domenica 19 marzo 2023

19/03/23 IV DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)

Nell’antichità, come sapete, la Quaresima era nata come tempo nel quale gli adulti che si convertivano e volevano diventare cristiani venivano preparati a ricevere il Battesimo e gli altri sacramenti la notte di Pasqua, cioè venivano catechizzati e, per questo, si chiamavano catecumeni. Facevano cioè il percorso 

che oggi fanno i nostri bambini, con la differenza, però, che i nostri bambini fanno questo cammino di iniziazione cristiana, che cioè li inizia alla vita cristiana, dopo aver ricevuto il Battesimo. E poi, essendo adulti, erano essi, in prima persona, a scegliere di fare questo cammino, mentre i nostri bambini compiono questo cammino perché lo hanno scelto i loro genitori. Che, in sé, non è una cosa sbagliata, perché un genitore educa i figli secondo quelli che sono i propri valori e le cose in cui crede, quindi se un genitore è cristiano, giustamente, vuole che anche suo figlio impari a conoscere, amare e seguire Gesù, perché essere cristiani vuol dire questo. Peccato che molti genitori non sono cristiani molto convinti, non fanno un cammino di fede: fanno festa ai bambini per le prime confessioni, comunioni e cresime, però, per esempio, loro né si confessano né fanno la comunione e in chiesa vengono qualche volta, ma solo per portare i figli che si preparano a ricevere questi sacramenti, poi non vengono più. E qui si aprirebbe tutta una serie infinita di considerazioni che non mi metto nemmeno a cominciare. Sottolineo solo quanta poca consapevolezza vi sia di cosa sia la vita cristiana e come i sacramenti siano considerati solo dei riti, delle tappe formali che però non toccano la vita, anzi, per molti sono un di più, una delle tante cose in più da fare, che si aggiungono ai già numerosi impegni di scuola e di sport, tanto è vero che mi è capitato di sentire dire da alcuni genitori, in occasione della Cresima del figlio: finalmente adesso abbiamo finito. Ma per noi, che almeno siamo qui penso per scelta e con gioia, non per dovere, ecco che la Quaresima ha come scopo quello di essere il tempo per riscoprire cosa vuol dire essere battezzati e cresimati, per fare il punto della situazione, per domandarsi: ma tu, Gesù, cosa c’entri con la mia vita? Ecco perché, nelle domeniche di Quaresima che ci portano a Pasqua, si leggono tutti gli anni le stesse letture, o meglio, gli stessi vangeli, scelti per essere riletti in chiave battesimale. E’ importante capire questa cosa, anche perché sarebbe altrimenti impossibile un’omelia che riuscisse a sviscerare tutti i significati contenuti in essi, che sono moltissimi e che non c’entrano direttamente col Battesimo. E così, ecco che il vangelo delle tentazioni della prima domenica richiamava come il battezzato rinuncia a lasciarsi sedurre dalle tentazioni del male; quello della samaritana di due domeniche fa mostra che col Battesimo abbiamo ricevuto l’acqua che zampilla per la vita eterna, cioè lo Spirito santo; quello di domenica scorsa che col Battesimo siamo diventati figli di un Dio che è Padre, al quale dobbiamo assomigliare nell’amore; quello di Lazzaro che ascolteremo domenica prossima che il Battesimo è il segno del fatto che il nostro destino è lo stesso destino di Gesù, non di finire al cimitero, ma di risorgere. E quello di oggi, del cieco nato? Qui ci vengono in soccorso le altre due letture, che cambiano, questi si, ogni anno, perché ci danno, a loro volta, la chiave di lettura con la quale leggere il vangelo. Il brano dell’Esodo racconta di cosa accadeva a Mosè quando dialogava con Dio: la pelle del suo viso diventava raggiante, luminosa. E san Paolo prosegue: se il volto di Mosè era splendente quando stava con Dio, figuratevi noi che abbiamo conosciuto Gesù che ci ha fatto vedere davvero chi è Dio. Questo vuol dire che le due letture sono state scelte perché, tra i tanti temi affrontati dal vangelo, noi abbiamo a soffermarci sul fatto che, col Battesimo, accade anche a noi quello che accadde a quell’uomo cieco fin dalla nascita. Che col Battesimo noi diventiamo illuminati, nel senso che, immersi anche noi nelle acque della piscina di Siloe (che sono simbolo dell’amore di Dio rivelato dal suo inviato, Gesù), come quell’uomo, siamo messi nella condizione di poter imparare a vedere le cose e a vivere la vita con gli occhi di Dio. Noi nasciamo tutti ciechi, non con gli occhi, per fortuna, ma nel senso che non sappiamo chi è Dio, chi sono io, chi sono gli altri, qual è il senso della vita, pensiamo che tutto finisca con la morte, viviamo nella paura, nell’angoscia, diamo importanza a cose che non sono importanti, non sappiamo cosa è bene e cosa è male, ci arrabattiamo ogni giorno a vivere come riusciamo prendendo tante cantonate, e l’elenco è lungo. Ebbene, l’incontro con Gesù ci permette finalmente di vedere le cose in un modo nuovo, di vivere la vita in un modo nuovo, diverso dal così fan tutti, tutti quelli che non conoscono Gesù. E di diventare, a nostra volta, luminosi, come Mosè, anzi, dice san Paolo, molto più di lui. Anche noi vorremmo tra poco uscire di chiesa col viso splendente, raggiante, ma non perché finalmente la Messa è finita, ma perché abbiamo ricevuto dal Signore la carica per vivere al meglio tutta la settimana. Sarà davvero così? Questa è la verifica che impone la Quaresima, e che noi vogliamo accogliere, perché davvero possiamo cominciare a risorgere non dopo la morte, ma adesso, cioè trasformarci davvero a sua immagine.