domenica 13 aprile 2014

Domenica delle Palme

La domenica delle Palme la liturgia ci regala due vangeli diversi, uno che si legge nella messa con la processione e uno in tutte le altre messe, due vangeli che però sono collegati fra loro perché sono uno il seguito dell'altro, e raccontano gli eventi che anticipano il significato di quello che Gesù  vivrà nei giorni della sua passione, morte e risurrezione che andremo a rivivere nei giorni del Triduo pasquale tra qualche giorno, e quindi ci aiutano a disporre bene le menti e i cuori ad entrare con lo spirito giusto nella settimana santa, la più importante di tutto l'anno liturgico. Meditando questi due vangeli mi è venuto in mente un titolo efficace da dare all'omelia, facile da ricordare e abbastanza strano, e il titolo è questo: il profumo
dell'asino. Strano perché di fatto un asino non profuma, ma puzza. È l'asino sul quale Gesù decide di salire entrando a Gerusalemme. Cerchiamo di capire perché, cosa vuol dire che questo asino profuma. La sera
prima di entrare in città Gesù si trovava nel villaggio di Betania, alle porte di Gerusalemme, in casa dei suoi amici, i tre fratelli Marta, Maria e Lazzaro, per un banchetto di festa in onore di Lazzaro che Gesù aveva risuscitato, come ascoltavamo domenica scorsa. In quella casa che prima puzzava di morte era tornata la vita. Durante il banchetto accade un fatto sconcertante. Maria, la sorella di Marta e Lazzaro, rompe un vaso di preziosissimo nardo profumato, e con esso unge i piedi di Gesù. Un gesto sconcertante per i benpensanti, perché era un gesto di intimità nuziale, e anche perchè era uno spreco di denaro molto elevato, tanto è vero che Giuda interviene dicendo che vendendo quel nardo avrebbero potuto ricavare molti soldi per i poveri. Eppure Gesù la lascia fare e la difende. Perché? Perché Maria compie un gesto simbolico importantissimo. Anzitutto un gesto di amore, il primo gesto d'amore compiuto da qualcuno nei suoi confronti. Dio cerca qualcuno che lo ami. Egli, lo Sposo che ama, cerca la sposa che lo ami. Maria è dunque simbolo di tutti coloro che vivono il rapporto col Signore per come deve essere, un rapporto di amore come quello tra due sposi. Inoltre, con quel gesto, Maria lo consacra Re e Messia, come il Cristo, l'Unto del Signore che Israele attendeva come liberatore. E Gesù è il Cristo. Ma non il Cristo che tutti attendevano, il rivoluzionario mandato da Dio che sarebbe diventato Re di Israele guidando una rivolta armata contro i Romani. Il giorno dopo, infatti, Gesù entra a Gerusalemme e viene acclamato come Re e Messia dalla folla: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele,  osanna, cioè vieni a salvarci. Ma sei giorni dopo verrà messo a morte, perché scopriranno che Gesù era ben diverso da quello che si aspettavano. Gesù rivela che Dio è amore, che Dio è Padre, e quindi che gli altri, anche i nemici, sono nostri fratelli che siamo chiamati ad amare nel modo in cui Dio ama noi. Gesù dunque è si un Re, ma il cui trono è una croce e la cui corona è fatta di spine. E’ davvero il Cristo mandato da Dio, ma non il rivoluzionario che tutti si aspettavano: Gesù è rivoluzionario nel senso che rivoluziona l’idea di Dio che noi ci siamo fatti, mostrandoci che Dio è amore. Pertanto, Gesù si identifica con quel nardo profumato. È lui il vero nardo. Il nardo è un profumo molto costoso che viene dall’India e la qualità più pregiata cresce sui cinquemila metri, e si fa con le radici del fiore, quindi muore il fiore per dare il suo profumo. Gesù sulla croce romperà il vaso del suo corpo ed effonderà il suo amore su tutti. Nel Cantico dei Cantici si dice che il Nome di Dio è “Profumo”, nardo effuso, perché è amore che si dona. Infatti di amore non si vive, ma si muore. Dio ha fatto l’uomo per amore, perché l’uomo lo ami e diventi come lui. Dove non c’è amore Dio non esiste, c’è morte, c’è il puzzo che emanava il cadavere di Lazzaro. E la casa si riempì di questo profumo... prima era piena di morte, ora è piena di profumo, è piena di Dio. Dove c’è amore c’è Dio. Ma in cosa consiste concretamente l’amore di Dio? L'amore di Dio per noi, dello Sposo verso la Sposa, e che noi dobbiamo manifestarci gli uni verso gli altri, che cosa è, in che modo deve esprimersi? E’ qui che entra in gioco l’asino.  L’asino è un animale che serve, utile, dannoso a nessuno, che porta i pesi, dunque Gesù lo sceglie come cavalcatura per spiegare che Dio ci ama facendosi nostro servo, lavando, cancellando, perdonando i nostri peccati che ci separano da Lui, portando i nostri pesi, trattandoci da amici anche quando siamo nemici, riempiendoci del suo amore perché anche noi lo riversiamo sugli altri. Che ci ama non togliendoci le croci, ma dandoci col suo Spirito la forza di portarle come Gesù e con Gesù, con l’amore di Gesù, e mostrandoci che questa è l’unica via che ci porta alla risurrezione, alla vita eterna. Nell’ultima cena, lavando i piedi agli apostoli, Gesù spiegherà il significato di tutta la sua vita raffigurato dall’eucaristia e realizzato sulla croce: diventa pane spezzato e vino versato per tutti affinchè anche noi, nutrendoci di lui, diventiamo a nostra volta pane spezzato e vino versato per tutti. Cioè degli asini. Io sono in mezzo a voi come colui che serve, e se io che sono il Signore ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni degli altri. E noi, bravi solo a parole, invece di fare così ci limitiamo a constatare quando i piedi degli altri puzzano. E’ interessante notare come durante il banchetto di Betania, mentre Maria versava il nardo sui piedi di Gesù, Marta cosa faceva? Serviva a tavola. Marta era già risorta, aveva capito in anticipo il mistero dell’asino. C’è un antico graffito che rappresenta un crocifisso con la testa d’asino. C’è chi dice che sia una immagine blasfema, e invece no, è davvero una delle iconografie più belle di Cristo che è “asino”, che manifesta come Dio è amore e servizio. Ecco, dunque, il nardo e l’asino, entrambi simbolo di Dio. Il nardo col suo profumo simbolo di amore e l’asino simbolo dell’amore che si fa servizio. Amore per Dio vuol dire servizio per gli altri. Nient’altro. (I poveri li avrete sempre con voi…) E’ bello che proprio questa domenica sia stata scelta per raccogliere le ultime adesioni di chi vorrà per il fondo famiglie solidali promosso dalla nostra Caritas, per aiutare i poveri delle nostre parrocchie. Dopodichè il modo di vivere il servizio, ognuno di noi è chiamato a declinarlo in mille forme, a seconda delle circostanze che capitano nella vita. Purtroppo spesso diciamo: ma è difficile. Io credo seriamente che sia solo una scusa. Prima di tutto è difficile per noi, ma non per Dio, ed è per questo che il nostro sforzo non deve essere quello di cercare di fare gli asini, ma di lasciarci cospargere dal nardo del Signore: quando sarò ripieno del suo amore, allora sarò capace anch’io di amare grazie alla forza dello Spirito di Dio. Se nella preghiera, anziché chiedere questo, io chiedo a Dio altre cose, sarà non difficile, ma impossibile vivere così. Eppure Gesù è questo che ci ha insegnato a chiedere quando preghiamo. Ma perché nella preghiera io chiedo a Dio altre cose e non questa? Perché in fondo in fondo sono convinto che vivere da asini non sia conveniente. Amare gli altri come Dio è difficile non solo perché non glielo chiediamo, ma non glielo chiediamo perché ci sembra che amare così sia appunto roba da stupidi, da asini. Asino lo diciamo a chi consideriamo scemo, perché in effetti, chi serve gli altri, chi si fa mangiare dagli altri e non pensa a se stesso, è considerato scemo, e ci da anche fastidio perché ci fa sentire in colpa. Peccato ragionando così è come se stessimo dando dello scemo a Gesù che con un asino si è identificato per farci vedere chi è Dio. Ed è solo diventando asini come Gesù che a nostra volta possiamo risorgere, perché il profumo di nardo, il profumo dell’amore di Dio, supera la morte, e trasforma la puzza dell’asino in un odore soave, il profumo dell’amore, il profumo dell’asino. Speriamo e preghiamo che le celebrazioni dei prossimi giorni ci aiutino a guarire da questo raffreddore pericoloso.