lunedì 18 settembre 2023

17/09/23 III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO (ANNO A)

I vangeli di questo tempo dopo il martirio di san Giovanni, e di conseguenza anche le altre letture, sono scelti per aiutarci a rispondere alla domanda: chi è Gesù? Una domanda che emerge in modo evidente proprio nel brano di oggi. Il titolo principale, l’attributo più comune che noi usiamo per dire chi è Gesù, 

è quello di “Cristo”, una parola così usuale da passare quasi inosservata, se non fosse per chi la usa malamente, purtroppo, come imprecazione, e non mi stupirei se qualcuno pensasse che Cristo sia il cognome di Gesù. Invece è un titolo molto importante che qualifica proprio i suoi discepoli, i suoi seguaci che, infatti, si definiscono cristiani. La differenza sostanziale tra noi cristiani e gli ebrei del tempo di Gesù e di oggi che non sono suoi discepoli sta proprio nel considerare Gesù, non il Cristo, ma solo un profeta. Gesù aveva insegnato ai suoi discepoli tante cose e poi li aveva mandati in missione per annunciare alle folle quello che lui aveva insegnato loro, e quando tornano, per capire se avevano insegnato bene, chiede loro cosa aveva capito la gente di lui: la gente chi dice che io sia? Se la gente ha capito vuol dire che voi avete spiegato bene, e se avete spiegato bene vuol dire che anche voi avete capito chi sono io. E invece il risultato è così deludente da far cadere le braccia. Essi risposero: alcuni dicono che sei Giovanni il Battista, altri che sei Elia, altri che sei uno degli antichi profeti che è risorto. Tutti questi erano personaggi del passato, anche il Battista, che però parlavano di Dio in un modo ben diverso da come ne aveva parlato Gesù fino a quel momento. Come mai allora la folla pensava questo di Gesù? Lo scopriamo subito dopo, quando Gesù chiede ai suoi discepoli “ma voi chi dite che io sia?” e, a nome di tutti, risponde Pietro. Questo discepolo, lo sappiamo, si chiama Simone, e tutte le volte che dice delle stupidate, gli evangelisti lo chiamano Pietro, cioè crapone. Pietro risponde: tu sei il Cristo di Dio! Risposta giusta, verrebbe da dire, invece no, tanto è vero che Gesù ordina di non dire niente. Proviamo a capire perché. Cosa significa il termine “cristo”? Cristo è la traduzione in greco del termine ebraico Messia, e Messia vuol dire unto, consacrato, scelto da Dio come suo rappresentante. Il punto è che all’epoca di Gesù tutti aspettavano questo Messia. Il profeta Isaia, nella prima lettura, parla del Messia che proviene dalla radice di Iesse, padre di Davide, come di colui che avrebbe riunito il popolo di Israele disperso, ricostituito il regno di Israele sconfiggendo i suoi nemici, e poi radunato tutti i popoli che avrebbero creduto nell’unico Dio, sotto la legge di Mosè, e anche il salmo dice la stessa cosa. Ma Gesù aveva parlato di Dio in un altro modo: come spiega san Paolo nel brano della lettera a Timoteo, i nemici che Dio viene a distruggere sono il peccato e la morte, non il peccatore, e il suo Regno è quello in cui tutti i popoli lo riconoscono come Padre, si riconoscono figli e si amano come fratelli. Questa cosa, purtroppo, Pietro, i discepoli e, purtroppo, magari nemmeno noi, non l’avevano mica capita.  Vedendo Gesù, si aspettavano che egli fosse il Cristo che rappresentava l’immagine di Dio che avevano in mente loro. Quando Pietro risponde “tu sei il Cristo”, l’articolo “il” sottende che Pietro pensava che Gesù fosse il cristo che rappresentava l’immagine di Dio che aveva in mente lui e che tutti si aspettavano. Ecco perché la folla pensava che Gesù fosse uno dei profeti tornati in vita: perché Pietro e gli altri erano andati in giro a parlare di Gesù senza aver capito chi fosse veramente, creando dunque false aspettative. Per questo Gesù intima ai discepoli di non dire più niente a nessuno, per evitare danni peggiori. Gesù è si il Cristo, ma non “il” Cristo che tutti si aspettavano. Non sarebbe andato a Gerusalemme per riconquistarla, come tutti pensavano che avrebbe fatto il Cristo di Dio, ma per soffrire, essere ucciso e risorgere. Quindi Gesù, in quanto Cristo, ci fa vedere che Dio non è uno che comanda, decide, premia, castiga, giudica, ma che il suo unico potere è infondere negli uomini la sua vita immortale e il suo amore, affinchè anche noi, vivendo come Gesù, diventiamo degli altri “cristi”.