Le parole sono importanti.
CATTEDRALE. Il Duomo di Milano sappiamo cos’è: una cattedrale. Cioè è la “cattedra” (un po’ come a scuola) da cui il Vescovo catechizza, cioè insegna il Vangelo. Quindi questa festa richiama anzitutto l’unità di tutti i fedeli ambrosiani intorno al loro vescovo che, in ogni parrocchia della diocesi, prolunga la sua azione attraverso i preti e i diaconi.
CHIESA. Una cattedrale è una chiesa, come questa. Chiesa si
può scrivere con la lettera maiuscola o minuscola. Con la lettera minuscola
indica l’edificio in cui i cristiani si riuniscono per le celebrazioni
liturgiche, con la lettera maiuscola indica quell’edificio fatto da pietre vive
che siamo noi battezzati, popolo di Dio, una grande casa, come scrive san
Paolo, in cui ci sono vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di coccio. Quel
che conta, scrive l’apostolo, è che tutti questi vasi, che siamo noi, siano
“nobili”, e per nobili Paolo intende “utili al padrone, pronti per ogni opera
buona”. Bellissima questa cosa: vuol dire che la Chiesa è il prolungamento di
Gesù sulla terra: noi siamo le membra vive di Gesù risorto. Gesù risorto
continua a farsi vedere e toccare attraverso noi battezzati, se ciascuno di
noi, dal vescovo, al prete, a chi pulisce la chiesa, a un catechista, svolge la
sua opera buona, cioè vive la carità di Cristo che manifesta l’amore del Padre.
A questo serve la Chiesa. Guai quando un battezzato pensa alla Chiesa come a
un’entità esterna a lui, che non lo riguarda, un’agenzia di servizi, e non come
protagonista.
CATTOLICA E MADRE, MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI. L’aggettivo
“cattolico” vuol dire universale. La Chiesa è cattolica perché è aperta a tutti,
quindi è come una MADRE. Il salmo parla di Gerusalemme, costruita sul monte
Sion, come madre di tutti i popoli della terra. Una città cioè che vuole
riunire tutti i popoli del mondo come suoi figli, anche i nemici di Israele
collocati nei quattro punti cardinali: Raab, cioè l’Egitto, ad ovest; Babilonia
a est; Tiro a Nord; l’Etiopia a sud e, infine, la Filistea, cioè la Palestina,
al centro. E si dice: “là costui è nato”, cioè, tutti questi popoli, stranieri
e oppressori di Israele, hanno cittadinanza a Gerusalemme, perché il sogno di
Dio che proprio Israele è chiamato a realizzare è quello di annunciare la
fraternità di tutti gli uomini, figli di un unico Dio, e quindi chiamati ad
assomigliargli nell’amore. E’ il massimo della “cattolicità”. Pensate come
suonano paradossali e stridenti le parole di questo salmo con la drammatica
escalation di violenza che proprio in questa terra si sta verificando in questi
giorni. Nella tradizione cristiana, questo salmo è diventato il canto della
Chiesa, la nuova Gerusalemme, madre di tutti: vuol dire che questo compito di
realizzare il Regno di Dio è affidato a noi, e il primo modo per farlo è quello
di diventare uomini e donne di pace e di riconciliazione, con la preghiera e,
soprattutto, nei fatti.
DEDICAZIONE. Cosa vuol dire “dedicare o consacrare” un
edificio? Vuol dire riconoscere che Dio abita in quel luogo. Il Tempio di
Gerusalemme era il luogo per eccellenza in cui gli ebrei credevano che Dio
abitasse, eppure Gesù, nella famosa scena del vangelo che abbiamo ascoltato,
lancia un’accusa tremenda che poi gli costerà la vita: in questo tempio, dice,
Dio non abita più, perché voi lo avete trasformato in covo di ladri. Perché un
covo di ladri? Perché nel Tempio venivano venduti e comprati gli animali che
dovevano essere sacrificati sull’altare, facendo arricchire i venditori e
impoverendo la gente, attraverso un inganno: più compi sacrifici cospicui
(quindi più soldi spendi), maggiori saranno le grazie che riceverai. Gesù
insegna, invece, che l’amore di Dio non si compra, è gratis ed è per tutti,
altrimenti non si chiama amore, ma prostituzione. Infatti Gesù, dopo aver
cacciato questa gente, permise a tutti gli esclusi di avvicinarsi a lui e di
essere guariti. Vuol dire allora che Dio è più grande di un tempio, di una
chiesa, di una cattedrale: Dio abita dove regnano amore, pace, verità e
giustizia. Perciò la dedicazione di un edificio pur importante come il Duomo di
Milano è il simbolo del fatto che, col Battesimo, ognuno di noi è stato
consacrato, dedicato a Dio, cioè che Dio abita in noi, in ciascuno di noi, ma
questa presenza si può vedere solo quando noi viviamo l’amore gli uni verso gli
altri, quando siamo “cattolici”, aperti a tutti, inclusivi, come Dio.