domenica 8 maggio 2016

PENTECOSTE 2016

 L’Ascensione e la Pentecoste sono le due facce dell a Pasqua, nel senso che ci fanno capire cos’è la Pa squa. Dio si fa uomo nel Natale per insegnarci a diventare come Dio restando uomini. Se vogliamo diventare come Dio do bbiamo amare come Dio, in Gesù, ha amato noi: se mi amate, osserverete i miei comandamenti, che poi sono uno solo, quello dell’amore. Se vogliamo che la nostra
vita s ia autentica e vera, dobbiamo, come Gesù, sentirci figli amati da un Dio che ci è Padre e amare gli altri come fratel li, come ha fatto Gesù. E dove Gesù ci ha rivelato in modo sommo l’infinito amore di Dio? Sulla croce, perché sulla croce ha mostrato che Dio prende su di se tutto il nostro male per togliercelo. Così facendo Gesù ci salva dall’immagi ne diabolica che noi abbiamo di Dio, che poi è il p eccato originale. E la passione e la morte di Gesù rivelano inoltre l ’amore di Dio che non si rivela togliendoci le soff erenze, perché Dio ha creato il mondo libero. Il suo amore si rivela n on guardando la partita dagli spalti, ma entrando l ui stesso in gioco, per cui egli è presente anche quando ci sentiamo so li e disperati, affinchè capiamo che non siamo soli e non dobbiamo essere disperati. Con la sua risurrezione, la Pasqua, ci mostra poi che la morte, invece di e ssere il nostro peggior nemico, diventa addirittura nostra sorella, come la chiamava san Francesco, perché nel sepolcr o troviamo Gesù che ci tira fuori per farci vivere per sempre in comunione con lui e col Padre. Ecco la prima fac cia, la prima conseguenza della Pasqua: l’ascensione al cielo di Gesù. Il fatto che Gesù è risorto vuol dire che egl i vive non nel cielo, ma nella piena comunione col Padre e che noi saremo dove è Lui. Ma intanto, adesso? In questa v ita terrena, con le sue gioie e tutti i suoi dolori, questo Dio che ci ama e che ci dice di amare come Lui, dov’è, dove si trova, come sperimento la sua presenza? Ecco l’altra faccia del la medaglia, della Pasqua, e cioè la Pentecoste: io sono nel Padre, voi in me e io in voi, abbiamo letto nel vangelo di oggi. Ecco Dio dov’è: è in noi, è dentro di noi. C ome? Il Padre vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità. Paraclito vuol dir e intercessore, soccorritore, avvocato difensore. Intercessore perc hé è lo Spirito di Gesù dentro di noi che ci permet te di pregare Dio chiamandolo Padre, come dice san Paolo ai Corin zi nel brano che abbiamo letto prima; è soccorritor e perché lo Spirito di Gesù ci da la forza di Gesù; è avvocato difensore perché come Gesù, davanti al peccato che facciamo e che ci accusa, ci difende facendoci ottenere il perdono dal Padre. Gesù dice: un altro Paraclito, certo, p erché il primo paraclito è lui, è Gesù, e il suo Spirito rende pre sente Gesù in noi. Quindi con Gesù, attraverso il s uo Spirito, Dio è entrato nell’uomo e resta presente in ciascuno fin’ oltre la morte: questo è il senso della Pentecoste. Il mondo, però, dice Gesù, non lo può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Il mondo rappresenta tutti quelli che continuano a non capire che Dio è amore, che Dio è Padre, e non vivono nell’amore. Il mondo è tutto ci ò che offusca l’immagine di Dio in me, come le nuvole che offusca no il sole. Com’è difficile liberarci da tutti quei pensieri che non vengono dalla Parola di Dio, ma da altre parole e c he generano tutte le paure e le menzogne di cui viv iamo e nelle quali crediamo. Pensieri che, anche quando preghiam o, non ci permettono di accorgerci di questa presen za di Dio in noi. Una presenza che ci da la vita, come il respir o, e infatti lo Spirito santo è il respiro di Dio, è il suo soffio vitale, e viene paragonato al vento, come leggevamo negli Att i degli Apostoli. È come l’aria che respiriamo, l’a ria che da vita alla nostra anima, e questo respiro è l’amore, perc hé senza amore non viviamo, come senza respirare no n viviamo. Ecco perché, per parlare dello Spirito, si usa anch e l’immagine del fuoco, che è il segno dell’amore c he riscalda la nostra esistenza. Io respiro l’amore di Dio che ent ra in me, e poi devo espirare, buttarlo fuori, come l’aria, altrimenti scoppio: l’amore che ricevo devo donarlo, come ha f atto Gesù. Solo così vivo, altrimenti muoio. Il fuo co dell’amore che è dentro di me devo riversarlo sugli altri, non per bruciarli, ma per dare vita anche a loro. Ecco perché lo Spirito è il Signore che da la vita e che viene dal Padre e d al Figlio, è il loro respiro che viene messo dentro di noi, ma per vivere dobbiamo, come facciamo quando respiriamo, i nspirare e poi espirare. Ognuno poi vivrà questo am ore in modi diversi, come spiegava sempre san Paolo nella lettura di oggi. Ma usando tutti il medesimo Spirit o, ognuno si sentirà amato e compreso dagli altri. Guardate cosa accade quando i discepoli ricevono lo Spirito: che tutti i popoli riuniti a Gerusalemme li sentivano parlare ciascuno la propria lingua nativa. Certo, perché lo Spirito di Gesù mi fa sentire, come Gesù, figlio amato del Padre e fratel lo di tutti, non mi fa alzare dei muri, mi rende ca pace di amare chi è diverso da me, e chi è diverso da me si sente ama to e capisce chi è Dio. Sono sempre di un’attualità disarmante questi discorsi. Il problema è quando restano disco rsi invece di accorgerci che di fatto è quello che è accaduto con la Pasqua, è quello che è accaduto a ciascuno di noi i l giorno del proprio Battesimo, è ciò che celebriam o in ogni eucaristia, dove il Signore, col suo Spirito, si re nde presente non solo nella Parola che abbiamo asco ltato, ma nel pane e nel vino che tra poco saranno consacrati, ap punto perché ascoltando lui e mangiando lui possiam o diventare come lui, e così questi non rimangano appunto solta nto dei bei discorsi.