domenica 29 ottobre 2023

29/10/23 II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE (ANNO A)

Le domeniche dopo la Dedicazione hanno al centro il mistero della Chiesa. Cos’è la Chiesa? Per molti è solo un’istituzione o un’agenzia di servizi, roba per preti e per suore. Invece la Chiesa è il corpo glorioso di Cristo risorto. Cosa vuol dire? Uno può credere o non credere che Cristo è risorto, è vivo, 

eppure tutto il mondo può continuare a vederlo, ascoltarlo e toccarlo attraverso la Chiesa, perché il corpo di Gesù risorto è fatto, come ogni corpo, da tante membra, e queste membra, prima di tutto, dovrebbero essere tutti i battezzati, tutti noi, cioè tutti coloro che hanno aderito a Gesù, cioè che vivono praticando la sua Parola, che vivono come figli del Padre amando gli altri come fratelli. Purtroppo, come denuncia san Paolo nel brano della lettera ai Filippesi di oggi, ci sono molti che si comportano da nemici della croce di Cristo, vantandosi di ciò di cui dovrebbero vergognarsi. Io penso che se molti non credono o hanno smesso di credere che Gesù è risorto e vivo non sia solo perché sono ciechi e prevenuti, ma anche perché tanti cristiani sono poco credibili. Perché un conto è proclamarsi credenti, un altro è essere credibili. Credibili cosa vuol dire? Vuol dire quello che scrive sempre san Paolo: che procedono insieme avendo gli stessi sentimenti di Cristo, che cioè hanno un modo di pensare, di vedere le cose, di vivere la vita uguale a Gesù. Fare il contrario, conclude san Paolo, significa andare incontro alla perdizione. Cerchiamo di capire bene cosa vuol dire questa cosa, e per farlo ci aiuta la pagina di vangelo. Anche Gesù parla di perdizione riferendosi ai pesci cattivi raccolti dalla rete gettata in mare, dicendo che essi sono “destinati alla fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”. Un’immagine che mette paura, che fa pensare all’inferno. Ricordatevi che “vangelo” vuol dire “gioiosa notizia”, quindi non può contenere messaggi che ci angosciano o mettono paura. Allora cosa significano parole come perdizione, fornace ardente, pianto, stridore di denti, inferno? Vogliono dire fallire la vita, buttarla via, sprecarla, viverla male. Noi uomini abbiamo, in questa vita terrena, due possibilità: vivere una vita pienamente umana, vivere da risorti, oppure essere come pesci marci, che servono solo per essere gettati via e bruciati. Non un giorno, dopo la nostra morte, ma già adesso. Già adesso noi possiamo costruire su questa terra il paradiso oppure costruire l’inferno, dipende da noi. Noi possiamo vivere la nostra vita come pesci buoni, risorti, o pesci, attenti bene, non cattivi (come abbiamo letto), ma “marci” (questa è la traduzione esatta). Uno che è cattivo ha la possibilità di cambiare, ma uno che è marcio vuol dire che è già morto, e non serve più a niente. Siamo pesci buoni, risorti già adesso, quando non solo diciamo Padre nostro, ma quando davvero viviamo come suoi figli amando gli altri come fratelli sull’esempio di Gesù e con la forza del suo Spirito. Altrimenti, facendo il contrario, siamo pesci marci, senza vita, che costruiscono e vivono già all’inferno. E siccome Gesù è risorto, vuol dire che chi vive come Gesù ha già adesso il suo stesso destino, è già adesso cittadino del cielo, come dice san Paolo, e nel momento della morte, il suo misero corpo verrà trasfigurato, trasformato, diventerà come quello di Gesù. Vuol dire che al corpo glorioso di Cristo che è la Chiesa appartengono anche tutti i defunti che nella loro vita terrena hanno vissuto così, e sono qui con noi a celebrare l’eucaristia, a rendere grazie al Signore della vita. Ma vuol dire anche quello che dicevo all’inizio, e cioè che alla Chiesa appartengono anche tutti coloro che, pur non professandosi cristiani, però di fatto vivono una vita nell’amore. Alla luce di tutte queste cose, adesso possiamo capire meglio cosa vuol dire il titolo dato dalla liturgia a questa domenica: la partecipazione delle genti alla salvezza. Vuol dire che Dio vuole che tutte le genti, cioè tutti gli uomini e le donne di tutto il mondo, siano salvi. Questa è la sua volontà, il suo desiderio, il suo sogno. La salvezza cos’è? E’ la possibilità di vivere una vita veramente umana, una vita nell’amore. Come abbiamo letto nel brano del profeta Isaia: radunatevi, venite, avvicinatevi tutti insieme, volgetevi a me, e sarete salvi, voi tutti confini della terra. Il sogno del Padre è quello di salvare tutta la sua creazione, non di distruggerla, perché Dio è solo fonte di vita, non di morte, perché altrimenti non sarebbe un padre, ma un assassino. Davvero il Regno di Dio, come dice Gesù nella parabola di oggi, è come una rete gettata in mare che raccoglie ogni genere di pesci: non importano la razza, il sesso, la religione, se uno è bello, brutto, sano o malato, importa solo che sia un pesce buono e non sia un pesce marcio. Ma questo dipende solo da noi: siamo noi, nel bene e nel male, gli artefici responsabili del nostro destino.