domenica 22 ottobre 2023

22/10/23 I DOMENICA DOPO DEDICAZIONE (ANNO A)

Per la giornata mondiale di quest'anno, il papa ha scelto un tema che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus: “Cuori ardenti e piedi in cammino”. Scrive il Papa: “Quei due discepoli erano confusi e delusi, ma l’incontro con Cristo nella Parola e nel Pane spezzato accese in loro l’entusiasmo per rimettersi in cammino verso

Gerusalemme e annunciare che il Signore era veramente risorto”. E il vangelo di oggi è proprio il seguito di questo racconto. E il Papa conclude dicendo che “tutti i cristiani, illuminati dall’incontro con il Risorto e animati dal suo Spirito, sono chiamati a ripartire con cuori ardenti, occhi aperti, piedi in cammino, per far ardere i cuori delle persone che incontreranno”. Ma il cuore arde se uno sente dentro di sé che, ascoltando la Parola di Gesù e spezzando il pane, cioè celebrando l’eucaristia, questa cosa gli cambia la vita in meglio, altrimenti, quando esce di chiesa le persone che non sono venute capiscono che il segreto della felicità certamente non si trova andando a Messa, ma è più facile trovarlo stando a letto a dormire o andando a correre o in bicicletta. La vita è già complicata e piena di motivi di tristezza, di angoscia e tribolazione: se anche la fede, anziché essere il cibo necessario per vivere al meglio la nostra umanità diventa solo un impegno in più o solo un gancio a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà, allora serve a niente, e noi diventiamo missionari del niente. E qual è questo segreto della felicità che Gesù è venuto a proporre e che noi celebriamo in ogni eucaristia? Ce lo dice Pietro nel brano degli Atti degli Apostoli quando capisce che Dio è il Signore di tutti e allora dice: se Dio è Padre e ama non solo uno come me, ma anche quelli che ritengo miei nemici, vuol dire che il segreto della felicità è sentirsi amati senza condizioni e riversare questo amore sugli altri imparando a considerarli miei fratelli e sorelle, facendo come Gesù, che sulla croce accetta di non restituire il male che stava ricevendo, anzi, facendo diventare questo male l’occasione per perdonare tutti. Lo ripete Gesù nel vangelo di oggi: io ho realizzato il progetto del Padre che era stato trasmesso da Mosè, proposto dai profeti e cantato nei Salmi, quello di far diventare ogni uomo come Dio. Per questo, aggiunge, bisogna predicare a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Cosa vuol dire? Convertirsi vuol dire cambiare mentalità: se finora hai vissuto per te, adesso vivi per gli altri. Se uno vive così, gli viene perdonato tutto. Cominciando da Gerusalemme, perché sono proprio quelli che erano più vicini a Gesù ad aver rifiutato il suo messaggio. Pensate come cambierebbero le cose nel mondo se Gerusalemme si convertisse a questa Parola e diventasse il segno del sogno che Dio ha per tutta l’umanità, quello di raccogliere tutti i suoi figli nelle sue mura, anziché erigere muri. Ma pensate quante cose cambierebbero anche nella nostra società se almeno noi battezzati che veniamo a Messa tutte le domeniche sentissimo ardere il nostro cuore di fronte a questa proposta di Gesù. Che è sempre controcorrente perché, come scrive san Paolo, sembra una proposta stupida: come si fa a credere che il segreto per la felicità che possa dare senso alla vita sia quello di farci servi gli uni degli altri, di preoccuparci della felicità degli altri invece che preoccuparsi del proprio interesse, del proprio orticello, dello star bene io, dell’avere, del possedere e così via? Beati i miti, i misericordiosi, gli operatori di pace: ma siamo matti? Beati piuttosto i potenti, i ricchi, i furbi, i prepotenti. Eppure, la fede non è credere che Dio esiste, ma è fidarsi della sua Parola e praticarla. Prima, però, occorre che ci arda il cuore nel petto. Solo così i nostri piedi si metteranno in cammino e diventeremo missionari, perché gli altri vedranno che la nostra vita, seguendo Gesù come Maestro, è davvero cambiata in meglio.