C’è una frase che compare in tutte e tre le letture
: l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a
sua
moglie e i due diventeranno una cosa sola. Compare
nella Bibbia per la prima volta nel libro della Gen
esi
che abbiamo letto e Gesù nel vangelo la cita per ri
spondere ai farisei che gli domandavano se era leci
to a un
marito ripudiare la propria moglie. Glielo chiesero
per metterlo alla prova, perché
Mosè aveva permess
o
che vi fosse il ripudio, solo che c’erano due posiz
ioni: quelli più progressisti che ritenevano che un
uomo
potesse ripudiare sua moglie per qualsiasi motivo,
anche i più banali (come aver bruciato la frittata)
, e
quelli più conservatori che ritenevano che le ragio
ni dovevano essere molto gravi. Gesù era un progres
sista
o un conservatore? Ma Gesù, come sempre, spiazza tu
tti, richiamando le parole del libro della Genesi c
he
abbiamo letto e andando all’origine di tutte le cos
e, spiegando dunque qual è il disegno, il sogno di
Dio. In
una società maschilista dove la donna era considera
ta meno di zero, Gesù anzitutto ricorda a tutti che
l’uomo e la donna sono sullo stesso piano, hanno la
stessa dignità. Infatti nella Genesi c’è scritto c
he l’uomo
da un nome a tutti gli esseri viventi diversi da lu
i, perché dare il nome vuol dire che all’uomo è dat
o il
potere di dominare perché tutto quello che è creato
è a suo servizio, mentre la donna viene fatta con
lo
stesso materiale dell’uomo. Anzitutto viene creata
mentre l’uomo sta dormendo, per dire che l’altro e
l’altra che guardiamo negli occhi non sono opera no
stra, ma dono di Dio, e allora io devo solo dire gr
azie.
L’amore dunque non è mai una conquista, ma è solo u
n dono da accogliere gratis, non può essere possess
o,
altrimenti si sfascia. E’ vero che c’è scritto che
l’uomo la chiamò donna, ma in realtà, in ebraico uo
mo si dice
is e donna si dice issah, cioè sono due termini che
hanno la stessa radice (in italiano, per intenderc
i, sarebbe
come dire che l’uomo la chiamò uoma), e quindi vuol
dire che l’uomo sta dando alla donna il suo stesso
nome. Non si chiamano ancora Adamo ed Eva. L’uomo c
hiamerà la donna Eva con il peccato, sentendola
come inferiore a sé, perché il peccato che rompe il
piano di Dio, crea divisione e invece dell’amore g
enera
egoismo, possesso e sottomissione a scapito del più
debole. Si dice infatti che essi erano nudi e non
ne
provavano vergogna, cioè che accettavano tranquilla
mente il loro essere diversi. L’essere diversi può
essere
motivo di non accettazione, di divisione e quindi d
i scontro e di odio, oppure motivo di comunione. St
a di
fatto che solo la diversità rende possibile l’amore
: per completarci io ho bisogno di te e tu di me. A
mare
uno uguale a me non è amore. Spesso la diversità no
i la consideriamo un male, un limite, e invece è la
condizione perché vi sia relazione. Pensiamo a Dio.
Dio, che è molto diverso da ogni sua creatura, fa
diventare questa diversità da lui un motivo non per
allontanarci, ma per amarci, e più ci allontaniamo
da lui,
diventando sempre più diversi da lui, più lui ci pe
rdona per farci diventare come lui, capaci di amare
come
lui e di amarci tra di noi come lui, ma è proprio p
erché siamo diversi, ripeto, che possiamo amarci,
altrimenti sarebbe impossibile. E amandosi così div
entano una sola carne, una sola cosa come Dio. Dio,
lo
abbiamo celebrato nella festa della Trinità, è fatt
o da tre persone diverse, che hanno la stessa natur
a
divina, non sono una inferiore o superiore all’altr
a, ed è proprio amandosi tra di loro che diventano
una
cosa sola, un solo Dio, senza fondersi tra di loro,
senza perdere la loro identità. Ebbene, l’uomo e l
a donna
che si amano, perché sono diversi e restando divers
i, diventano come Dio, perché diventano una sola
carne. Insomma, vedendo come un uomo e una donna si
amano, tutti noi dovremmo capire come ci ama
Dio. Vuol dire che la vera immagine di Dio su quest
a terra, non è né il monaco né il prete celibe, la
suora e
neppure il papa, ma è la coppia umana nella quale l
o Spirito di Dio che è amore li rende "una carne so
la".
San Paolo, che pur viene dopo Gesù, e che è ancora
figlio della mentalità maschilista del suo tempo, p
arla
ancora di sottomissione della donna all’uomo, però
lo fa con un sguardo già illuminato dal vangelo
paragonando lo sposo a Cristo e la sposa alla Chies
a, e dice che gli sposi devono amarsi tra loro di q
uesto
stesso amore, un amore che è indissolubile, perché
Cristo non divorzia mai da noi, e se l’amore dei co
niugi
deve essere immagine di questo amore, deve essere i
ndissolubile, perché una carne sola non la si può
dividere, altrimenti si muore. Ora, qui ci sarebbe
da mettersi le mani nei capelli, perché è difficile
trovare
coppie che si amano così. Ma è difficile in general
e amare così, non solo la moglie o il marito, e que
sto
perché? Perché coi nostri soli sforzi non ce la fac
ciamo. E quindi è solo mantenendo vivo il contatto
con lo
Spirito di Dio, lasciandoci riempire del suo amore
e sentendoci dunque amati da Lui, che è possibile c
iò che
altrimenti sarebbe impossibile. Chi si sposa in chi
esa e di fatto poi non vive un serio cammino di fed
e
dovrebbe dunque evitare di sposarsi in chiesa. Ciò
nonostante è pur vero che anche oggi, come ai tempi
di
Gesù e prima ancora di Mosè, i motivi per i quali u
na coppia arriva a dividersi possono essere tanti,
e non
stupidi, ma drammatici. Dalla bocca di Gesù non esc
ono parole di condanna: parla della durezza del cuo
re
che impedisce di vivere il vero amore. E con la sua
vita, il suo insegnamento e la sua morte ha rivela
to che
l’amore di Dio vuole raggiungere tutti per riempirc
i del suo amore e renderci capaci così di amare. Pe
r cui
dobbiamo pregare perché la seconda parte del sinodo
delle famiglie che si aprirà fra qualche mese, nel
quale i vescovi insieme al papa cercheranno di dare
risposte vere e adeguate a fronte di situazioni
drammatiche di separati, divorziati e risposati, qu
este risposte vengano trovate e siano migliori di q
uelle
che avevano trovato i farisei. Perché, come diceva
il cardinal Martini, il punto non è come portare i
divorziati ai sacramenti, ma come portare i sacrame
nti, cioè la misericordia di Dio, ai divorziati. Ap
punto
perché l’eucaristia non è per i perfetti, infatti l
’amore di Dio è per tutti noi che perfetti non lo s
iamo, ed è
per farci diventare perfetti, e perfetti come Dio l
o si diventa amando come Lui, e per amare come Lui
io
devo lasciarmi raggiungere e avvolgere dal suo amor
e.