L’Ascensione e la Pentecoste sono le due facce dell
a Pasqua, nel senso che ci fanno capire cos’è la Pa
squa. Dio si fa
uomo nel Natale per insegnarci a diventare come Dio
restando uomini. Se vogliamo diventare come Dio do
bbiamo
amare come Dio, in Gesù, ha amato noi: se mi amate,
osserverete i miei comandamenti, che poi sono uno
solo,
quello dell’amore. Se vogliamo che la nostra
vita s
ia autentica e vera, dobbiamo, come Gesù, sentirci
figli amati da
un Dio che ci è Padre e amare gli altri come fratel
li, come ha fatto Gesù. E dove Gesù ci ha rivelato
in modo sommo
l’infinito amore di Dio? Sulla croce, perché sulla
croce ha mostrato che Dio prende su di se tutto il
nostro male per
togliercelo. Così facendo Gesù ci salva dall’immagi
ne diabolica che noi abbiamo di Dio, che poi è il p
eccato originale.
E la passione e la morte di Gesù rivelano inoltre l
’amore di Dio che non si rivela togliendoci le soff
erenze, perché Dio
ha creato il mondo libero. Il suo amore si rivela n
on guardando la partita dagli spalti, ma entrando l
ui stesso in gioco,
per cui egli è presente anche quando ci sentiamo so
li e disperati, affinchè capiamo che non siamo soli
e non
dobbiamo essere disperati. Con la sua risurrezione,
la Pasqua, ci mostra poi che la morte, invece di e
ssere il nostro
peggior nemico, diventa addirittura nostra sorella,
come la chiamava san Francesco, perché nel sepolcr
o troviamo
Gesù che ci tira fuori per farci vivere per sempre
in comunione con lui e col Padre. Ecco la prima fac
cia, la prima
conseguenza della Pasqua: l’ascensione al cielo di
Gesù. Il fatto che Gesù è risorto vuol dire che egl
i vive non nel
cielo, ma nella piena comunione col Padre e che noi
saremo dove è Lui. Ma intanto, adesso? In questa v
ita terrena,
con le sue gioie e tutti i suoi dolori, questo Dio
che ci ama e che ci dice di amare come Lui, dov’è,
dove si trova, come
sperimento la sua presenza? Ecco l’altra faccia del
la medaglia, della Pasqua, e cioè la Pentecoste: io
sono nel Padre,
voi in me e io in voi, abbiamo letto nel vangelo di
oggi. Ecco Dio dov’è: è in noi, è dentro di noi. C
ome? Il Padre vi
darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per
sempre, lo Spirito della verità. Paraclito vuol dir
e intercessore,
soccorritore, avvocato difensore. Intercessore perc
hé è lo Spirito di Gesù dentro di noi che ci permet
te di pregare
Dio chiamandolo Padre, come dice san Paolo ai Corin
zi nel brano che abbiamo letto prima; è soccorritor
e perché lo
Spirito di Gesù ci da la forza di Gesù; è avvocato
difensore perché come Gesù, davanti al peccato che
facciamo e che
ci accusa, ci difende facendoci ottenere il perdono
dal Padre. Gesù dice: un altro Paraclito, certo, p
erché il primo
paraclito è lui, è Gesù, e il suo Spirito rende pre
sente Gesù in noi. Quindi con Gesù, attraverso il s
uo Spirito, Dio è
entrato nell’uomo e resta presente in ciascuno fin’
oltre la morte: questo è il senso della Pentecoste.
Il mondo, però,
dice Gesù, non lo può ricevere perché non lo vede e
non lo conosce. Il mondo rappresenta tutti quelli
che
continuano a non capire che Dio è amore, che Dio è
Padre, e non vivono nell’amore. Il mondo è tutto ci
ò che offusca
l’immagine di Dio in me, come le nuvole che offusca
no il sole. Com’è difficile liberarci da tutti quei
pensieri che non
vengono dalla Parola di Dio, ma da altre parole e c
he generano tutte le paure e le menzogne di cui viv
iamo e nelle
quali crediamo. Pensieri che, anche quando preghiam
o, non ci permettono di accorgerci di questa presen
za di Dio in
noi. Una presenza che ci da la vita, come il respir
o, e infatti lo Spirito santo è il respiro di Dio,
è il suo soffio vitale, e
viene paragonato al vento, come leggevamo negli Att
i degli Apostoli. È come l’aria che respiriamo, l’a
ria che da vita
alla nostra anima, e questo respiro è l’amore, perc
hé senza amore non viviamo, come senza respirare no
n viviamo.
Ecco perché, per parlare dello Spirito, si usa anch
e l’immagine del fuoco, che è il segno dell’amore c
he riscalda la
nostra esistenza. Io respiro l’amore di Dio che ent
ra in me, e poi devo espirare, buttarlo fuori, come
l’aria, altrimenti
scoppio: l’amore che ricevo devo donarlo, come ha f
atto Gesù. Solo così vivo, altrimenti muoio. Il fuo
co dell’amore
che è dentro di me devo riversarlo sugli altri, non
per bruciarli, ma per dare vita anche a loro. Ecco
perché lo Spirito è
il Signore che da la vita e che viene dal Padre e d
al Figlio, è il loro respiro che viene messo dentro
di noi, ma per
vivere dobbiamo, come facciamo quando respiriamo, i
nspirare e poi espirare. Ognuno poi vivrà questo am
ore in
modi diversi, come spiegava sempre san Paolo nella
lettura di oggi. Ma usando tutti il medesimo Spirit
o, ognuno si
sentirà amato e compreso dagli altri. Guardate cosa
accade quando i discepoli ricevono lo Spirito: che
tutti i popoli
riuniti a Gerusalemme li sentivano parlare ciascuno
la propria lingua nativa. Certo, perché lo Spirito
di Gesù mi fa
sentire, come Gesù, figlio amato del Padre e fratel
lo di tutti, non mi fa alzare dei muri, mi rende ca
pace di amare chi
è diverso da me, e chi è diverso da me si sente ama
to e capisce chi è Dio. Sono sempre di un’attualità
disarmante
questi discorsi. Il problema è quando restano disco
rsi invece di accorgerci che di fatto è quello che
è accaduto con la
Pasqua, è quello che è accaduto a ciascuno di noi i
l giorno del proprio Battesimo, è ciò che celebriam
o in ogni
eucaristia, dove il Signore, col suo Spirito, si re
nde presente non solo nella Parola che abbiamo asco
ltato, ma nel
pane e nel vino che tra poco saranno consacrati, ap
punto perché ascoltando lui e mangiando lui possiam
o diventare
come lui, e così questi non rimangano appunto solta
nto dei bei discorsi.