domenica 4 giugno 2023

4/06/23 Santissima Trinità (Anno A)

Quella di oggi è la festa del nome di Dio, o meglio, del nome del Dio cristiano, il nome che i cristiani danno a Dio. Chiamare per nome qualcuno o qualcosa è importante, vuol dire conoscerne l’identità. Se io mi chiamo Marco e tu da lontano chiami Giuseppe, io non mi volto, non ti ascolto e non ti rispondo. 

Chiamare un animale cane o gatto non è la stessa cosa. “Dio” è la parola che gli uomini di tutti i tempi hanno inventato per parlare di una realtà superiore, che ci trascende, che dà senso a tutte le cose, capace di fare in grande quello che noi uomini non sappiamo fare, qualcuno da invocare o a cui sacrificare o sacrificarsi per ottenere quello che desideriamo, insomma, un tappabuchi. E siccome Dio nessuno lo ha mai visto, dentro questa parola, “Dio”, ognuno ci mette tutti i significati che vuole, e così a Dio gli uomini hanno dato tanti nomi, e sono nate tutte le religioni. Qualcuno dice: Dio è uno solo, tutti lo chiamano in un modo diverso e hanno la loro religione, non facciamo prima a metterci d’accordo e a chiamarlo tutti allo stesso modo? No, perché dietro il nome che viene dato a Dio c’è un modo ben preciso di pensare questa realtà chiamata “Dio”. Perciò, tante volte, molte discussioni tra chi pensa che Dio esista e gli atei non portano da nessuna parte, perché occorrerebbe prima intendersi e chiarire di chi o di cosa si sta parlando. Guardate la pagina dell’Esodo, quando Mosè, nel deserto, fa esperienza di questo Dio che gli parla nel roveto ardente. Mosè capisce che Dio è uno che vede la miseria del suo popolo, che sente il suo grido, che conosce le sue sofferenze, e vuole liberarlo, ed è bellissimo il nome che viene dato a questo Dio: “Io sono colui che sono”, cioè “Io sono colui che è sempre accanto al suo popolo”. Secoli dopo, Gesù di Nazaret, cresciuto anche lui secondo la fede di Mosè, va oltre. Gesù chiama Dio col nome di Padre, ma non perché Dio sia un maschio anziano con la barba e i capelli bianchi, ma per indicare che Dio è la sorgente della vita ed è capace di liberare, di salvare gli uomini, non dal nuovo faraone che era l’imperatore di Roma, ma dal potere del male e della morte; insegna che il potere del Padre è donare il suo Spirito capace, per chi lo accoglie, di diventare suo figlio praticando un amore simile al suo verso i fratelli, al punto che, vivendo così, si arriva ad essere una cosa sola con lui. Gesù, che avvertiva in sé questa figliolanza suprema capace di sprigionare in lui tutte le energie più alte e nobili che un uomo potesse avere, energie che lo conducevano ad amare senza condizioni ogni persona, anche i nemici che lo misero sulla croce, arrivò a dire: chi vede me, vede il Padre, io e il Padre siamo una cosa sola. E così, ecco che i cristiani hanno cominciato a pensare Dio come Padre, e Figlio e Spirito santo, dandogli il nome di santissima Trinità. C’è un’immagine molto bella che personalmente mi aiuta a fare un po’ di chiarezza in questo grande mistero, quella del sole, dei raggi e del calore. Sono i raggi che ci fanno vedere il sole, e il calore è l’effetto che producono i raggi del sole, ma tutti e tre, sole, raggi e calore sono una cosa sola. Così il Padre è il sole, Gesù, il figlio, è il raggio che ce lo fa vedere, e lo Spirito santo è la vita, la forza, l’amore prodotti dal sole e dal raggio che ci raggiungono, come spiega Gesù nel vangelo, ma tutti e tre, Padre e Figlio e Spirito santo, sono una cosa sola: ecco in che senso possiamo pensare al mistero della Trinità. Questo è dunque il nome del Dio cristiano, del Dio che Gesù ci ha rivelato, ci ha fatto vedere, quel Dio che non è solo “colui che è sempre accanto al suo popolo”, come aveva capito Mosè, ma che è fuori di noi e anche dentro di noi con il suo Spirito, mandato per farci diventare come lui. Perciò il cristiano non è semplicemente uno dei tanti che credono in Dio, che credono nell’esistenza di un essere superiore, che potrebbe avere mille forme e mille volti, purtroppo anche i più mostruosi, ma che in sostanza è sempre inteso come un tappabuchi, ed è da qui nasce di solito l’ateismo. Il problema è che non so quanti cristiani, anche noi che siamo qui e tra poco diremo il Credo, abbiano chiara la differenza abissale che passa tra il pensare e chiamare Dio col nome di Trinità e pensarlo e chiamarlo con un altro nome. Quello che noi sappiamo e crediamo di Dio è solo quello che, di Dio, ci ha comunicato Gesù. Perciò, o cerchiamo di conoscere sempre di più la Parola del Signore, lasciandoci guidare, come dice Gesù nel vangelo di oggi, dallo Spirito capace di condurci a tutta la verità, o altrimenti chiamare Dio col nome di Padre e Figlio e Spirito santo, o con un altro nome, non cambia nulla. Ed è un grosso guaio.