sabato 7 gennaio 2023

8/1/23 BATTESIMO DEL SIGNORE

Con la festa del Battesimo del Signore, la liturgia ci fa compiere uno sbalzo in avanti di trent’anni. Abbiamo lasciato l’altro ieri Gesù bambino adorato dai pastori e dai Magi, e oggi lo ritroviamo adulto, trentenne, sulle rive del Giordano dove accade un’altra Epifania. Tutta la vita di Gesù è un’epifania, nel 

senso che Gesù ci manifesta Dio (questo vuol dire “epifania”), ci fa vedere chi è Dio. L’azione pubblica di Gesù comincia proprio con questo segno che anticipa e fa vedere tutto quello che Gesù dirà e farà per manifestare chi è Dio e che Dio non è come pensiamo noi. Il primo a rendersene conto è Giovanni Battista. Giovanni era da tempo nel deserto a battezzare le persone che andavano da lui. Questo rito a cosa serviva? La parola “battesimo” significa “immersione nell’acqua”. La gente andava da Giovanni lungo le rive del Giordano, si immergeva nell’acqua e poi usciva, e questo rito era un segno che voleva esprimere il desiderio e l’intenzione di essere lavati, perdonati dai peccati, di far morire l’uomo vecchio, cioè di cambiare vita, e di risorgere, di diventare persone nuove, diverse. E Giovanni diceva a tutti: è così che dovete prepararvi alla venuta del Messia mandato da Dio, perché, quando arriverà, chi non avrà fatto così verrà bruciato come la paglia. Purtroppo bisogna ammettere che intere generazioni di cristiani sono state educate in questo modo, con la paura: siamo peccatori, siamo indegni dell’amore di Dio, se non facciamo i bravi Dio ci manda all’inferno, Dio ti vede, stai attento. Giovanni Battista ragionava così: questa era la sua immagine di Dio. Ecco perché quando vede arrivare Gesù in fila con i peccatori non capisce più niente: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». E Gesù gli risponde: va bene così, lascia perdere, lascia fare a Dio, Dio non è quello che pensi tu. Ecco l’epifania: Gesù ci manifesta che chi cerca Dio lo trova perché lui per primo ci è venuto a cercare, è lui che viene a noi, è il Dio con noi, che si mette in fila coi peccatori, solidale, coi peccatori, non giudice dall’alto, che ci prende così come siamo, che ci ama gratis, non per i nostri meriti, se no non sarebbe amore, che non ci chiede di farci belli davanti a lui, lo sa che non ce la facciamo, ma è lui che ci purifica col suo amore. E’ Dio l’acqua che ci lava, ed è colui che ci tira fuori dall’acqua, per farci risorgere. L’acqua è simbolo proprio della nostra condizione mortale, perché non siamo pesci: i pesci nell’acqua vivono, se li tiri fuori muoiono, per gli uomini è il contrario. Per questo Gesù dirà ai suoi primi discepoli: seguitemi, io vi farò pescatori di uomini, perché Dio è solo fonte di vita. Ecco, questo è un particolare importante. Gesù non è Dio che fa finta di essere un uomo, ma è un uomo come noi, quindi mortale. Ma è anche epifania di Dio, cioè un uomo nel quale Dio si fa vedere, e cosa ci fa vedere? Che se noi viviamo la nostra umanità come Gesù, come figli che accolgono l’amore del Padre e si lasciano guidare dallo Spirito santo amando gli altri come fratelli, come ha fatto Gesù, quando entreremo nell’acqua, cioè quando moriremo, sarà solo il nostro corpo a morire, perché il Padre ci tirerà fuori dall’acqua, come ha fatto con Gesù. Quindi, il Battesimo di Gesù al Giordano è l’epifania che anticipa la sua morte sulla croce e la sua risurrezione. Questo ci fa capire come il Battesimo che abbiamo ricevuto noi è ben diverso da quello che amministrava Giovanni. Il Battesimo che noi abbiamo ricevuto è il segno del fatto che noi siamo immersi da sempre nell’amore del Padre, un amore che precede i nostri meriti e che ci assicura che, se noi lo accogliamo e viviamo come figli amando i fratelli, lasciandoci guidare dallo Spirito santo, come è stato per Gesù, avremo lo stesso destino di Gesù. Quando facciamo il segno della croce, è a tutte queste cose che dovremmo pensare. Per renderci conto che adesso tocca a noi, con la nostra vita, essere epifania di Dio, cioè far vedere agli altri chi è davvero il Signore.