domenica 16 luglio 2023

16/07/23 VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE FESTA MADONNA DEL CARMELO

Il tema che lega le letture di questa domenica, come tra poco vedremo, è quello della salvezza, e si collega molto bene con la festa patronale di oggi, perché, secondo la tradizione, nel 1200 la Madonna sarebbe apparsa al santo fondatore dell’ordine carmelitano, al quale consegnò uno scapolare, 

assicurando che quanti fossero morti indossandolo sarebbero stati liberati subito dal Purgatorio, ottenendo così la salvezza. La salvezza sarebbe dunque qualcosa che riguarda la vita dopo la morte, e parrebbe che dipenda dall’indossare o meno uno scapolare. Per il popolo di Israele la salvezza stava invece nella circoncisione, nel fatto di appartenere al popolo eletto che Dio aveva salvato dall’Egitto, come ricorda il racconto del libro di Giosuè. Per chi appartiene ad altre religioni, la salvezza si ottiene invece in altri modi. Per noi cristiani, la salvezza consisterebbe nell’appartenenza alla Chiesa, nell’essere battezzati, nel venire a Messa, nel seguire certi valori o, addirittura, indossando uno scapolare. Peccato che Gesù non sarebbe d’accordo, e lo dice proprio nel vangelo di oggi, rispondendo alla domanda di un israelita che gli chiede se sono pochi quelli che si salvano, appunto perché credeva che la salvezza fosse un privilegio solo di Israele, e Gesù risponde dicendo che Dio chiama a salvezza non solo Israele, ma tutti i popoli della terra, che verranno da oriente ad occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e i pochi versetti di san Paolo ribadiscono questa cosa dicendo che Dio è il Signore non solo dei giudei, ma di tutti. Perciò, per salvarsi, non contano la provenienza, la razza, la cultura o la religione, nemmeno quella cristiana cattolica. L’ultima celebre frase del vangelo di oggi (vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimi), non vuol dire che gli sfortunati che soffrono in questa vita saranno ricompensati dopo la morte, ma che chi presume di essere primo, cioè di avere diritto alla salvezza per la sua appartenenza a un popolo o ad una religione, e considera ultimi, cioè esclusi dalla salvezza tutti gli altri, sta commettendo un grosso errore. Per ottenere la salvezza, dice Gesù, non basta essere battezzati o aver mangiato con lui, cioè essere qui a Messa. Gesù riconosce come suo fratello o sorella, cioè simile a lui, non chi crede o dice di credere in lui e poi compie l’iniquità, cioè il male, ma chi ama come lui. Quindi, ogni pratica cristiana, anche la preghiera, o è uno strumento che serve per trasformare la nostra vita a immagine di Cristo, o non serve a niente, se non ad illuderci. Quindi, anche lo scapolare che assicurerebbe la salvezza, non va inteso come un feticcio da indossare, altrimenti sarebbe magia, ma come una metafora per indicare che la salvezza viene donata a tutti, ma diventa efficace solo per chi si lascia rivestire le spalle dalla carità di Cristo, cioè a chi permette allo Spirito di Cristo di condurlo a vivere secondo la legge dell’amore, come ha fatto Maria, che da madre di Gesù divenne sua discepola, e quindi nostra sorella. Però, a questo punto, occorre precisare meglio cos’è la salvezza di cui stiamo parlando, perché non è solo una questione che riguarda la vita dopo la morte, ma è molto di più, altrimenti banalizziamo l’insegnamento di Cristo, riducendolo ad uno spauracchio: fate i bravi se no andate all’inferno. Per cui, se fosse per me, ammazzerei tutti e penserei solo a me stesso, ma non lo faccio se no non mi salvo. La salvezza non è nemmeno, come pensano in molti, un’assicurazione contro gli infortuni: io svolgo certe pratiche così Dio mi protegge, mi salva da sciagure, tragedie, malattie. Se così fosse, le chiese sarebbero piene e gli ospedali vuoti, invece è vero il contrario, ed è anche per questo modo sbagliato di intendere la salvezza che, secondo me, nasce tanta disaffezione e allontanamento dalla vita di fede. La salvezza è, invece, prima di tutto, la liberazione da tutte le paure che insidiano la nostra felicità, paure che spesso portano a volerci salvare la pelle a discapito degli altri, mors tua vita mea, e a costruire l’inferno su questa terra. Gesù ci riveste con lo scapolare della sua grazia per farci diventare come lui, per salvarci dal nostro egoismo, e farci vivere preoccupandoci del bene degli altri, salvandoci così da ogni paura, perché ci mostra che, quando uno vive così, Dio è dalla sua parte, pur in mezzo a tragedie e difficoltà. Per chi non vive così c’è solo “pianto e stridore di denti”, un’immagine che indica il fallimento della propria vita, presente e futura. Noi in italiano diciamo “mettersi le mani nei capelli”. Non siamo chiamati a fare il bene per avere come premio la vita eterna, ma perché è l’unico modo per vivere una vita pienamente umana. Consapevoli, certo, che chi ama non morirà mai, come è accaduto a Gesù. Che la Madonna, con la sua intercessione, ci aiuti a capire e a vivere della gioia che nasce dal vangelo e dalla partecipazione a questa eucaristia.