domenica 12 novembre 2023

12/11/23 PRIMA DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

Il tempo dell’Avvento ambrosiano, che dà inizio al nuovo anno liturgico, si apre tutti gli anni facendoci ascoltare, in questa prima domenica, delle letture che ci invitano a coltivare non l’attesa della venuta (avvento vuol dire venuta) di Dio nel natale, nella nascita di Gesù, ma nel ritorno finale di Cristo, quando, come ripetiamo nel 

Credo, egli verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine. “Allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria”, dice Gesù al termine del lungo vangelo di Marco che si legge oggi. Ma prima della sua venuta finale, dice Gesù, la storia del cosmo, dell’umanità e di ogni uomo sarà come un grande campo di battaglia tra il bene e il male, costellata da guerre, terremoti, carestie e dolori; i suoi discepoli verranno perseguitati; ci saranno lotte e omicidi anche nelle famiglie (perché a quei tempi, quando, in una famiglia pagana, uno diventava cristiano, c’era la possibilità che venisse rinnegato e anche ucciso). In mezzo a questi disastri che corrispondono a tante tragedie che sono anche oggi sotto i nostri occhi, viene spontaneo farsi prendere dall’angoscia e pensare che sia la fine del mondo, come lo pensarono gli ebrei e i primi cristiani quando i romani distrussero il tempio di Gerusalemme, e Gesù aveva preannunciato anche questo: non sarà lasciata pietra su pietra che non venga distrutta. E già il profeta Isaia, lo abbiamo letto nella prima lettura, diceva: a pezzi e in frantumi si ridurrà la terra. Ed è vero: tutto ha un inizio e una fine, il mondo, il creato, la nostra vita. Ma se Dio è Padre come può permettere che tutto ciò accada? Perché non interviene? In realtà Dio è sempre intervenuto e continua a intervenire, ma non dall’alto, come vorremmo noi, ma dal basso, cioè attraverso di noi, se noi ci lasciamo guidare dal suo Spirito: per questo si è fatto uomo in Gesù, per indicarci la meta a cui siamo destinati e quindi per farci vedere come dobbiamo vivere e affrontare la vita e darcene la forza. Dio non ha creato un mondo perfetto, ma in continuo divenire, altrimenti avrebbe tolto la libertà: sarebbe un paradiso, ma un paradiso dove si vive come dei robot. E questo continuo divenire del mondo comporta passione, non solo nel senso di patimenti, ma anche nel senso di avere passione, di cacciarcela per costruire il Regno di Dio, cioè per vivere come figli che amano i fratelli, non che li ammazzano. Ebbene, a chi vive così, Gesù ripete: saltate sul treno giusto, non fatevi ingannare, non andate dietro ai falsi cristi e profeti, non credete in loro, fate attenzione, non preoccupatevi, non abbiate paura nelle prove, lo Spirito santo saprà come farvi reagire. Perché Gesù dice così? Perché il progetto del Padre non è quello di farci andare incontro alla distruzione, altrimenti non sarebbe un padre, ma un assassino. Il progetto del Padre è quello di far nuove tutte le cose, di trasformarle, di essere “tutto in tutti”, scrive san Paolo al termine dei versetti della lettera ai Corinti di oggi, se però noi glielo permettiamo. In che senso? Se noi accogliamo il suo Spirito e viviamo la nostra umanità come lui (per questo Dio si è fatto uomo), come figli che amano i fratelli: allora, come lui, passeremo sì attraverso la passione e la morte, ma per giungere alla risurrezione. Risurrezione vuol dire trasformazione in Dio, morire al nostro uomo vecchio e diventare come Gesù, ed è qualcosa che comincia già adesso per chi aderisce alla sua Parola, e allora, quando la nostra vita terrena giungerà al termine, questa trasformazione in Dio si completerà. Questa è la speranza che sostiene la vita del cristiano. Questo è il momento in cui Cristo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti. In cosa consiste questo giudizio? Non in qualcosa di pauroso e angosciante. Se Dio è Padre vuol dire che ci giudica tutti come suoi figli, se Dio è Figlio vuol dire che ci giudica tutti come suoi fratelli. Quindi la sua volontà è farci risorgere e vivere per sempre, ma affinchè ciò accada, dobbiamo usare il suo Spirito che ci fa risorgere fin da adesso, cioè dobbiamo vivere davvero come suoi figli e come fratelli. Ecco come Dio giudica i vivi. E proprio perché al termine della nostra esistenza resterà di noi solo il bene che avremo fatto, se questo bene, anche minimo, non ci fosse, ecco che Dio non può fare altro che giudicarci come morti.