domenica 19 novembre 2023

19/11/23 II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) NELL'INGRESSO DI DON MARCO COME PARROCO A LECCO

Le omelie in queste occasioni sono le più difficili, primo perché sono tante le cose che uno vorrebbe dire; secondo perché, anche se siete qui così numerosi perché oggi è il giorno della mia investitura a nuovo parroco, non bisogna perdere di vista che siamo qui a celebrare l’eucaristia, dove al centro non 

c’è il prete, ma il Signore; terzo perché l’omelia non può prescindere dalla Parola di Dio che oggi è stata proclamata in questa seconda domenica di Avvento. Perciò, mi capite che tenere insieme queste tre cose cercando nel contempo di essere breve, per non appesantire questa celebrazione, non è semplice. Allora, ho pensato di dedicare qualche minuto al termine della Messa per esprimere i miei ringraziamenti più sentiti a tutti voi, e di regalarvi adesso tre brevi pensieri capaci di tenere insieme tutte queste esigenze e che possano aiutarci a vivere con frutto l’eucaristia domenicale. E questi pensieri o riflessioni prendono spunto da tre frasi che prendo dalle letture che abbiamo ascoltato. Il primo pensiero si rifà al brano della lettera ai Romani, dove San Paolo parla della grazia che gli è stata data di essere ministro di Cristo Gesù che è quello di annunciare il vangelo, non a coloro che già conoscono Cristo, ma tra le genti, cioè i pagani, che non lo conoscono. Oggi viviamo in un contesto post cristiano, nel quale Cristo è ancora un illustre sconosciuto anche tra coloro che proclamano cristiani. Sconosciuto perché si conosce troppo poco o in modo approssimativo la Bibbia, e questo fa si che molti credenti vanno avanti, magari tutta la vita, a credere non nel Gesù del vangelo, ma in un Gesù, e quindi in un Dio, che non esiste, proprio quel Dio nel quale, poi, tante persone, smettono di credere. Una priorità del mio ministero in mezzo a voi vorrei che fosse dunque proprio questa: dare spazio all’ascolto e alla spiegazione della Parola di Dio, come, del resto, ho anche promesso prima quando mi è stato consegnato l’evangeliario. Il secondo pensiero lo prendo dalle parole del Battista ascoltate nel vangelo, quando dice: convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino. Il Regno dei cieli, o regno di Dio, non è l’aldilà, ma la possibilità che il Signore ci dona, se noi accogliamo il suo Spirito, di vivere una nuova umanità, cioè di vivere sentendoci figli amati da un Dio che Padre imparando a vivere come fratelli e sorelle, secondo il comando di Cristo: amatevi gli uni gli altri come Dio ha amato voi, e che fin dall’inizio dell’anno, appena arrivato, ho voluto riassumere nella frase che troneggia nelle nostre tre chiese, che ci invita proprio a imparare a prenderci cura gli uni degli altri con la stessa cura di Dio per noi, quella cura che ogni volta che celebriamo l’eucaristia si rende presente sull’altare. Presiedere l’eucaristia che tutti insieme celebriamo vorrei che diventasse sempre più la sorgente perché possiamo costruire una comunità in cui tutti possano sentirsi accolti e valorizzati, imparando a mettere i carismi di ciascuno a servizio del bene di tutti. Il terzo pensiero lo prendo dall’ultima frase della lettura, quando Isaia mette in bocca al Signore queste parole: io sono il vostro consolatore. Consolare vuol dire non far sentire solo che si sente solo. In una società sempre più individualista e che non riesce a vedere al di là del proprio naso, vorrei che fossero tanti e belli i momenti vissuti insieme, che approfittaste tutti delle numerose occasioni di incontro che vengono proposte, e accompagnare questa comunità in un cammino capace di aprirsi ai bisogni della società, come fanno e ci insegnano i volontari che lavorano nella Caritas. Ecco, mi fermo qui, penso che sia sufficiente. Sono qui tra voi da poco più di due mesi, e mi sembra di aver visto, finora, che il terreno dal quale partire per fare queste cose, sia davvero bello e buono. Sono fortunato. E allora proseguiamo l’eucaristia con lo spirito giusto che il tempo di Avvento ci suggerisce, perché l’Avvento è il tempo che serve per accorgerci che Dio continua a venire in tutti questi modi, e viene sempre per darci vita, per farci risorgere, per trasformarci, per farci diventare come lui. E così sia.