domenica 9 aprile 2023

8/04/23 Veglia pasquale della Risurrezione del Signore

La veglia pasquale è la celebrazione più solenne e più importante dell’anno liturgico perché, come veniva cantato nel preconio, “lo svolgersi di questa veglia santa abbraccia tutto il mistero della nostra salvezza”. Infatti, “nella rapida corsa di un’unica notte si avverano preannunci e fatti profetici di vari 

millenni: tutti i segni delle profezie antiche, oggi per noi si avverano in Cristo”. Così veniva cantato nel Preconio. Proviamo a tradurre con un linguaggio più moderno e vicino a noi queste espressioni: questa notte noi celebriamo il senso e il fine di tutta la storia del mondo, dell’umanità e di ciascuno di noi. Chi è Dio, chi siamo noi, qual è il senso della vita, verso dove stiamo andando. Vedendo come vanno le cose nel mondo, verrebbe da dire che stiamo andando verso il baratro, verso la terza guerra mondiale che, a pezzetti, è già cominciata, come ripete spesso il Papa; che stiamo andando verso la distruzione di massa, verso crisi economiche e climatiche che portano migrazioni di popoli e disastri naturali. Ma anche chi non riesce ad andare oltre il proprio naso, gli è sufficiente pensare che siamo nati per patire e che andiamo tutti incontro alla morte. Ebbene, la successione dei vari momenti celebrativi in cui si articola questa veglia, riassunti e interpretati dal Preconio, ci mostrano esattamente il contrario, e cioè che la meta verso cui tende tutta la storia del mondo, e quindi anche la piccola breve o lunga storia di ciascuno di noi, è invece guidata, fin dall’inizio, fin dalla creazione, da una luce, che nella Veglia è simboleggiata dal cero pasquale. La luce di cui parlava san Giovanni nel Prologo del suo Vangelo che si legge la notte di Natale, una luce che esiste da sempre. La luce che guidò Israele, pian piano (come ci hanno testimoniato le letture dell’AT che abbiamo ascoltato), a comprendere che Dio non è distante o fuori dal mondo, ma agisce nel mondo, nella storia del suo popolo, e agisce sempre per donare vita e salvezza, per mettere ordine nel disordine, per creare armonia in mezzo alla disarmonia. Non ha creato un mondo perfetto, ma in continua evoluzione, trasformazione. Per questo esistono le contraddizioni, che provocano male, dolore, sofferenza. E passione, non solo nel senso del patire, ma nel senso che ci vuole passione, amore, dedizione, cura, per poter andare avanti. Ma questa passione è come le doglie del parto, direbbe san Paolo. Finalizzate cioè a creare sempre qualcosa di nuovo. Cioè, nonostante le apparenze, non stiamo andando verso il baratro. Perché? Perché Cristo è risorto: la sua risurrezione ci fa vedere che, appunto, Dio è capace di trasformare, di rendere nuove tutte le cose. E’ da qui che nasce la speranza cristiana. Dio è solo fonte di vita, una vita che è più forte anche della morte. La vicenda umana di Gesù ci fa vedere che se noi ci lasciamo, come lui, guidare da questa luce, da questa colonna di fuoco, che è lo Spirito santo, riceviamo la stessa forza di Dio che ci rende capaci di fare nuove tutte le cose, di trasformare le cose, ma anzitutto di trasformare noi stessi, di darci la forza di combattere contro le forze del male e dell’egoismo anzitutto dentro di noi, di morire al nostro egoismo, e allora, ecco che siamo noi che iniziamo a risorgere, a trasformarci, già adesso, cioè ad entrare già in questa vita nell’eternità di Dio, e quando il nostro corpo mortale finirà nel sepolcro, noi continueremo a vivere. Quindi, la risurrezione, quella di Gesù e anche la nostra, non è un corpo che torna a vivere, ma è una rinascita, e per rinascere bisogna passare per forza attraverso la passione, attraverso le doglie del parto, attraverso il Mar Rosso, il sacrificio dell’Agnello, cioè attraverso appunto “quei preannunci profetici di vari millenni” che abbiamo riascoltato nelle letture di questa notte e che “oggi si avverano in Cristo”. Il seme piantato nel terreno deve morire per trasformarsi e diventare un albero rigoglioso di foglie, fiori e frutti. La risurrezione, quindi, è qualcosa che inizia già in questa vita. Per noi cristiani, il segno di questa rinascita, è Il Battesimo, e infatti tra qualche secondo la veglia ci fa compiere la commemorazione del Battesimo, perché il Battesimo è l’inizio di questo cammino, è quel seme che già contiene tutta la pianta e che deve crescere poi nel corso della nostra vita con un processo di passione, morte e risurrezione. Ma in questo cammino, il Signore vivente ci sostiene rendendosi presente nei segni del pane e del vino, e infatti il momento culminante sarà tra poco la celebrazione eucaristica. Con i doni del pane e del vino noi offriamo al Signore la nostra vita perché egli ce la ridoni trasformata nella sua stessa vita: nutrendoci di lui, almeno ogni domenica, non solo a Pasqua, pian piano questo seme del Battesimo cresce, e noi cominciamo a trasformarci, a diventare come Gesù, quindi come Dio, risorgiamo. Se, naturalmente, impariamo a rendercene conto. Che è lo scopo, come dicevo all’inizio, del percorso a cui vuole condurci la celebrazione di questa veglia.