domenica 31 dicembre 2023

25/12/23 NATALE DEL SIGNORE

La predica di Natale è sempre difficile perché ci sarebbero tante di quelle cose da dire che a me viene la tentazione di dirle tutte, ma mica posso tenervi qui due ore. Tra l’altro, le letture delle tre Messe di Natale (vigilia, notte, giorno) non sono uguali, e allora dovrei preparare tre prediche, ma quest’anno non ci sono riuscito perché, capite bene che questi tre mesi sono stati per me bellissimi, ma anche molto 

faticosi. Vorrei allora fare due riflessioni che mi sembrano importanti per capire quello che stiamo facendo. La prima riflessione forse è un po’ difficile perché è una cosa a cui non si pensa mai. Avete mai pensato all’apparente stranezza che noi celebriamo la nascita di Gesù durante la Messa? In ogni messa di qualunque giorno dell’anno, noi non celebriamo la nascita di Gesù, ma annunciamo la sua morte e risurrezione, quindi celebriamo la Pasqua, non il Natale, e riceviamo il sacramento dell’eucaristia. Perché questa cosa? Perché Natale non è il compleanno di Gesù: non c’è bisogno di festeggiare un compleanno con la Messa. Gesù è risorto, è sempre vivo e si rende presente nel pane nel vino che tra poco presentiamo all’altare. Quindi, è sempre Pasqua. Qual è allora il collegamento tra Natale e Pasqua? Vedete, con la nascita di Gesù, cioè facendosi uomo in Gesù, Dio ci ha fatto vedere che è lontano e invisibile, ma è il Dio con noi, e quando è risorto ha detto: io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Ma come fa ad essere con noi se noi non lo vediamo? E’ sempre con noi perché, diventando uomo (ecco il Natale), Dio ci ho fatto vedere che quando noi uomini e donne viviamo la nostra vita come l’ha vissuta Gesù, lui si rende si fa vedere attraverso di noi, nella nostra carne di uomini. Non è solo il Dio con noi, ma è il Dio dentro di noi. Se viviamo nell’amore come Gesù, diventiamo noi l’immagine di Dio. Man mano che noi diventiamo come Gesù, muore il nostro uomo vecchio pieno di egoismo, e risorge un uomo nuovo, cioè nasciamo, diventiamo persone nuove. Nascere nuove creature e risorgere è la stessa cosa. Quindi, il Natale e la Pasqua sono due facce della stessa medaglia, capite? Ma qui nasce un problema: come si fa? questo cammino è difficile. E’ vero, anzi, con le nostre sole forze è impossibile. Ma nulla è impossibile a Dio: quello che per noi è impossibile, col suo aiuto diventa possibile, e qui allora entra in gioco il sacramento dell’eucaristia che stiamo celebrando. Tra poco noi presentiamo al Signore il pane e il vino che rappresentano la nostra umanità, i nostri sforzi, le nostre difficoltà, i nostri limiti e debolezze, ma anche tutte le cose belle che noi facciamo. Col pane e col vino noi offriamo al Signore noi stessi, e lui cosa fa? Ce li restituisce trasformati, li fa diventare il segno della sua presenza e ci dice: mangiate e bevete, sono io che vi do la forza di diventare come me, di rinascere, di risorgere. Non è una magia. Noi siamo qui a ricevere dal Signore la forza del suo amore, del suo Spirito, per diventare come lui, ma noi rinasciamo, risorgiamo se, con questa forza, diventiamo, come lui, pane che si spezza per tutti, vino di gioia per chi ci incontra. Ricevendo l’eucaristia, Dio continuamente prende la nostra carne, entra in comunione con noi, ma noi entriamo in comunione con lui se poi, usciti di chiesa, usiamo questa forza per amare come Gesù: allora si che è veramente natale. Spero di essere riuscito un po’ a spiegarmi. Capire questa cosa è essenziale, perché altrimenti facciamo diventare il Natale solo una data del calendario, un giorno di festa che serve solo per farci ingrassare a tavola e poi trovare il modo di fare la dieta, diventa un giorno diverso da tutti gli altri per poi tornare dopodomani a riprendere il tran tran della vita di tutti i giorni, senza che sia cambiato niente: tanto rumore per nulla. Se queste cose, purtroppo, il mondo non le capisce, tanto che addirittura in una scuola hanno sostituito in un canto alla parola Gesù la parola cucù, almeno noi che siamo qui dobbiamo provare a capirle bene, altrimenti, anche se oggi siamo qui a messa, corriamo il rischio di rivendicare tradizioni che però non incidono nella nostra vita.