sabato 15 marzo 2014

ANIMA, PARADISO E INFERNO


L’ANIMA
L’uomo, per vivere, ha bisogno dell’amore, del bene, ha fame di giustizia, di bene, di amore, di verità, e si accorge che il mondo non riesce a soddisfare questa fame.
Ma da dove viene questa sete presente nell’uomo? Può venire dal corpo, che in realtà è animato, come per tutti gli esseri viventi, solo da leggi fisiche che nulla c’entrano con tali desideri?
Ad esempio, gli animali, queste domande non se le pongono. Le azioni degli animali si muovono solo in base alla logica dell’istinto e del tornaconto personale. Una legge fisica.



Ciò vuol dire che questa sete presente nell’uomo può venire solo da una dimensione che sfugge alla pesantezza, leggera come il vento, ànemos in greco, e da qui è nata la parola anima.
Ma in greco, vento si dice anche pneuma, lo stesso termine per dire spirito.
L’anima e lo spirito dicono la leggerezza che ci abita, se la sappiamo scoprire.
L’uomo si trova nel mondo come una qualunque altra cosa del mondo, ma insieme, in modo del tutto diverso rispetto a ogni altra cosa del mondo.
Questa differenza, nella storia, è stata chiamata anima.
Se non ci fosse l’anima, non potremmo spiegare la più grande ricchezza che contraddistingue l’uomo rispetto ad ogni altro ente dell’universo. Qual è questa ricchezza? E’ la libertà.
Se c’è la libertà, c’è l’anima.
Una libertà con mille contraddizioni, certo, ma quando ad un certo punto l’uomo si mette ad agire in un modo nuovo, diventando addirittura capace di andare oltre le leggi fisiche a cui è soggetto e che lo condurrebbero, seguendo l’istinto, a desiderare solo il bene per sé, e al contrario diventa capace di perseguire e compiere il bene anche contro il proprio interesse, si deve dire che la libertà esiste.
Gli uomini, per gran parte delle loro azioni, sono necessitati, come gli animali, e seguono la forza di gravità che li precipita verso il basso, verso di sé, verso il proprio io.
Solo agendo per il bene si esce da questa logica.
Dunque è il bene che genera la libertà.
L’uomo che vuol essere libero non deve fare altro che agire per il bene: solo così spezza le catene che lo legano alla necessità naturale.
Ma allora, se è vero che gli uomini sono in grado di vivere per un senso di giustizia che prescinde dalla loro convenienza, da dove nasce questo sentimento spontaneo,  libero e distante dalla logica naturale?
Solo dall’anima può nascere.
Se c’è il bene, c’è l’anima.
E solo il bene è la via per accedere a Dio, perché Dio è amore: se c’è il bene, c’è Dio.
E il bene c’è.
E dunque, l’anima e la vita morale che persegue il bene, non possono che portare a Dio.



COS’E’ L’ANIMA?
I fisici, e non i teologi, ci insegnano che ogni essere dobbiamo pensarlo come energia, energia che è all’origine di ogni altra dimensione e senza la quale non si comprende nulla della vita.
Prima della materia c’è l’energia, perché la materia stessa non è altro che ciò che scaturisce dal movimento mai sazio di elementi primordiali.
Anche un sasso, che in apparenza, nella sua durezza e stabilità, ci apparirebbe privo di energia, in realtà è così per via dell’energia che viene sviluppata dal pazzo e forsennato movimento degli elettroni intorno al nucleo dell’atomo, ad una velocità pari a 100 milioni di chilometri orari.
E lo stesso vale per il cervello o per l’unghia di un uomo.
La scienza antica parlava di impenetrabilità dei corpi: oggi sorridiamo, da quando è stata scoperta la struttura dell’atomo, oggi che noi stessi facciamo passare dentro i nostri corpi chissà quante migliaia di onde elettromagnetiche al giorno.
Anche noi, dal punto di vista della fisica quantistica, siamo vuoti. La materia del nostro corpo non è altro che energia condensata, o meglio, energia che continuamente si condensa.
Ma come mai, a differenza del sasso, il corpo umano si muove ed è vivo?
Perché un sasso è senza vita e noi no?
Perché nel caso del sasso l’energia è tutta condensata nella materia, nel nostro caso, invece, l’energia scaturita dal movimento atomico non si condensa tutta nella materia, ma presenta un surplus, un’eccedenza, rispetto alla materia. E’ questo surplus di energia a rendere vivente un corpo, a renderlo…. animato.
Se vogliamo, a questo primo livello dell’essere, l’anima si spiega così, come il surplus di energia rispetto alla configurazione materiale del corpo.
Questo surplus è il segreto della vita.
Ogni essere vivente, per il fatto stesso di vivere, di essere cioè animato, possiede un’anima. Non solo gli animali, anche le piante, che non a caso crescono meglio con la musica di Bach che con quella da discoteca. I sassi sono indifferenti alla musica.
Inoltre, più cresce la differenza tra la materia costituita dall’energia e l’energia residua, più cresce la qualità dell’anima.
Insomma, quando l’energia è uguale alla materia non si ha la vita, e quando è maggiore della materia, si.
E più cresce la differenza tra l’energia libera e l’energia come materia, più cresce la qualità della vita che riesce a manifestarsi.
Se il residuo di energia che rimane (l’anima) è tutto concentrato sulla materia, vi è solo la vita materiale.
Se invece questo surplus di energia che forma l’anima riesce a distaccarsi dalle necessità e dai legami della materia, nasce una forma di vita che conosce anche la dimensione spirituale.
Ma l’uomo è l’unico essere nell’universo conosciuto nel quale la differenza tra energia libera ed energia legata come materia è tale da produrre una dimensione qualitativa dell’essere superiore a qualunque altro.
Dio è solo e interamente energia: Dio è spirito, insegna il Vangelo.


IL NUTRIMENTO DELL’ANIMA
Ora, ogni uomo viene al mondo con la propria quantità di energia (intelligenza e volontà) che ha una determinata forma (carattere), delle quali non ha alcun merito: c’è chi ne ha di più e chi di meno, chi ne ha molta a un livello, chi ad un altro. Senza merito. Casualmente. Sono un po’ i talenti di cui parla Gesù: a chi cento a chi dieci.
E’ l’anima al suo livello naturale, che chiamiamo psiche.
Il merito ha inizio nell’uso che si fa di questa energia di cui si è stati casualmente dotati, ovvero nel modo in cui si investono o meno i propri talenti. E questo dipende dalla propria libertà.
E da come questa libertà viene nutrita.
Ogni giorno noi la nutriamo, ma siccome spesso ne siamo inconsapevoli, ecco che nutrendola l’avveleniamo.
Nutrendo male l’anima, con cose effimere che appunto sembrano nutrire, ma in realtà avvelenano, ecco abbattersi sulle anime una profonda e grigia tristezza interiore non appena capita di fermarsi a riflettere su se stessi.
E l’anima viene nutrita con cose effimere perché il proprio Io, che vuole soddisfare se stesso, crede con esse di poter conseguire la propria felicità.
Per coltivare l’anima, e non solo gli ortaggi o gli alberi, occorre vigilanza, dice Gesù.
E una delle più importanti forme di vigilanza è quella di ricercare per l’anima il nutrimento buono, che è la ricerca del bene.

L’ANIMA E’ IMMORTALE?
Il corpo non è immortale: polvere siamo e polvere torneremo, dice la Bibbia, e lo conferma la vita.
E già gli antichi Egizi, nel famoso Libro dei morti, sapevano che “ogni essere umano morirà come qualsiasi quadrupede, uccello, pesce, verme, serpente: chi vive morirà”.
La fede cristiana, però, da sempre, ha professato la risurrezione, intesa non solo come immortalità dell’anima, ma ancora di più, come risurrezione della carne, risurrezione dei corpi.
Ma quando ne parla, san Paolo spiega bene: si tratta di corpi spirituali, contrapposti ai corpi materiali, e cioè di corpi che non hanno più nulla a che fare con la carne.
Vuol dire che con la morte, il nostro spirito non cessa di vivere, il nostro Io non svanisce in un divino impersonale, ma continua a sussistere come Io personale, come persona.
Ma ad una condizione.
Che in questo mondo naturale governato dalla forza dell’istinto, l’anima abbia aderito a ciò che naturale non è, a ciò che è sovra-naturale, e cioè al bene, perché solo così può raggiungere Dio. Se nella vita naturale l’uomo ha speso la sua energia non per incrementare il suo potere, ma per servire il vero, vivendo l’amore, questa energia, che non è materia, non può morire con la materia.
Già in questa vita.
Ricordate la storia della cipolla raccontata da Dostoevskji?
C'era una imita una donna cattiva che morì, senza lasciarsi dietro nemme­no un'azione virtuosa. I diavoli l'afferrarono e la gettarono in un lago di fuoco. Ma il suo angelo custode era lì e pensava: di quale azione virtuosa mi posso ricordare per dirla a Dio? Se ne ricordò una e disse a Dio: «Ha sradicato una cipolla nell'orto e l'ha data a una mendicante». E Dio gli rispose: «Prendi dunque quella stessa cipolla, tendila a lei nel lago, che vi si aggrappi e la tenga stretta, e se tu la tirerai fuori dal lago, vada in paradiso; se invece la cipolla si strapperà, la donna rimanga dov'è ora». L'angelo corse dalla donna, le tese la cipolla: «Su, donna - le disse - attaccati e vieni». E si mise a tirarla cautamen­te, e l'aveva già quasi tirata fuori, ma gli altri peccatori che erano nel lago, quando videro che la traevano fuori, cominciarono ad aggrapparsi tutti a lei, per essere anch'essi tirati fuori. Ma la donna era cattiva cattiva e si mise a spa­rar calci contro di loro, dicendo: «È me che si tira e non voi, la cipolla è mia e non vostra». Appena ebbe detto questo, la cipolla si strappò. E la donna cadde nel lago e brucia ancora. E l'angelo si mise a piangere e si allontanò.
Se quella donna avesse avuto un solo piccolo istante di amore, di capacità di condivisione, sarebbe bastata una cipolla per liberare l'inferno. Non è Dio che vuole condannare. È che la vita eterna, che si trova nella dimensione divina, è la vita del bene e dell'amore, e vi possono accedere solo coloro che ne hanno almeno una traccia.
Chi agisce per il bene sperimenta l'unione con Dio fin da subito, attraverso la gioia sovra-naturale che entra in lui, che entra sempre, infallibilmen­te, basta agire per il bene puro.
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Giovanni 14,23).
La gioia sovra-naturale non è la semplice felicità che insegue il mondo. Anzi, spesso è contraria a questa effimera felicità. Si può anche soffrire, e ciononostante essere in questa gioia, una gioia che «nessuno vi potrà togliere» (Giovanni 16,23). Lo dimostrano le vite dei santi.
La fede autenticamente vissuta è l'ingresso in un'altra dimensio­ne del mondo attraverso l'adesione incondizionata al bene. Siccome le nostre anime sono fatte per questo, quando tale ingresso avviene, esse sono nella gioia, perché sono arrivate a casa (il Paradiso).
Non è che l'anima entra nel­la dimensione dello spirito a seguito della morte del corpo, l'anima vi è già entrata prima, come frutto del suo lavoro su di sé. La di­mensione dello spirito è già qui e ora quando l’anima persegue la via del bene.
Non è detto quindi che tutti gli uomini arrivino ad avere quest’anima sovra-naturale. L’anima diventa sovra-naturale se si apre alla grazia che invita al bene, perché solo così supera la natura.
E l’accoglienza di questa grazia è frutto dell’adesione all’azione dello Spirito Santo, che muove al bene e risveglia nella natura umana quel seme divino presente fin dalla nascita.
Se al contrario un uomo rimane chiuso a questa grazia che invita al bene, il seme di eternità chiuso in lui non germoglierà mai. E un anima così incurvata su di sé, non può che morire quando muore anche il corpo. Non è immortale. Con la morte del corpo, svanisce anch’essa.
Questo è l’inferno. L’uomo, si può perdere veramente e definitivamente. Il Maestro è stato chiaro: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa”:
Altro che cristianesimo democratico e solidaristico.
C’è una guerra in corso: la guerra per il possesso delle nostre anime.
Tutto questo vuol dire che l’inferno non è nell’aldilà, perché nell’aldilà può esserci solo il regno di Dio (il Paradiso). Il Diavolo non è nell’aldilà, ma agisce qui, su questa terra, dove lui è il principe, il Principe di questo mondo.
Insomma.
Con la nostra anima possiamo trascendere il tempo, perché possediamo una dotazione di energia libera che abbiamo solo noi. Coloro che avranno usato di questa energia secondo la logica di tutti gli altri esseri che popolano il mondo, avranno la loro medesima sorte: la dissoluzione.
E’ questo l’inferno: non una esistenza dell’anima in mezzo ai tormenti dopo la morte, ma la sua dissoluzione. Perché nell’aldilà può esserci solo il Paradiso, solo il regno del bene, perché è solo il bene che sa andare oltre, che sa andare al di là della natura. Solo il bene è trascendente.
E questa non è fede, ma fisica dell’anima!
Si, il male non è comparabile al bene, non è sullo stesso piano, perché il male è il rifiuto del bene dopo averlo visto. Il male nasce quando l’appello della grazia al bene riceve risposta negativa. Se l’Io risponde di si a questa grazia, la sua liberà esce dalla logica naturale, dalla logica del mondo, oltrepassa l’essere, entra nella leggera dimensione della gratuità, del bene, del divino.
Quando l’uomo continua ad avvertire forte l’obbligo verso il bene e continua ad agire in questa direzione contro tutte le avversità che lo contrastano, vuol dire proprio che sta rispondendo ad una chiamata del tutto diversa da quella naturale, una chiamata che non lo fa concentrare su di sé, ma che lo spinge fuori di sé, che lo libera dalle catene, che lo innalza, che lo spinge verso l’alto, che gli consente di superare le correnti gravitazionali, e che conduce la sua anima a vivere per sempre anche dopo la morte del corpo.
E questo è quello che dice il cristianesimo quando parla di risurrezione.