerà Gesù (per questo dobbiamo convertirci e credere al
vangelo) vuole infonderci la sua stessa vita, renderci uomini e donne veri,
renderci immortali, farci appunto risorgere, e allora il digiuno è rinunciare
alle seduzioni del male e imparare, concretamente, a vivere la carità verso i
fratelli: rinuncio a qualcosa per me per donarlo a chi ha bisogno. Vedete,
dunque, come la Quaresima non è un tempo lugubre o triste, ma vuole essere come
una primavera dello spirito, in cui ascoltare e seguire lo Spirito di Dio che
ci è stato dato, perché davvero la nostra vita possa trasformarsi, risorgere,
fiorire, portare frutto e così poter cominciare già adesso a gustare i frutti
della Pasqua che nascono dal passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo a
immagine di Cristo.