domenica 11 giugno 2023

11/06/23 CORPUS DOMINI (ANNO A)

Anche la festa del Corpus Domini, come quella della Trinità domenica scorsa, se ci pensiamo bene, è una festa strana, perché, come ogni volta che riuniamo a pregare o celebrare i sacramenti lo facciamo sempre nel nome della santissima Trinità, così, allo stesso modo, ogni volta che celebriamo l’eucaristia

noi ci nutriamo del corpo e del sangue del Signore. E allora che senso ha questa festa? Questa festa è nata alla fine del 13° secolo per contrastare alcune eresie ed esprimere, al contrario, la fede e la devozione per l’eucaristia. Ed è sempre molto attuale anche oggi, non tanto per chi non crede nella presenza reale di Gesù nelle specie del pane e del vino, quanto per chi è indifferente o, addirittura, pur professandosi cristiano, ritiene che la partecipazione alla Messa domenicale e fare la comunione sia un optional. Purtroppo, chi pensa questo, magari oggi non è in chiesa e quando stasera la processione passerà per alcune vie del paese non sarà presente o, al passaggio dell’eucaristia, non accennerà neanche un gesto di devozione. Pertanto, alla fine, questa festa, come tutte le altre, serve solo a noi che siamo qui, per stimolarci a non dare per scontato ciò che accade durante la Messa quando si realizzano proprio le parole che Gesù pronuncia nel vangelo di oggi, parole che destarono scandalo nei suoi ascoltatori, mentre noi, proprio perché celebriamo l’eucaristia non solo ogni domenica, ma anche quasi ogni giorno, rischiamo di dimenticare quanto continuino ad essere rivoluzionarie e sconvolgenti. Sconvolgenti perché uno che ti dice di mangiare la sua carne e di bere il suo sangue come condizione per avere in sé la stessa vita di Dio, e non lo dice per finta, non è proprio qualcosa di normale, sebbene, poi, ciò avvenga attraverso un po’ di pane e un po’ di vino. Rivoluzionarie, perché rivelano la novità del Dio cristiano, un Dio molto concreto e ben poco astratto. Proprio su questo vorrei che prestassimo la nostra attenzione. Come il cibo di cui ci nutriamo entra nel nostro organismo e, assimilato, nutre le nostre cellule, altrimenti moriremmo, allo stesso modo Gesù vuole assimilarsi a noi, fondersi con noi, renderci partecipi della sua stessa vita divina. Questo noi rischiamo di dimenticare: “fare la comunione” non è mangiare un pezzo di pane che è Gesù perché lui entri nel nostro cuore, ma è diventare il suo prolungamento nella storia, diventare noi stessi membra vive del suo corpo glorioso, diventare lui, venire trasformati a sua immagine, quindi assimilare il suo pensiero, le sue parole, farle diventare nostre, manifestandole con le stesse sue azioni, perché gli altri, vedendo noi, vedano Dio. Ci rendiamo conto? Ed è Dio stesso a darcene la forza. Come? Con il suo sangue. Come il sangue porta il cibo e l’ossigeno alle cellule del nostro corpo, così è Dio stesso che, col suo sangue, permette a noi questa trasformazione, e cos’è questo sangue? È lo Spirito santo con i suoi doni, lo Spirito del Padre e del Figlio. Noi abbiamo bisogno di questa continua “trasfusione” di sangue per poter assimilare questo pane di vita e diventare suo corpo, essere trasformati in lui, ed è proprio lo stesso Signore a rendere possibile tutto questo. Ecco perché, per un cristiano, non può essere un optional partecipare all’eucaristia e fare la comunione. A patto, però, che se ne comprenda la portata, cioè che si viva l’eucaristia animati davvero dal desiderio di diventare come Gesù. Perché uno potrebbe anche venire a Messa per altre ragioni, le stesse ragioni che, al contrario, spingono qualcuno a non venire. Uno può essere qui anche solo per ascoltare la parola del Signore, o per parlare con lui, per pregare, per chiedere qualche grazia, per sentire ancora più vicina la sua presenza, che poi sono le stesse ragioni per le quali molte persone non ci vengono, perché dicono che queste cose si possono fare anche senza venire a messa, e non hanno torto. La Messa, poi, non è un rito magico: un sacrificio o un favore che io faccio al Signore per ottenere qualcosa da lui. Quando si vive la Messa con questo spirito, poi è normale che si esca di chiesa uguali a prima, perché automaticamente uno ragiona dicendo: io ho fatto la mia parte, adesso tocca al Signore ricompensarmi. Ecco perché molti smettono di venire: perché si accorgono che spesso non succede niente di quello che vorrebbero. Invece, ripeto, la partecipazione all’eucaristia diventa fruttuosa se noi partecipiamo col desiderio non che Dio, dall’alto, magicamente, faccia quello che noi vorremmo, ma col desiderio di nutrirci di lui per diventare noi una cosa sola con lui e con gli altri, col desiderio che lui ci trasformi nella parola che ascoltiamo e nel pane di cui ci nutriamo attingendo alla forza del suo Spirito. È con questo desiderio e con questa consapevolezza che noi anche questa mattina ci siamo alzati e abbiamo deciso di venire a Messa?