L’ANIMA
L’uomo, per
vivere, ha bisogno dell’amore, del bene, ha fame di giustizia, di bene, di
amore, di verità, e si accorge che il mondo non riesce a soddisfare questa
fame.
Ma da dove
viene questa sete presente nell’uomo? Può venire dal corpo, che in realtà è
animato, come per tutti gli esseri viventi, solo da leggi fisiche che nulla
c’entrano con tali desideri?
Ad esempio,
gli animali, queste domande non se le pongono. Le azioni degli animali si
muovono solo in base alla logica dell’istinto e del tornaconto personale. Una
legge fisica.
Ciò vuol dire che questa sete presente nell’uomo può venire solo da una dimensione che sfugge alla pesantezza, leggera come il vento, ànemos in greco, e da qui è nata la parola anima.
Ma in
greco, vento si dice anche pneuma, lo stesso termine per dire spirito.
L’anima e
lo spirito dicono la leggerezza che ci abita, se la sappiamo scoprire.
L’uomo si
trova nel mondo come una qualunque altra cosa del mondo, ma insieme, in modo
del tutto diverso rispetto a ogni altra cosa del mondo.
Questa
differenza, nella storia, è stata chiamata anima.
Se non ci
fosse l’anima, non potremmo spiegare la più grande ricchezza che
contraddistingue l’uomo rispetto ad ogni altro ente dell’universo. Qual è
questa ricchezza? E’ la libertà.
Se c’è la
libertà, c’è l’anima.
Una libertà
con mille contraddizioni, certo, ma quando ad un certo punto l’uomo si mette ad
agire in un modo nuovo, diventando addirittura capace di andare oltre le leggi
fisiche a cui è soggetto e che lo condurrebbero, seguendo l’istinto, a
desiderare solo il bene per sé, e al contrario diventa capace di perseguire e
compiere il bene anche contro il proprio interesse, si deve dire che la libertà
esiste.
Gli uomini,
per gran parte delle loro azioni, sono necessitati, come gli animali, e seguono
la forza di gravità che li precipita verso il basso, verso di sé, verso il
proprio io.
Solo agendo
per il bene si esce da questa logica.
Dunque è il
bene che genera la libertà.
L’uomo che
vuol essere libero non deve fare altro che agire per il bene: solo così spezza
le catene che lo legano alla necessità naturale.
Ma allora,
se è vero che gli uomini sono in grado di vivere per un senso di giustizia che
prescinde dalla loro convenienza, da dove nasce questo sentimento
spontaneo, libero e distante dalla
logica naturale?
Solo
dall’anima può nascere.
Se c’è il
bene, c’è l’anima.
E solo il
bene è la via per accedere a Dio, perché Dio è amore: se c’è il bene, c’è Dio.
E il bene
c’è.
E dunque,
l’anima e la vita morale che persegue il bene, non possono che portare a Dio.
COS’E’ L’ANIMA?
I fisici, e
non i teologi, ci insegnano che ogni essere dobbiamo pensarlo come energia,
energia che è all’origine di ogni altra dimensione e senza la quale non si
comprende nulla della vita.
Prima della
materia c’è l’energia, perché la materia stessa non è altro che ciò che
scaturisce dal movimento mai sazio di elementi primordiali.
Anche un
sasso, che in apparenza, nella sua durezza e stabilità, ci apparirebbe privo di
energia, in realtà è così per via dell’energia che viene sviluppata dal pazzo e
forsennato movimento degli elettroni intorno al nucleo dell’atomo, ad una
velocità pari a 100 milioni di chilometri orari.
E lo stesso
vale per il cervello o per l’unghia di un uomo.
La scienza
antica parlava di impenetrabilità dei corpi: oggi sorridiamo, da quando è stata
scoperta la struttura dell’atomo, oggi che noi stessi facciamo passare dentro i
nostri corpi chissà quante migliaia di onde elettromagnetiche al giorno.
Anche noi,
dal punto di vista della fisica quantistica, siamo vuoti. La materia del nostro
corpo non è altro che energia condensata, o meglio, energia che continuamente
si condensa.
Ma come
mai, a differenza del sasso, il corpo umano si muove ed è vivo?
Perché un
sasso è senza vita e noi no?
Perché nel
caso del sasso l’energia è tutta condensata nella materia, nel nostro caso,
invece, l’energia scaturita dal movimento atomico non si condensa tutta nella
materia, ma presenta un surplus, un’eccedenza, rispetto alla materia. E’ questo
surplus di energia a rendere vivente un corpo, a renderlo…. animato.
Se
vogliamo, a questo primo livello dell’essere, l’anima si spiega così, come il
surplus di energia rispetto alla configurazione materiale del corpo.
Questo
surplus è il segreto della vita.
Ogni essere
vivente, per il fatto stesso di vivere, di essere cioè animato, possiede
un’anima. Non solo gli animali, anche le piante, che non a caso crescono meglio
con la musica di Bach che con quella da discoteca. I sassi sono indifferenti
alla musica.
Inoltre,
più cresce la differenza tra la materia costituita dall’energia e l’energia
residua, più cresce la qualità dell’anima.
Insomma,
quando l’energia è uguale alla materia non si ha la vita, e quando è maggiore
della materia, si.
E più
cresce la differenza tra l’energia libera e l’energia come materia, più cresce
la qualità della vita che riesce a manifestarsi.
Se il
residuo di energia che rimane (l’anima) è tutto concentrato sulla materia, vi è
solo la vita materiale.
Se invece
questo surplus di energia che forma l’anima riesce a distaccarsi dalle
necessità e dai legami della materia, nasce una forma di vita che conosce anche
la dimensione spirituale.
Ma l’uomo è
l’unico essere nell’universo conosciuto nel quale la differenza tra energia
libera ed energia legata come materia è tale da produrre una dimensione
qualitativa dell’essere superiore a qualunque altro.
Dio è solo
e interamente energia: Dio è spirito, insegna il Vangelo.
IL NUTRIMENTO DELL’ANIMA
Ora, ogni
uomo viene al mondo con la propria quantità di energia (intelligenza e volontà)
che ha una determinata forma (carattere), delle quali non ha alcun merito: c’è
chi ne ha di più e chi di meno, chi ne ha molta a un livello, chi ad un altro.
Senza merito. Casualmente. Sono un po’ i talenti di cui parla Gesù: a chi cento
a chi dieci.
E’ l’anima
al suo livello naturale, che chiamiamo psiche.
Il merito
ha inizio nell’uso che si fa di questa energia di cui si è stati casualmente
dotati, ovvero nel modo in cui si investono o meno i propri talenti. E questo
dipende dalla propria libertà.
E da come
questa libertà viene nutrita.
Ogni giorno
noi la nutriamo, ma siccome spesso ne siamo inconsapevoli, ecco che nutrendola
l’avveleniamo.
Nutrendo
male l’anima, con cose effimere che appunto sembrano nutrire, ma in realtà
avvelenano, ecco abbattersi sulle anime una profonda e grigia tristezza
interiore non appena capita di fermarsi a riflettere su se stessi.
E l’anima
viene nutrita con cose effimere perché il proprio Io, che vuole soddisfare se
stesso, crede con esse di poter conseguire la propria felicità.
Per
coltivare l’anima, e non solo gli ortaggi o gli alberi, occorre vigilanza, dice
Gesù.
E una delle
più importanti forme di vigilanza è quella di ricercare per l’anima il
nutrimento buono, che è la ricerca del bene.
L’ANIMA E’ IMMORTALE?
Il corpo
non è immortale: polvere siamo e polvere torneremo, dice la Bibbia, e lo
conferma la vita.
E già gli
antichi Egizi, nel famoso Libro dei morti, sapevano che “ogni essere umano
morirà come qualsiasi quadrupede, uccello, pesce, verme, serpente: chi vive
morirà”.
La fede
cristiana, però, da sempre, ha professato la risurrezione, intesa non solo come
immortalità dell’anima, ma ancora di più, come risurrezione della carne,
risurrezione dei corpi.
Ma quando
ne parla, san Paolo spiega bene: si tratta di corpi spirituali, contrapposti ai
corpi materiali, e cioè di corpi che non hanno più nulla a che fare con la
carne.
Vuol dire
che con la morte, il nostro spirito non cessa di vivere, il nostro Io non
svanisce in un divino impersonale, ma continua a sussistere come Io personale,
come persona.
Ma ad una
condizione.
Che in
questo mondo naturale governato dalla forza dell’istinto, l’anima abbia aderito
a ciò che naturale non è, a ciò che è sovra-naturale, e cioè al bene, perché
solo così può raggiungere Dio. Se nella vita naturale l’uomo ha speso la sua
energia non per incrementare il suo potere, ma per servire il vero, vivendo
l’amore, questa energia, che non è materia, non può morire con la materia.
Già in
questa vita.
Ricordate la
storia della cipolla raccontata da Dostoevskji?
C'era una imita una donna
cattiva che morì, senza lasciarsi dietro nemmeno un'azione virtuosa. I diavoli l'afferrarono e la gettarono in un
lago di fuoco. Ma il suo angelo
custode era lì e pensava: di quale azione virtuosa mi posso ricordare per dirla a Dio? Se ne ricordò una e
disse a Dio: «Ha sradicato una cipolla
nell'orto e l'ha data a una mendicante». E Dio gli rispose: «Prendi dunque quella stessa cipolla, tendila a lei nel
lago, che vi si aggrappi e la tenga stretta,
e se tu la tirerai fuori dal lago, vada in paradiso; se invece la cipolla si
strapperà, la donna rimanga dov'è ora». L'angelo corse dalla donna, le tese la
cipolla: «Su, donna - le disse - attaccati e vieni». E si mise a tirarla cautamente, e l'aveva già quasi tirata fuori, ma gli altri
peccatori che erano nel lago, quando videro che la traevano fuori, cominciarono
ad aggrapparsi tutti a lei, per essere
anch'essi tirati fuori. Ma la donna era cattiva cattiva e si mise a sparar calci contro di loro, dicendo: «È me che si
tira e non voi, la cipolla è mia e non vostra». Appena ebbe detto questo, la
cipolla si strappò. E
la donna cadde nel lago e
brucia ancora. E l'angelo si mise a piangere e si allontanò.
Se
quella donna avesse avuto un solo piccolo istante di amore, di capacità di condivisione, sarebbe bastata una
cipolla per liberare l'inferno. Non è Dio che vuole condannare. È che la
vita eterna, che si trova nella dimensione
divina, è la vita del bene e dell'amore, e vi possono accedere solo coloro che
ne hanno almeno una traccia.
Chi agisce per il bene sperimenta l'unione con Dio fin da
subito, attraverso la gioia sovra-naturale
che entra in lui, che entra sempre, infallibilmente,
basta agire per il bene puro.
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio
lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Giovanni 14,23).
La gioia sovra-naturale non è la semplice felicità che
insegue il mondo. Anzi, spesso è
contraria a questa effimera felicità. Si può anche soffrire, e ciononostante essere in questa gioia, una gioia che «nessuno vi potrà togliere» (Giovanni 16,23). Lo
dimostrano le vite dei santi.
La fede autenticamente vissuta è l'ingresso in un'altra
dimensione del mondo attraverso l'adesione incondizionata
al bene. Siccome le nostre anime sono fatte per questo, quando tale ingresso
avviene, esse sono nella gioia, perché sono
arrivate a casa (il Paradiso).
Non
è che l'anima entra nella dimensione dello
spirito a seguito della morte del corpo, l'anima vi è già entrata prima, come frutto del suo lavoro su di sé. La dimensione dello spirito è già qui e ora quando
l’anima persegue la via del bene.
Non è detto
quindi che tutti gli uomini arrivino ad avere quest’anima sovra-naturale.
L’anima diventa sovra-naturale se si apre alla grazia che invita al bene,
perché solo così supera la natura.
E
l’accoglienza di questa grazia è frutto dell’adesione all’azione dello Spirito
Santo, che muove al bene e risveglia nella natura umana quel seme divino
presente fin dalla nascita.
Se al
contrario un uomo rimane chiuso a questa grazia che invita al bene, il seme di
eternità chiuso in lui non germoglierà mai. E un anima così incurvata su di sé,
non può che morire quando muore anche il corpo. Non è immortale. Con la morte
del corpo, svanisce anch’essa.
Questo è
l’inferno. L’uomo, si può perdere veramente e definitivamente. Il Maestro è
stato chiaro: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa
è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per
essa”:
Altro che
cristianesimo democratico e solidaristico.
C’è una
guerra in corso: la guerra per il possesso delle nostre anime.
Tutto
questo vuol dire che l’inferno non è nell’aldilà, perché nell’aldilà può
esserci solo il regno di Dio (il Paradiso). Il Diavolo non è nell’aldilà, ma
agisce qui, su questa terra, dove lui è il principe, il Principe di questo
mondo.
Insomma.
Con la
nostra anima possiamo trascendere il tempo, perché possediamo una dotazione di
energia libera che abbiamo solo noi. Coloro che avranno usato di questa energia
secondo la logica di tutti gli altri esseri che popolano il mondo, avranno la
loro medesima sorte: la dissoluzione.
E’ questo
l’inferno: non una esistenza dell’anima in mezzo ai tormenti dopo la morte, ma
la sua dissoluzione. Perché nell’aldilà può esserci solo il Paradiso, solo il
regno del bene, perché è solo il bene che sa andare oltre, che sa andare al di
là della natura. Solo il bene è trascendente.
E questa
non è fede, ma fisica dell’anima!
Si, il male
non è comparabile al bene, non è sullo stesso piano, perché il male è il
rifiuto del bene dopo averlo visto. Il male nasce quando l’appello della grazia
al bene riceve risposta negativa. Se l’Io risponde di si a questa grazia, la
sua liberà esce dalla logica naturale, dalla logica del mondo, oltrepassa
l’essere, entra nella leggera dimensione della gratuità, del bene, del divino.
Quando
l’uomo continua ad avvertire forte l’obbligo verso il bene e continua ad agire
in questa direzione contro tutte le avversità che lo contrastano, vuol dire
proprio che sta rispondendo ad una chiamata del tutto diversa da quella
naturale, una chiamata che non lo fa concentrare su di sé, ma che lo spinge
fuori di sé, che lo libera dalle catene, che lo innalza, che lo spinge verso
l’alto, che gli consente di superare le correnti gravitazionali, e che conduce
la sua anima a vivere per sempre anche dopo la morte del corpo.
E questo è
quello che dice il cristianesimo quando parla di risurrezione.