domenica 2 aprile 2023

02/04/23 DOMENICA DELLE PALME MESSA CON PROCESSIONE

La domenica delle Palme apre i riti della Settimana santa durante i quali la Chiesa, Sposa di Cristo, rivive e ripercorre con lui, lo Sposo, la sua ultima settimana di vita. Perciò, se c’è una cosa che non dobbiamo fare, è viverla da spettatori, come se fosse un film che racconta una storia del passato che 

sappiamo già come va a finire, ma dobbiamo entrarci con tutto il nostro essere, quindi anche col corpo, fisicamente. Tutti i riti liturgici sono molto concreti, coinvolgono il nostro corpo, la nostra persona: il fatto stesso che ci nutriamo del corpo di Cristo la dice lunga. Dio non è un concetto, è qualcosa di molto reale. Ma i riti della Settimana Santa sono ancora più concreti, materiali direi: abbiamo camminato come la folla con i rami di palma e di ulivo, li porteremo a casa; giovedì mattina, in duomo, il vescovo benedice gli oli con i quali, chi viene battezzato, cresimato o chi è malato viene unto; la sera c’è la lavanda dei piedi; venerdì si bacia il crocifisso; nella veglia pasquale si accende il fuoco, si viene poi aspersi con l’acqua del fonte battesimale. Purtroppo, la pandemia ci aveva costretti a vivere tutte queste cose guardandole dallo schermo della tv o del computer, e per molte persone questa è diventata una pericolosa e comoda abitudine, perché non si possono vivere queste celebrazioni guardandole stando seduti sul divano o mentre si fa da mangiare, come se al posto del prete ci fosse Antonella Clerici che fornisce qualche nuova ricetta culinaria. No, ora non ci sono scuse. Bisogna essere presenti, col corpo, fisicamente, non solo oggi, ma anche giovedì sera, venerdì pomeriggio e sabato sera. Solo chi è ammalato in un letto è autorizzato a non venire, perché sta già facendo la sua via crucis, col suo corpo. Non si può saltare dalla domenica delle Palme alla domenica di Pasqua senza passare per il giovedì e il venerdì santo. Perché? Perché, altrimenti, non riusciamo a capire né il senso della festa di oggi, né il senso della Pasqua. La riprova è che, se proviamo davvero ad entrare nella scena del vangelo che abbiamo anche rivissuto prima con la processione, quella di oggi, solo in apparenza ha il sapore della festa. Perché la folla, quando Gesù entra a Gerusalemme, sventola rami di palma gridando osanna, e poi, qualche giorno dopo, griderà a Gesù: sia crocifisso? Semplice: perché avevano capito niente di Gesù. I rami di palma erano un segno di vittoria che si offrivano al re vittorioso, e la gente pensava che Gesù fosse il Messia che entrava in Gerusalemme per fare la rivoluzione, per guidare la rivolta contro i romani e ricostruire il Regno di Israele. Infatti, gli gridano: Osanna (che vuol dire salvaci adesso), e chiamano Gesù il Re di Israele. Quando si accorgeranno che le cose non stavano così, rimarranno delusi, capiranno che avevano sbagliato personaggio. Eppure Gesù aveva fatto sempre di tutto per evitare che la gente fraintendesse. Anche quel giorno. Era entrato seduto su un asinello, non su un cavallo. Aveva realizzato le parole del profeta Zaccaria che abbiamo riascoltato anche nella prima lettura che parlavano della venuta di un re di pace, che non avrebbe usato la violenza. Pensate la solitudine di Gesù, quel giorno, per non parlare dei giorni successivi. Si accorse che né la folla, ma neanche i suoi discepoli, avevano capito niente di lui. Lo capiranno, scrive Giovanni, dopo la sua morte e risurrezione. E allora, vedete come è importante non fare da spettatori, ma entrare dentro questa scena, identificarci con la folla e poi con Gesù. Ma prima di tutto con la folla, e chiederci: ma io perché oggi sono qui? Perché sono cristiano? Ho capito chi è Gesù, o no? quando penso a Dio e mi rivolgo a Dio, non faccio anch’io come la folla? Non è forse vero che a Dio mi rivolgo per dirgli Osanna, salvami, ma nel senso di toglimi tutti i problemi, le difficoltà, le malattie, le disgrazie, la guerra, la morte e poi, quando mi accorgo che Dio non mi salva da queste cose, allora mi arrabbio, bestemmio o perdo la fede? Ma Dio è questo? è questo il Dio che Gesù ci ha fatto vedere? Sarà soltanto passando attraverso il giovedì e il venerdì santo che avrò la risposta, non saltando direttamente alla domenica di Pasqua. Identificarci oggi con la folla è importante per riuscire a farci tutte queste domande. E provare anche a metterci nei panni di Gesù, che avrà avvertito una forte delusione e un forte dolore, che si sarà detto, penso io: o finora non sono riuscito a spiegarmi, oppure sono scemi loro. Ma non demorde. Ok, avrà pensato, lasciamo che mi chiamino re, poi capiranno che se ora il mio trono è quello di un asino, di un animale che si mette al servizio di tutti, e tra qualche giorno il mio trono sarà la croce, segno dell’amore che va fino alla fine, vuol dire che magari capiranno che Dio è un re che usa il suo potere in un modo diverso. Lasciamo che gridino Osanna, magari capiranno che Dio è colui che usa il suo potere per salvare l’uomo dal suo egoismo, dalla sua sete di dominare, e renderlo capace di amare, di un amore che supera anche la morte. Che Dio è un’altra cosa. Capiranno? Mah, forse, chissà… Vedete, noi pensiamo si sapere già come va a finire la storia: ma dobbiamo entrarci fino in fondo, perché rischiamo di non averla ancora capita dopo così tanti anni.