domenica 12 febbraio 2023

12/02/23 PENULTIMA DOMENICA DOPO EPIFANIA (ANNO A)

Entriamo anche noi, tra la folla, con Gesù, nel Tempio di Gerusalemme, il luogo dove l’amore di Dio doveva manifestarsi, come dovrebbe accadere qui in chiesa, e infatti succede questo, ma, se non fosse stato per l’intervento di Gesù, sarebbe accaduto qualcosa di raccapricciante. Gli portano una donna 

sorpresa in adulterio e la mettono in mezzo a tutta la gente che era riunita, coi riflettori puntati su di lei, come quando arrivano le telecamere per riprendere in diretta un avvenimento scandaloso. Però, non è dell’adulterio che parla questo episodio, né della fedeltà coniugale, ma del modo con cui Dio tratta non solo i peccatori, ma i più deboli e indifesi. Tanti dipinti e film ci fanno immaginare l’adultera come una bella donna, magari un po’ procace, e invece era solo una ragazzina tra i 12 e i 13 anni. Immaginiamocela qui, adesso, in mezzo, gettata per terra. A quei tempi, il matrimonio avveniva in due fasi. La prima fase era lo sposalizio, quando la ragazza aveva 12 anni e un giorno, e il maschio tra i 18 e i 20 anni: il maschio andava in casa della futura sposa, valutava se era adatta per fare figli e per lavorare, come fosse una bestia e, se gli andava bene, avveniva il contratto, poi ognuno tornava a casa sua per un anno. Quando la ragazzina compiva 13 anni, accompagnata dal corteo delle amiche, andava nella casa dello sposo e lì si celebrava la seconda fase del matrimonio, le nozze. Non erano matrimoni d’amore, perché erano gestiti dalle famiglie, e gli sposi si conoscevano il giorno dello sposalizio, senza essersi mai visti prima. Era normale e umano che poi il cuore, l’amore, fosse più forte di queste leggi repressive, e quindi era frequente l’adulterio. Ebbene, se nell’intervallo tra la prima e la seconda fase del matrimonio, la donna veniva scoperta incinta, scattava il reato di adulterio, e veniva lapidata (alla Madonna, se non fosse stato per Giuseppe, sarebbe accaduta la stessa sorte). Se invece la donna tradiva il marito dopo la seconda fase delle nozze, invece di essere lapidata, veniva invece “semplicemente” strozzata. Quindi, siccome vanno da Gesù chiedendogli se andava lapidata o meno, vuol dire che non era ancora nemmeno sposata, come Maria. Va anche detto che, mentre un uomo era considerato adultero solo se andava con una donna ebrea e sposata, una donna era considerata adultera qualunque rapporto avesse con un qualsiasi uomo. Infatti, a Gesù viene condotta solo questa ragazzina, e non l’uomo che era stato sorpreso con lei. Una disparità di trattamento che era presente anche nel codice civile italiano fino a qualche decennio fa, perché l’adulterio della moglie era punito molto più severamente di quello del marito. E sono ancora troppi i paesi nel mondo dove la discriminazione della donna, in generale, è ancora ai massimi livelli. A Gesù, però, portano questa ragazzina non perché ad essi importasse la sua storia, cosa provasse, il suo imbarazzo, la sua amarezza, e nemmeno per ribadire il valore della fedeltà coniugale (ecco perché dicevo che non è questo il tema del racconto), ma perché volevano incastrare Gesù: usano quella ragazzina per vedere come avrebbe reagito Gesù. Gli domandano: Che ne dici? Comunque avesse risposto, Gesù si sarebbe condannato da solo. Da bravo ebreo, osservante della legge, avrebbe dovuto dire di lapidarla, è volontà di Dio, ma la gente che lo aveva seguito proprio perché predicava in modo diverso da tutti dicendo che la volontà di Dio è il bene dell’uomo, si sarebbe sentita tradita e lo avrebbe abbandonato; ma se avesse risposto di perdonarla e lasciarla andare, i suoi nemici lo avrebbero subito processato e condannato a morte. Allora Gesù cosa fa? E qui i riflettori si spostano su di lui: scrive per terra, per due volte. Non sapremo mai cosa scrisse: secondo me scrisse delle parolacce di disgusto verso di loro, e non penso di essere lontano dal vero perché è un gesto che richiama un passo del profeta Geremia dove si legge: “I nomi dei morti saranno scritti sulla terra”. Vuol dire che quelle persone che erano lì per condannare a morte, Gesù le considera come morte, cioè senza umanità. Ma pensate il silenzio che si venne a creare con questo gesto, perché tutti avessero tempo di riflettere sulle loro intenzioni e azioni. E poi pronuncia la famosa frase: chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Anche qui, per chi non lo sapesse, non si tratta, come a volte vediamo nelle immagini o nei film, della gente che prende la pietra e la lancia. La prima pietra era quella che lanciavano i testimoni dell’accusa, ed era un masso di 50 Kg che veniva gettato sulla donna e la uccideva. Cosa accade, invece? Che quelli, udito ciò, presero a ritirarsi uno dopo l'altro, a cominciare dai più anziani. E così, i riflettori ora si spostano su Gesù e la ragazzina o, come scrisse sant’Agostino, sulla misera e sulla misericordia. Gesù, l’unico senza peccato che poteva condannarla, scagliare la prima pietra e rimproverarla, la guarda invece con tenerezza e rispetto, non la rimprovera, non la condanna, non le chiede penitenze, addirittura la chiama “donna”, che vuol dire sposa, per dirle che Dio la ama come una sposa, e quindi non le scaglia una pietra che la schiaccia, ma le dice una parola capace di darle la forza di continuare a vivere: coraggio! Ecco, questo è il modo col quale Dio ci tratta e vuole che impariamo a trattare gli altri, ma noi spesso ci riteniamo talmente bravi da provare il cinico gusto di mettere alla berlina gli altri, a giudicare, a sputare sentenze definitive (se non la pena di morte, che marcisca in galera). Ognuno è libero di fare anche così. A un patto, però: che non dica di essere cristiano. Perché il Dio cristiano è quello che Gesù ci ha appena fatto vedere, ed è un’altra cosa.