domenica 15 ottobre 2023

15/10/23 DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO

Le parole sono importanti.

CATTEDRALE. Il Duomo di Milano sappiamo cos’è: una cattedrale. Cioè è la “cattedra” (un po’ come a scuola) da cui il Vescovo catechizza, cioè insegna il Vangelo. Quindi questa festa richiama anzitutto l’unità di tutti i fedeli ambrosiani intorno al loro vescovo che, in ogni parrocchia della diocesi, prolunga la sua azione attraverso i preti e i diaconi.

CHIESA. Una cattedrale è una chiesa, come questa. Chiesa si può scrivere con la lettera maiuscola o minuscola. Con la lettera minuscola indica l’edificio in cui i cristiani si riuniscono per le celebrazioni liturgiche, con la lettera maiuscola indica quell’edificio fatto da pietre vive che siamo noi battezzati, popolo di Dio, una grande casa, come scrive san Paolo, in cui ci sono vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di coccio. Quel che conta, scrive l’apostolo, è che tutti questi vasi, che siamo noi, siano “nobili”, e per nobili Paolo intende “utili al padrone, pronti per ogni opera buona”. Bellissima questa cosa: vuol dire che la Chiesa è il prolungamento di Gesù sulla terra: noi siamo le membra vive di Gesù risorto. Gesù risorto continua a farsi vedere e toccare attraverso noi battezzati, se ciascuno di noi, dal vescovo, al prete, a chi pulisce la chiesa, a un catechista, svolge la sua opera buona, cioè vive la carità di Cristo che manifesta l’amore del Padre. A questo serve la Chiesa. Guai quando un battezzato pensa alla Chiesa come a un’entità esterna a lui, che non lo riguarda, un’agenzia di servizi, e non come protagonista.

CATTOLICA E MADRE, MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI. L’aggettivo “cattolico” vuol dire universale. La Chiesa è cattolica perché è aperta a tutti, quindi è come una MADRE. Il salmo parla di Gerusalemme, costruita sul monte Sion, come madre di tutti i popoli della terra. Una città cioè che vuole riunire tutti i popoli del mondo come suoi figli, anche i nemici di Israele collocati nei quattro punti cardinali: Raab, cioè l’Egitto, ad ovest; Babilonia a est; Tiro a Nord; l’Etiopia a sud e, infine, la Filistea, cioè la Palestina, al centro. E si dice: “là costui è nato”, cioè, tutti questi popoli, stranieri e oppressori di Israele, hanno cittadinanza a Gerusalemme, perché il sogno di Dio che proprio Israele è chiamato a realizzare è quello di annunciare la fraternità di tutti gli uomini, figli di un unico Dio, e quindi chiamati ad assomigliargli nell’amore. E’ il massimo della “cattolicità”. Pensate come suonano paradossali e stridenti le parole di questo salmo con la drammatica escalation di violenza che proprio in questa terra si sta verificando in questi giorni. Nella tradizione cristiana, questo salmo è diventato il canto della Chiesa, la nuova Gerusalemme, madre di tutti: vuol dire che questo compito di realizzare il Regno di Dio è affidato a noi, e il primo modo per farlo è quello di diventare uomini e donne di pace e di riconciliazione, con la preghiera e, soprattutto, nei fatti.

DEDICAZIONE. Cosa vuol dire “dedicare o consacrare” un edificio? Vuol dire riconoscere che Dio abita in quel luogo. Il Tempio di Gerusalemme era il luogo per eccellenza in cui gli ebrei credevano che Dio abitasse, eppure Gesù, nella famosa scena del vangelo che abbiamo ascoltato, lancia un’accusa tremenda che poi gli costerà la vita: in questo tempio, dice, Dio non abita più, perché voi lo avete trasformato in covo di ladri. Perché un covo di ladri? Perché nel Tempio venivano venduti e comprati gli animali che dovevano essere sacrificati sull’altare, facendo arricchire i venditori e impoverendo la gente, attraverso un inganno: più compi sacrifici cospicui (quindi più soldi spendi), maggiori saranno le grazie che riceverai. Gesù insegna, invece, che l’amore di Dio non si compra, è gratis ed è per tutti, altrimenti non si chiama amore, ma prostituzione. Infatti Gesù, dopo aver cacciato questa gente, permise a tutti gli esclusi di avvicinarsi a lui e di essere guariti. Vuol dire allora che Dio è più grande di un tempio, di una chiesa, di una cattedrale: Dio abita dove regnano amore, pace, verità e giustizia. Perciò la dedicazione di un edificio pur importante come il Duomo di Milano è il simbolo del fatto che, col Battesimo, ognuno di noi è stato consacrato, dedicato a Dio, cioè che Dio abita in noi, in ciascuno di noi, ma questa presenza si può vedere solo quando noi viviamo l’amore gli uni verso gli altri, quando siamo “cattolici”, aperti a tutti, inclusivi, come Dio.