Le letture di questa domenica hanno fatto nascere in me tre domande che faccio a me stesso e che faccio anche a voi, e sarebbe bello sentire le risposte che ognuno darebbe se non fosse che, facendo così, impiegheremmo chissà quanto tempo.
La prima domanda è questa: cosa vuol dire che Gesù è
risorto? Immediatamente verrebbe da rispondere dicendo: vuol dire che era morto
e poi è tornato a vivere. Invece non è così. Una risposta a questa domanda ce
la dà la pagina degli Atti degli Apostoli che racconta la sua difesa davanti al
re Agrippa. Per Saulo, Dio era uno che comanda, che vuole essere servito, che
ti protegge se gli ubbidisci e ti castiga se non lo fai. E allora, per amore di
questa verità, Saulo voleva eliminare quelli che non erano bravi come lui e che
non credevano nel suo Dio. Chi pensa di avere in mano la verità è molto
pericoloso, soprattutto quando pensa di avere Dio dalla sua parte. Gesù lo
aveva predetto e lo abbiamo letto proprio nel vangelo di oggi: “Viene l’ora in
cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché
non hanno conosciuto né il Padre né me”. Ebbene, lungo il cammino, Saulo sentì
la voce di Gesù che gli diceva: perché mi perseguiti? Pian piano, gli ci volle
del tempo, Saulo capì che Gesù continuava a vivere proprio negli uomini e nelle
donne che avevano creduto in lui e che vivevano amando come Gesù. Capì che Gesù
è vivo perché ha vissuto la sua vita amando, e che l’amore è più forte della
morte. Capisce che l’amore per la verità porta ad uccidere gli altri, e scopre
la verità dell’amore, che è tutto il contrario. Capisce che Dio non è quello
che pensava lui, ma che Dio è solo amore. Ecco dunque cosa vuol dire che Gesù è
risorto: che è sempre vivo, non è non è mai morto, a morire fu solo il suo
corpo, perché chi ama come lui è già risorto, è sempre risorto. E lo stesso
destino di Gesù è riservato a tutti coloro che vivono anche solo una briciola
del suo amore.
Da qui però nasce una seconda domanda, quella che si
fanno le persone che non credono in Gesù, ma che ci facciamo anche noi, e che
più che una domanda esprime un dubbio: è difficile credere che Gesù è risorto,
che prove abbiamo? Nella seconda lettura, Saulo, che ormai era diventato san
Paolo, scrive che Gesù risorto apparve a tantissime persone e, alla fine, anche
a lui. Beati loro, a noi Gesù non è mai apparso. Magari, tutta sta gente aveva
preso un abbaglio, troppo sole, erano ubriachi. Una cosa è certa: la loro vita
cambiò da così a così, prima erano paurosi come conigli, poi divennero
coraggiosi come leoni. Perché? Perché cominciarono a vivere le cose che Gesù
aveva insegnato ed erano felici, erano risorti anche loro. Pensateci un attimo:
noi che prove abbiamo che esiste l’amore? La prova è non è quando uno scrive
una poesia d’amore o dice ti amo, ma quando ama sul serio, quando fa del bene a
qualcuno che non se lo merita. Allora vedete? Non c’è bisogno che ci appaia
Gesù: se noi impariamo a fare quello che Gesù ha detto di fare, ad amare come
lui e, facendo così, sentiamo dentro di noi una grande gioia, vuol dire che
Gesù è davvero risorto, perché siamo noi ad essere risorti. Oltretutto non
dimentichiamo che tutte le apparizioni del Risorto descritte dai vangeli,
compresa quella a Saulo sulla via di Damasco, non sono altro che il tentativo
di esprimere con racconti e parole umane quelle che furono esperienze interiori
difficili da descrivere e che, come tali, è dato anche a noi di poter provare.
Per esempio, la luce che avvolse Saulo e la voce che udì non sono altro che la
Parola di Gesù che se ascoltata e praticata diventa luce per i nostri passi. E
dunque, la prova che Gesù è risorto non ce l’avremo mai attraverso speciali
apparizioni, ma siamo noi col nostro modo di vivere. Mi piace spesso ricordare
l’ironica e feroce accusa del grande filosofo Nietzsche il quale diceva di
essere sicuro che Gesù non era risorto, e la prova ce l’aveva vedendo i
cristiani uscire di chiesa con le facce scure, uguali a come erano entrati.
Vedete allora che la fede non è fare tanti discorsi e uscire di chiesa avendo
imparato una cosa in più, ma è vivere in un modo nuovo. Altrimenti sarebbe come pensare di saper
nuotare perché un insegnante mi ha insegnato tutte le tecniche e i trucchi, e
non avere mai messo in acqua neanche un piede.
Ma questo punto nasce una terza domanda, l’ultima: ma come
si fa a sentire viva la presenza del Risorto nella nostra vita e a vivere o
cercare di vivere come Gesù? È difficile! La risposta ce la dà il Vangelo di
oggi. Gesù dice: quando verrà lo Spirito, egli darà testimonianza di me. Vuol
dire che lo Spirito santo ci ricorda la Parola di Gesù e ci fa sentire nella
mente e nel cuore lo stesso amore di Gesù e del Padre. Lo Spirito santo è come
l’aria buona che si respira in montagna, infatti spirito vuol dire soffio,
aria. Purtroppo noi respiriamo anche molta aria inquinata, cioè ascoltiamo
tantissime parole che ci fanno star male, che generano pensieri negativi, che
ci fanno credere in cose sbagliate. C’è uno spirito buono, che è lo Spirito
santo, e ci sono gli spiriti maligni, infatti Gesù ci ha insegnato a pregare
dicendo al Padre: liberaci dal male, cioè dal maligno. E ha anche detto: quando
preghi, non dire tante parole, ma entra dentro di te, perché Dio è dentro di
te. Noi, invece, che pensiamo di essere più intelligenti di Gesù, non lo
ascoltiamo e facciamo il contrario: quando preghiamo continuiamo a parlare e a
dire preghiere. Tanti maestri della fede hanno insegnato a pregare al ritmo del
respiro. Chiudere gli occhi, e mentre si inspira l’aria pensare a tutti i doni
dello Spirito che Dio soffia dentro di noi. E’ facile capire quali sono: sono
quelli che ci consolano quando siamo tristi (questo vuol dire Spirito
Paraclito) e che ci portano sentimenti di amore, gioia, pace, pazienza,
gentilezza, bontà, dolcezza, mitezza, servizio, perdono. E quando si espira, invece,
bisogna buttare fuori, con l’aria, tutti quegli spiriti del maligno che portano
paura, rabbia, inquietudine, rancore, depressione, egoismo, odio, vendetta,
invidia, gelosia e chi più ne ha ne metta. Non è facile imparare a pregare
così, ma è importante imparare a farlo, proprio per riuscire a sentire dentro
di noi la presenza di Gesù risorto.
E quindi, riassumendo: Gesù risorto vuol dire che è
sempre vivo, perché chi vive amando non muore mai; la prova che Gesù è risorto
siamo noi quando, mettendo in pratica la sua Parola, facendo quello che lui ci
ha insegnato, amando come lui, sentiamo dentro di noi una grande gioia; la
forza per fare tutto questo è lui stesso a darcela con lo Spirito santo, e per
sentire lo Spirito santo dobbiamo far entrare dentro di noi la Parola di Gesù
ed eliminare tutte le altre parole che sono contrarie alla sua.