domenica 4 giugno 2023

30/05/23 OMELIA AL SANTUARIO DI SARONNO

 IN OCCASIONE DEL MIO 30° ANNIVERSARIO DI ORDINAZIONE PRESBITERALE

E’ molto bello per me celebrare con voi l’eucaristia in questo santuario perché, da seminaristi, venivamo qui una volta alla settimana a pregare il rosario. Sono ormai passati 35/36 anni, erano i primi due anni di teologia, quando il biennio si faceva qui a Saronno, per poi andare a Venegono. 4 anni dopo, era il 1993, 

trent’anni fa, fummo ordinati preti dal Cardinale Carlo Maria Martini. Ricordo che il biennio che facemmo qui a Saronno cadeva nell’anno mariano indetto da Papa Giovanni Paolo II, e questo fu uno dei motivi che spinse la mia classe a scegliere poi come motto di ordinazione (per intenderci, la frase che ogni anno si legge sul tablaux che viene esposto in tutte le chiese della diocesi sopra le foto dei candidati), “Stavano presso la croce”, che è il celebre inizio del brano di vangelo che abbiamo appena letto, e che voleva esprimere il nostro desiderio di essere con Cristo fino in fondo, di stare con lui sempre, e insieme di essere nella Chiesa, con Maria. E oggi, proprio qui in un santuario a lei dedicato e così particolarmente caro a tanti altri preti non solo della mia classe (anche don Antonio ha fatto qui i primi due anni di teologia), ho desiderato riascoltare con voi proprio le letture che noi preti del ’93 avevamo scelto per la messa di ordinazione del 12 giugno. E’ stata per me anche l’occasione di andare a rileggermi l’omelia che fece Martini quel giorno e vorrei riproporvi solo alcuni stralci delle sue parole che, come sempre, partivano dalla spiegazione delle letture. La pagina del profeta Isaia, diceva Martini, è un oracolo di vocazione. Questo Dio che dice: ti ho chiamato, ti ho preso per mano, ti ho formato, ti ho stabilito. Ti ho chiamato per la giustizia, cioè per realizzare l’opera di salvezza di Dio; come alleanza per il popolo, cioè per aiutare il popolo di Israele a vivere il patto d’amore col Signore; come luce delle genti, cioè per annunciare la salvezza che Dio riserva non solo a Israele, ma tutti i popoli del mondo. E a chi, Dio, si sta rivolgendo, chi è il soggetto, chi è il chiamato a svolgere questo compito? Certamente un profeta, addirittura tutto il popolo di Israele, ma, alla fine, è Gesù, perché sarà lui a realizzare in pienezza questa missione, una missione alla quale Dio chiama tutti, in primis voi candidati. E aggiungeva: come sono rassicuranti le ultime parole dell’oracolo che affermano che Dio realizza queste sue promesse e sarà sempre con voi, se voi, a vostra volta, saprete stare presso la croce di Gesù, come Maria, le altre donne e il discepolo amato, tutti personaggi che rappresentano coloro che hanno aderito a Cristo fino in fondo e sono chiamati ad essere nel mondo manifestazione del suo amore. Per fare questo, concludeva Martini, per voi ordinandi, stare presso la croce consisterà nello stare anzitutto presso l’eucaristia per farne il centro della vostra vita, stare presso la Parola, leggendola, meditandola e pregandola nei giorni facili e in quelli dell’aridità e del deserto, stare con i fratelli e le sorelle che soffrono, senza vacillare. Ebbene, ripensando a queste parole dopo 30 anni di ordinazione, mi accorgo di una cosa: che tutte le volte in cui le ho rammentate e vissute, tutto è stato facile, e tutte le volte, tante, in cui sono andato scordandomele, preso o travolto dagli avvenimenti della vita, tutto è stato molto difficile. E, badate bene, questo vale non solo per un prete, ma per tutti, anche per voi. Si diceva come l’oracolo di vocazione di Isaia sia riferito ai profeti, al popolo di Israele, naturalmente a Gesù e, di conseguenza, non solo ai suoi ministri, ma a tutto il popolo di Dio. Il prete è chiamato a servire la comunità rinnovando la presenza di Cristo nella Parola e nei sacramenti perché tutti possano partecipare e vivere di questo amore, un amore capace di dare senso ad ogni cosa, anche al dolore e alla morte. Vorrei che in questa eucaristia ricordassimo in particolare le purtroppo numerose morti tragiche che ci sono state quest’anno nella nostra comunità, non ultima quella del giovane 19enne di cui faremo domani il funerale. A questo proposito, ho fatto un’associazione di pensieri che vorrei comunicarvi. L’assemblea che ci sarà domani al funerale sarà molto diversa da quella di stasera, fatta in prevalenza da ragazzi e giovani che, insieme a tanti altri adulti, di solito in chiesa non vanno più, per molti dei quali questa tragedia non sarà che la conferma che essere cristiani serva a niente. A meno che a un certo punto scatti qualcosa che li porti a lasciarsi illuminare dalla Parola di Dio e capire come la Pasqua di Cristo sia capace di dare senso a tutta la realtà, che Cristo c’entra con tutta la nostra vita. E a meno che incontrino una comunità adulta nella fede capace di testimoniare, oltre alle parole che dirà il prete nell’omelia, la speranza cristiana, e quindi, che conoscere, amare e seguire Gesù è conveniente. Allora si potranno anche nascere vocazioni come quella di diventare preti. Ripensavo ai due anni passati qui a Saronno, nell’ex seminario qui a fianco, ora vuoto perché non è più un seminario per mancanza di candidati: solo la mia classe eravamo in 50, poi, alla fine, nel 1993, 30 anni fa, 38 di noi furono ordinati preti. Ricordo che il mio vecchio parroco della mia parrocchia di Milano, quando andavo a casa, diceva che eravamo pochi rispetto ai numeri che c’erano ai suoi tempi, chissà oggi cosa direbbe, considerando che quest’anno, in prima teologia ci sono 6 seminaristi e tra qualche giorno ad essere ordinati preti saranno solo in 15. Ma io penso, molto più semplicemente, che il numero di ordinazioni sia sempre proporzionato al numero di cristiani convinti: se oggi il numero di ordinazioni è così basso, come anche i matrimoni, è perché, nonostante i numerosi battesimi, i cristiani che di fatto aderiscono con gioia al cammino di fede sono decisamente pochi. Ma sono altresì convinto che non ci si debba scoraggiare o deprimere, perché lo Spirito del Signore, non solo nella breve storia della Chiesa, ma in tutta la storia dell’umanità, non ha mai smesso né mai smetterà di trovare uomini e donne capaci di assecondarlo e di seguirlo, perciò, il modo più sapiente per far fronte a questa situazione è che i “pochi rimasti”, cioè almeno noi che siamo qui, rinnoviamo tutti insieme il desiderio e la volontà di stare presso la croce di Gesù, come Maria e con Maria. Amen.