Quello che abbiamo ascoltato è uno stralcio del lun
go discorso di Gesù contenuto nel vangelo di Giovan
ni durante
l’ultima cena, e nei versetti di oggi dice perché n
on devono essere tristi del fatto che dopo la sua r
isurrezione non lo
vedranno più. Prima di tutto spiega che tante cose
le capiranno quando riceveranno lo Spirito santo ch
e li porterà a
capire tutta la verità che lui ha annunciato. La ve
rità è che quello che è capitato a Gesù capiterà an
che a noi perché
Dio è amore e possiamo capirla perché noi riceviamo
lo Spirito di Gesù che ci da gli occhi di Gesù: tu
tto quello che il
Padre ha dato a Gesù, lo Spirito lo da a noi. E qui
ndi i discepoli devono essere contenti che Gesù se
ne va, perché
ricevendo lo Spirito diventano come Lui, e quindi e
gli rimane dentro di noi, non dobbiamo cercare Dio
chissà dove,
ma dentro di noi. Lo vedranno ancora dopo la risurr
ezione, ma con la sua ascensione al cielo non lo ve
dranno più.
Anche per noi è così. Queste parole sono dette per
noi. Che abbiamo tanti motivi per essere tristi e a
ncor di più
quando in quei momenti sembra che anche Dio sia lon
tano. Ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La tristezza è
come quella della donna che soffre mentre partorisc
e, quindi è momentanea, serve per far nascere un nu
ovo uomo,
e noi diventiamo donne e uomini nuovi pian piano ch
e riusciamo a metabolizzare tutte queste cose, a re
ndercene
conto. Come accadde a san Paolo di cui parla il bra
no degli Atti. Paolo è davanti ai Giudei che voglio
no linciarlo
perché era diventato cristiano, cioè volevano fargl
i quello che lui faceva prima verso i cristiani. Ra
cconta la sua storia,
in che modo è diventato un uomo nuovo, come Gesù, e
infatti il suo discorso di difesa è animato dall’a
more verso i
suoi fratelli sperando che capiscano che quando si
perseguita un uomo e lo si vuole uccidere, è Dio ch
e stiamo
uccidendo, perché non lo riconosciamo Padre di tutt
i. Questo aveva capito: che non si può uccidere in
nome di Dio,
che il bene non lo si può imporre con la forza perc
hé sarebbe come voler far crescere un bambino tiran
dogli il collo.
L’amore di Dio lo si può testimoniare solo con l’am
ore per i fratelli, non c’è altra strada. Paolo div
enta un uomo
nuovo quando capisce che perseguitando i cristiani
stava perseguitando il Signore, e così è quando si
perseguita
qualunque uomo, perché non lo riconosciamo come nos
tro fratello. Il Signore è vivo e presente col suo
Spirito in ogni
uomo: ogni volta che avrete fatto una di queste cos
e a uno dei miei fratelli l’avrete fatta a me. Ques
ta è la luce da cui
viene avvolto, che però lo rende cieco. Certo, prim
a credeva di vedere, poi gli viene concessa questa
illuminazione
che non lo fa vedere più, nel senso che capisce app
unto com’era stato scemo fino a quel momento. Viene
battezzato
da Anania e torna a vedere. Ecco quindi il dono del
Battesimo, che tutti abbiamo ricevuto. È lì che si
amo diventati
donne e uomini nuovi, perché siamo diventati come G
esù. Non conta che uno sia stato battezzato da picc
olo o da
grande perché la questione è quella di fare in modo
che il seme ricevuto nel battesimo possa crescere
nella vita. Col
Battesimo ci viene detta la verità su Dio, su noi s
tessi, sugli altri: e cioè che Dio è Padre, che io
sono suo figlio e
fratello di Gesù, che gli altri sono miei fratelli
da amare come Gesù ama me, che io sono amato come i
l Padre ama
Gesù, che Gesù risorto e asceso al cielo è dentro d
i me col suo Spirito che mi fa diventare come Lui,
unito al suo
stesso destino, e così torniamo a quanto dicevamo a
ll’inizio. Ma c’è una cosa in più da dire, molto be
lla e forse più
difficile da capire, difficile perché se ne parla f
orse sempre troppo poco, ed è quello che spiega la
lettera agli Ebrei.
Se col Battesimo diventiamo come Cristo, il brano d
i oggi sottolinea un aspetto del mistero di Cristo,
il suo essere
sacerdote. Quindi col battesimo diventiamo tutti sa
cerdoti e sacerdotesse. Il sacerdote è colui che in
tutte le religioni
è quello che fa da ponte tra gli uomini e Dio, che
fa da mediatore. Cristo è il vero sacerdote perché
ci mette in
contatto col vero Dio. E quindi col Battesimo tutti
siamo sacerdoti perché diventiamo come Gesù e siam
o in contatto
con Dio, con questo Dio che è dentro di noi, e tutt
i siamo chiamati come Gesù, come ogni sacerdote, a
offrire a Dio la
nostra vita come egli la offerta per noi. E gliela
offriamo quando sentiamo dentro di noi il suo amore
e, animati dal
suo Spirito, viviamo ogni cosa della nostra esisten
za guidati da Lui. Qualcuno allora potrebbe dire a
cosa servono i
preti, e infatti molti sostengono di non aver bisog
no dei preti per entrare in contatto col Signore. I
l sacerdozio dei
preti che deriva dal sacramento dell’ordine non sos
tituisce il sacerdozio comune che avete tutti, che
abbiamo tutti,
anche noi preti, ma è un sacerdozio a servizio del
vostro perché serve per continuare a rendere presen
te Gesù
risorto per mezzo dei sacramenti. Coi sacramenti il
Signore continua a rendersi presente donandoci il
suo Spirito,
donandoci la sua vita nell’eucaristia, appunto per
farci diventare tutti sacerdoti come Lui. Secoli di
storia della Chiesa
hanno inculcato la falsa idea che il prete sia un c
ristiano migliore e di serie A, che quindi il vero
cristiano deve essere
il prete, tanto è vero che quando è il prete a sgar
rare, questo fa più scandalo. In realtà lo scandalo
è quando preti o
fedeli non viviamo le nostre diverse vocazioni seco
ndo il Battesimo, non viviamo da uomini nuovi, e qu
esto accade
fino a quando finalmente, a un certo punto, uno cad
e da cavallo!