domenica 12 marzo 2023

12/03/23 III DOMENICA DI QUARESIMA

Non voglio fare una predica più lunga delle già lunghe letture che abbiamo ascoltato. Le prime due vengono proclamate ogni tre anni, mentre il vangelo, come tutti i vangeli delle domeniche di Quaresima, bene o male dovremmo conoscerlo quasi a memoria, perché lo ascoltiamo tutti gli anni. Ma questi brani della Scrittura, oltre

che lunghi, sono molto complessi, e non finiremo mai di comprenderli fino in fondo, anche se facessi un’omelia lunga. Anche per questo, sono anni che si offre a tutti la possibilità di vivere il lunedì sera un momento più disteso in cui si prova a spiegare in modo più approfondito questi testi. Allora, adesso, vorrei provare, se riesco, a cogliere almeno il filo rosso che unisce queste pagine della Scrittura. Nel brano dell'Esodo, si legge che Dio dona al popolo per mezzo di Mosè la sua Legge, i comandamenti, e promette cose meravigliose a chi li mette in pratica e una punizione per chi li trasgredisce che si estende a figli, nipoti e pronipoti. Perché? Perché i comandamenti sono la Legge dell’amore: se si vive come fratelli, tutto sarà bellissimo, altrimenti sarà un disastro. Non è forse vero? Se si vive seminando il bene, i frutti li godranno tutti, se invece si semina odio facendosi le guerre e pensando solo a se stessi, le conseguenze negative saranno per tutti. Se io distruggo un bosco, quelli che verranno dopo di me non potranno più godere di quel bosco. Quindi, non è Dio che punisce chi non pratica i comandamenti: la punizione ce la infliggiamo noi. Ma sentite cosa dice san Paolo nel brano della lettera ai Galati. Questa Legge è una maledizione, perché ci indica la strada del bene, ma non ci dà la forza di compierlo. E allora Dio cosa fa? Non dice: armiamoci e partite, non sta a guardare sadico che noi non riusciamo a vivere nel modo giusto facendo il bene pronto a punirci, ma dona a tutti il suo spirito d’amore, che ci fa sentire amati come figli e così, sentendoci amati da lui, forse possiamo riuscire ad amare. Quindi, conclude san Paolo, è la fede in un Dio così che ci salva. La fede, non è credere che Dio esiste, ma è credere che Dio mi ama come un Padre e fidarmi di questo amore: questa fu la fede di Abramo. Nel vangelo Gesù approfondisce questa cosa e dice: se rimanete nella mia Parola, cioè se vi fidate di quel che vi dico, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. Qual è la verità? Che Dio è amore, è un Padre che ci ama come figli, che noi siamo figli amati e quindi gli altri sono nostri fratelli. Se crediamo in questa verità diventiamo liberi dal nostro egoismo e capaci di amare. Ma c’è un problema, dice Gesù. Che noi, invece di credere in questo, crediamo in una menzogna, cioè pensiamo che Dio sia un padrone da servire, che dobbiamo fare i bravi se no ci punisce, e così continuiamo ad essere schiavi del peccato. Il peccato non è prima di tutto il male che facciamo, ma che non abbiamo la fede di Abramo, che non crediamo che Dio è amore. È il peccato originale. Perché il Battesimo ci toglie questo peccato? Perché il Battesimo è il segno del fatto che noi siamo immersi nell’amore di un Dio che è Padre, che vuole farci diventare suoi figli come il Figlio Gesù e che abita in noi col suo spirito d’amore che ci dà la forza di fare il bene. Noi partecipiamo all’Eucaristia proprio per diventare come quel pane spezzato di cui tra poco ci nutriremo. La Quaresima è il tempo che la Chiesa ci offre per riscoprire la bellezza del nostro Battesimo e per chiederci: ma io credo davvero in un Dio così? Mi rendo conto che il Signore a darmi la forza di fare il bene e che l’unica vera cosa importante da fare non è sforzarmi di fare il bene, ma accogliere il suo amore? E che la vera libertà non è fare quello che voglio, ma che io sono davvero libero quando faccio il bene con la forza che viene da Dio?