domenica 14 giugno 2015

III DOMENICA DOPO PENTECOSTE

 C’è una frase che compare in tutte e tre le letture : l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una cosa sola. Compare nella Bibbia per la prima volta nel libro della Gen esi che abbiamo letto e Gesù nel vangelo la cita per ri spondere ai farisei che gli domandavano se era leci to a un marito ripudiare la propria moglie. Glielo chiesero per metterlo alla prova, perché
Mosè aveva permess o che vi fosse il ripudio, solo che c’erano due posiz ioni: quelli più progressisti che ritenevano che un uomo potesse ripudiare sua moglie per qualsiasi motivo, anche i più banali (come aver bruciato la frittata) , e quelli più conservatori che ritenevano che le ragio ni dovevano essere molto gravi. Gesù era un progres sista o un conservatore? Ma Gesù, come sempre, spiazza tu tti, richiamando le parole del libro della Genesi c he abbiamo letto e andando all’origine di tutte le cos e, spiegando dunque qual è il disegno, il sogno di Dio. In una società maschilista dove la donna era considera ta meno di zero, Gesù anzitutto ricorda a tutti che l’uomo e la donna sono sullo stesso piano, hanno la stessa dignità. Infatti nella Genesi c’è scritto c he l’uomo da un nome a tutti gli esseri viventi diversi da lu i, perché dare il nome vuol dire che all’uomo è dat o il potere di dominare perché tutto quello che è creato è a suo servizio, mentre la donna viene fatta con lo stesso materiale dell’uomo. Anzitutto viene creata mentre l’uomo sta dormendo, per dire che l’altro e l’altra che guardiamo negli occhi non sono opera no stra, ma dono di Dio, e allora io devo solo dire gr azie. L’amore dunque non è mai una conquista, ma è solo u n dono da accogliere gratis, non può essere possess o, altrimenti si sfascia. E’ vero che c’è scritto che l’uomo la chiamò donna, ma in realtà, in ebraico uo mo si dice is e donna si dice issah, cioè sono due termini che hanno la stessa radice (in italiano, per intenderc i, sarebbe come dire che l’uomo la chiamò uoma), e quindi vuol dire che l’uomo sta dando alla donna il suo stesso nome. Non si chiamano ancora Adamo ed Eva. L’uomo c hiamerà la donna Eva con il peccato, sentendola come inferiore a sé, perché il peccato che rompe il piano di Dio, crea divisione e invece dell’amore g enera egoismo, possesso e sottomissione a scapito del più debole. Si dice infatti che essi erano nudi e non ne provavano vergogna, cioè che accettavano tranquilla mente il loro essere diversi. L’essere diversi può essere motivo di non accettazione, di divisione e quindi d i scontro e di odio, oppure motivo di comunione. St a di fatto che solo la diversità rende possibile l’amore : per completarci io ho bisogno di te e tu di me. A mare uno uguale a me non è amore. Spesso la diversità no i la consideriamo un male, un limite, e invece è la condizione perché vi sia relazione. Pensiamo a Dio. Dio, che è molto diverso da ogni sua creatura, fa diventare questa diversità da lui un motivo non per allontanarci, ma per amarci, e più ci allontaniamo da lui, diventando sempre più diversi da lui, più lui ci pe rdona per farci diventare come lui, capaci di amare come lui e di amarci tra di noi come lui, ma è proprio p erché siamo diversi, ripeto, che possiamo amarci, altrimenti sarebbe impossibile. E amandosi così div entano una sola carne, una sola cosa come Dio. Dio, lo abbiamo celebrato nella festa della Trinità, è fatt o da tre persone diverse, che hanno la stessa natur a divina, non sono una inferiore o superiore all’altr a, ed è proprio amandosi tra di loro che diventano una cosa sola, un solo Dio, senza fondersi tra di loro, senza perdere la loro identità. Ebbene, l’uomo e l a donna che si amano, perché sono diversi e restando divers i, diventano come Dio, perché diventano una sola carne. Insomma, vedendo come un uomo e una donna si amano, tutti noi dovremmo capire come ci ama Dio. Vuol dire che la vera immagine di Dio su quest a terra, non è né il monaco né il prete celibe, la suora e neppure il papa, ma è la coppia umana nella quale l o Spirito di Dio che è amore li rende "una carne so la". San Paolo, che pur viene dopo Gesù, e che è ancora figlio della mentalità maschilista del suo tempo, p arla ancora di sottomissione della donna all’uomo, però lo fa con un sguardo già illuminato dal vangelo paragonando lo sposo a Cristo e la sposa alla Chies a, e dice che gli sposi devono amarsi tra loro di q uesto stesso amore, un amore che è indissolubile, perché Cristo non divorzia mai da noi, e se l’amore dei co niugi deve essere immagine di questo amore, deve essere i ndissolubile, perché una carne sola non la si può dividere, altrimenti si muore. Ora, qui ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli, perché è difficile trovare coppie che si amano così. Ma è difficile in general e amare così, non solo la moglie o il marito, e que sto perché? Perché coi nostri soli sforzi non ce la fac ciamo. E quindi è solo mantenendo vivo il contatto con lo Spirito di Dio, lasciandoci riempire del suo amore e sentendoci dunque amati da Lui, che è possibile c iò che altrimenti sarebbe impossibile. Chi si sposa in chi esa e di fatto poi non vive un serio cammino di fed e dovrebbe dunque evitare di sposarsi in chiesa. Ciò nonostante è pur vero che anche oggi, come ai tempi di Gesù e prima ancora di Mosè, i motivi per i quali u na coppia arriva a dividersi possono essere tanti, e non stupidi, ma drammatici. Dalla bocca di Gesù non esc ono parole di condanna: parla della durezza del cuo re che impedisce di vivere il vero amore. E con la sua vita, il suo insegnamento e la sua morte ha rivela to che l’amore di Dio vuole raggiungere tutti per riempirc i del suo amore e renderci capaci così di amare. Pe r cui dobbiamo pregare perché la seconda parte del sinodo delle famiglie che si aprirà fra qualche mese, nel quale i vescovi insieme al papa cercheranno di dare risposte vere e adeguate a fronte di situazioni drammatiche di separati, divorziati e risposati, qu este risposte vengano trovate e siano migliori di q uelle che avevano trovato i farisei. Perché, come diceva il cardinal Martini, il punto non è come portare i divorziati ai sacramenti, ma come portare i sacrame nti, cioè la misericordia di Dio, ai divorziati. Ap punto perché l’eucaristia non è per i perfetti, infatti l ’amore di Dio è per tutti noi che perfetti non lo s iamo, ed è per farci diventare perfetti, e perfetti come Dio l o si diventa amando come Lui, e per amare come Lui io devo lasciarmi raggiungere e avvolgere dal suo amor e.