sabato 15 aprile 2023

16/04/23 II DOMENICA DOPO PASQUA

Avete visto che questo racconto del vangelo è diviso in due parti. La prima parte si svolge il giorno di Pasqua: Gesù risorto appare ai discepoli nel cenacolo, dove Gesù aveva fatto l’ultima cena, l’eucaristia, e uno di loro, Tommaso, non c’era. Otto giorni dopo, Gesù appare di nuovo, sempre nel cenacolo, e 

questa volta c’era anche Tommaso. Tommaso viene chiamato Didimo, che vuol dire “gemello”, per dire che Tommaso è nostro gemello, uguale a noi. Uguale a noi perché anche noi, quando Gesù risuscitò, non c’eravamo e, per credere che Gesù è risorto, abbiamo bisogno anche noi di vederlo. Quindi, questo racconto, come tutti i racconti delle apparizioni di Gesù, è scritto per noi, per spiegarci come fare per credere che Gesù è risorto. Oggi è l’ottavo giorno dopo Pasqua, e anche noi siamo qui riuniti, come gli apostoli e come Tommaso, a celebrare l’Eucaristia, e infatti Gesù appare, rendendosi presente anzitutto con la sua Parola, quella che in ogni messa viene proclamata e, tra poco, nei segni del pane e del vino. Forse non ci basta, perché per noi sarebbe più facile credere se apparisse col suo corpo umano, uguale al nostro. Ma anche i discepoli, che lo avevano visto con i loro occhi prima che morisse sulla croce, quando apparve non lo riconobbero, perché la risurrezione di Gesù non è il suo corpo che torna a vivere, ma è un corpo trasformato, entrato pienamente nella dimensione divina, e che si rende presente attraverso lo Spirito santo in diversi modi, e spetta a noi riconoscerlo o meno. Infatti, come abbiamo letto, è lo Spirito santo il primo dono che Gesù fa ai suoi discepoli. E le sue parole parlano di pace e di perdono. Vuol dire che il primo modo col quale riconoscere Gesù risorto è quello di far risuonare dentro di noi le sue parole: se impariamo a fidarci della sua parola, possiamo solo avvertire sentimenti di pace, che sono il segno concreto della sua presenza, perché Dio è fonte di vita, mentre tutto ciò che provoca in noi sentimenti di angoscia non proviene mai da Dio. Ma, soprattutto, Gesù risorto mostra sempre le sue mani che avevano il segno dei chiodi, e il suo fianco che era stato trafitto da una lancia. Attraverso questi particolari, l’evangelista ci sta dicendo: se volete vedere il corpo di Gesù, se volete incontrare Gesù risorto, sentire che Gesù è vivo, dovete ricordarvi quello che aveva detto e aveva fatto, e dovete crederci, cioè dovete fare quello che ha detto lui, e lui cosa aveva detto? “Beati voi se vi laverete i piedi gli uni gli altri”, se vi amate come io vi ho amato, fino a dare la vita sulla croce. Beati perché avete dentro di voi la stessa vita di Dio, e su chi vive così la morte non ha potere, perché l’amore è più forte della morte. A risorgere, dunque, non è semplicemente Gesù, ma il Gesù crocifisso, perché solo chi ama ha la vita eterna, non un giorno, ma già adesso. E quello che vale per Gesù, vale anche per noi. La risurrezione, dunque, è qualcosa che comincia in questa vita, man mano che noi iniziamo a trasformarci, a diventare come Gesù, a pensare come lui, ad amare, a vivere, a soffrire e a morire come lui. E quando moriremo e il nostro corpo verrà incenerito o messo sotto terra, continueremo a vivere immersi totalmente in Dio, come Gesù, e il nostro corpo sarà come il suo, un corpo glorioso, presente dappertutto, per continuare a infondere amore a tutti, come fanno i nostri defunti. Per questo motivo, il corpo di Gesù risorto siamo noi, vivi e defunti, e siamo noi ad essere chiamati, col nostro modo di vivere, ad essere o meno la prova che davvero Gesù è risorto. E il Battesimo è il segno di tutto questo: col Battesimo noi siamo già stati immersi nell’amore del Padre che ci chiama, con la forza del suo Spirito, a diventare suoi figli, amando gli altri come fratelli, come ha fatto Gesù, per avere lo stesso destino di Gesù. La veste bianca del Battesimo è proprio il segno di questa vita nuova che siamo chiamati a vivere. I catecumeni che la notte di Pasqua venivano battezzati, tenevano questa veste per tutti i giorni successivi e, in questa domenica, le deponevano (infatti questa domenica si chiama “in albis depositis”, che vuol dire “delle vesti bianche deposte, tolte”). Vuol dire che i cristiani non sono chiamati ad essere testimoni del Risorto andando in giro vestiti di bianco, ma attraverso il loro modo di vivere.