Le letture delle domeniche dopo il Martirio di san Giovanni
Battista ruotano intorno ad un tema riassunto dalla domanda di Erode che
compare nel vangelo di oggi: chi è costui? E cioè: chi è Gesù? Una domanda alla
quale, dunque, le letture delle prossime domeniche ci aiuteranno a rispondere.
Di per sé potrebbe apparire una domanda scontata, almeno per noi che siamo qui
e che anche tra poco, nel Credo, sappiamo e diciamo chi è Gesù, altrimenti,
appunto, non saremmo neppure qui. Invece è una domanda tutt’altro che scontata
perché anche noi corriamo il serio rischio di andare avanti anche tutta la vita
a credere in Gesù, a credere che è il Figlio di Dio, ma senza conoscerlo
veramente, e infatti, come ripeto spesso, poi va a finire che pensiamo
Dio a
modo nostro e non secondo quanto ci ha rivelato Gesù, un errore che ha
conseguenze negative pazzesche. Molte crisi di fede nascono perché noi abbiamo
in mente un’immagine di Dio identica a quella che hanno tutti coloro che
credono in Dio e che appartengono ad altre religioni, un’immagine che spesso delude,
l’immagine del Dio giudice e castigamatti di cui avere paura, del Dio mago che
risolve i problemi, del Dio poliziotto che ci protegge, e così via. Quando ci
accorgiamo che Dio non interviene come vorremmo noi, allora andiamo in crisi.
Il punto è che Dio non è niente di tutto ciò. Questo è il Dio che ci costruiamo
noi e che non esiste. E’ Gesù ad averci rivelato chi è Dio veramente. Noi
diciamo che Gesù è Dio, ma questa, se ci pensate bene, è una frase equivoca.
Così dicendo vuol dire che noi abbiamo già in mente chi è Dio e quindi
proiettiamo su Gesù le nostre idee su Dio, cosicchè, quando vediamo che Gesù
non è il Dio che vorremmo noi, entriamo in crisi. Invece, la frase corretta è
un’altra: non che Gesù è Dio, ma che Dio è Gesù. Cioè, noi non sappiamo chi è
Dio: è Gesù che ce lo ha rivelato, e il Dio che Gesù ha rivelato è
completamente diverso da quello che noi potremmo inventarci. Allora come mai
andiamo avanti a pensare Dio in modo diverso? Perché siamo come Erode di cui ci
ha parlato il vangelo. Di lui si dice che ascoltava tutto quello che si diceva
di Gesù e addirittura cercava di vederlo. Di per sé è così che si dovrebbe
fare. Per conoscere Gesù e diventare suoi discepoli occorre anzitutto ascoltare
la sua Parola. Si, ma poi andava avanti lo stesso con le sue idee. A tal punto
che quando il Battista glielo fece presente, Erode pensò bene di farsi come
regalo di compleanno quello di decapitarlo. Anche il Battista all’inizio diceva
a tutti di seguire Gesù perché era lui il Messia che tutti attendevano, poi
però entrò in crisi perché vide che Gesù era molto diverso da quello che aveva
in mente lui, e quindi che a convertirsi non dovevano essere gli altri, ma lui,
e infatti ascoltò la Parola di Gesù e arrivò a capire fino a dare la vita per
lui. Erode no. E ci rappresenta molto bene. Egli ascolta, desidera ascoltare,
ma non è disposto a cambiare modo di pensare e di vivere, e così non può
capire, capisce solo quello che gli interessa, tanto è vero che nel vangelo di
Luca lo ritroveremo quando Pilato manderà Gesù da Erode ed Erode, che
finalmente riesce a vederlo, gli chiede di fare qualche miracolo per lui,
perché gli faceva comodo uno così, e quando Gesù, come risposta, rimase in
silenzio, lo mandò via come se fosse un cialtrone. Infatti Erode, si legge nel
vangelo di Marco, era sposato con la moglie di suo fratello che non era sua
moglie, e questo è un simbolo. Il re rappresenta il popolo il quale ha come
sposo Dio, il suo adulterio rappresenta l’adulterio del popolo che non accetta
Dio. Erode non accetta Dio, non è sposato con la sapienza di Dio, ma è sposato
con la follia, rappresentata da Erodiade, che lo domina. Aveva messo in carcere
la sua coscienza, Giovanni, e ogni tanto andava a sentire quello che diceva,
restava perplesso, ma non si decideva a cambiare moglie, cioè a cambiare vita,
e così alla fine la follia ha la meglio e lo porta ad uccidere Giovanni. Non voleva ucciderlo, ma alla fine la follia
ha la meglio e lo costringe a ucciderlo, a tagliare la testa alla verità. Ma
questa verità a un certo punto ritorna: Giovanni da morto gli è dentro come un
incubo, è davvero risorto, gli parla più da morto che da vivo. Gli ha tagliato
la testa per non sentirne la voce, ma la sente ugualmente, perché non si può
zittire la coscienza, e quando arriva Gesù, risorge anche Giovanni, anche se si
ostina a dire: no, Giovanni l’ho fatto uccidere io. E siccome va avanti a
vivere la vita con le sue idee e in modo sbagliato, nemmeno quando vedrà Gesù
in persona, come desiderava, riuscirà a cambiare, questa è la tragedia di
Erode, che potrebbe essere anche la nostra. Io posso dire di credere che Gesù è
Dio, anzi, che Dio è Gesù, e per far questo devo imparare a leggere, studiare,
amare, conoscere la Bibbia e soprattutto il vangelo. Prima cosa. Ma la fede
vuol dire credere che Gesù ha ragione, scommettere la mia vita su quanto Gesù
ha detto, capire che conviene vivere come ha insegnato Gesù, e fino a quando
non cerco ogni giorno di convertirmi a questa Parola, andrò avanti tutta la vita
a fare come Erode, a star male, ad avere fame e sete, e così Giovanni diventa
un incubo e Gesù diventa tutto tranne che una buona notizia. Sarebbe bello
andare a vedere sempre nel vangelo di Luca quello che invece fanno altri due
personaggi, la Madonna, anzitutto, ma ancora di più Zaccheo, che desiderava
incontrare il Signore e che quando lo incontra cambia la sua vita. Preghiamo
perché sia così anche per noi.