domenica 19 marzo 2017

III DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A DI ABRAMO

La Quaresima è il tempo che la Chiesa ci offre per riscoprire il Battesimo, per aiutarci a prendere consapevolezza di cosa vuol dire essere battezzati. Infatti nacque come tempo nel quale i catecumeni si preparavano a ricevere il Battesimo la notte di Pasqua. Il Battesimo è come un seme nel quale c'è già dentro tutta la pianta che deve crescere, germogliare e dare i frutti, quindi non è qualcosa del
passato. Le letture, e in particolare i vangeli di queste domeniche, sono una vera e propria catechesi battesimale. Gesù è luce, come vedremo nel Vangelo del cieco nato di domenica prossima, perché ci fa vedere la verità. Il contrario della verità è la menzogna, e di questo si parla nel Vangelo di oggi. Gesù è la verità nel senso che ci fa vedere chi è davvero Dio e chi siamo noi. Uno dei simboli del Battesimo è infatti la luce: il Battesimo è illuminazione perché ci fa vedere chi è veramente Dio e chi siamo noi. Senza questa luce, siamo schiavi della menzogna, cioè crediamo in una cosa falsa. È il peccato originale, che consiste nel credere che Dio sia un padrone, geloso, invidioso, rivale dell'uomo, che vieta ciò che è bello, un Dio padrone che domina e allora noi vogliamo essere come Lui. Ne abbiamo paura, ci allontaniamo, però, siccome siamo fatti a sua immagine, se ce lo immaginiamo così cosa succede? Che non mi accetto come figlio, non mi sento amato, quindi non tratto gli altri come fratelli, non amo nessuno, né me né gli altri. Sono infelice. All’origine di tutti i mali c’è l’infelicità, ma l’infelicità nasce precisamente dal credere in una menzogna, dall’essere schiavi di questa menzogna. Ebbene, Cristo ci ha liberato da questa menzogna, ecco perché lo chiamiamo Salvatore. Ci ha fatto vedere che Dio è un Padre che ci ama come figli, così come siamo. Questa è la verità nella quale dobbiamo credere. Col Battesimo io vengo immerso in questa verità che è l’amore di Dio: e chi beve di quest’acqua non avrà più sete, diceva Gesù alla samaritana, perché l’amore di Dio placa la mia sete d’amore e mi rende capace di amare. Dunque, se accetto questa verità, divento libero: la verità vi farà liberi, abbiamo letto nel vangelo di oggi. Perché uno non si sente libero fino a quando non si sente accettato ed amato. E allora la vera libertà è quando io divento come Gesù e divento capace di amare i fratelli come lui ama me: questo vuol dire adorare Dio in spirito e verità, come Gesù cercava di far capire sempre alla samaritana. Il problema qual è? Lo leggevamo nel Vangelo delle tentazioni, ed emerge anche in quello di oggi nello scontro coi giudei. Che continuiamo ad essere tentati a credere che le cose non stiano così. E qui entra in gioco la figura di Abramo. Abramo, pur essendo vissuto molti secoli prima di lui, aveva già questa fede, perché credeva nello sconfinato amore di Dio. Per questo Gesù dice che i veri figli di Abramo non sono quelli che fisicamente discendono da lui, ma quelli che hanno la stessa fede di Abramo, a qualunque popolo appartengano, come spiega bene San Paolo nel brano ai Galati di oggi (e infatti i Galati erano pagani). E la fede, spiega Paolo, non è mettere in pratica delle leggi per essere graditi a Dio, altrimenti ci fulmina, ma è credere nel suo amore, in ciò che Dio ha fatto per noi. Le leggi ci fanno vedere cos’è il bene e cos’è il male, ma non ci salvano, perché ci fanno vedere che noi siamo bravi solo a trasgredirle e a farci sentire in colpa, oppure, al contrario, a cercare di osservarle per senso del dovere, per sentirci bravi e così condannare chi non le rispetta. La tentazione appunto di continuare a credere in quella menzogna, il peccato originale, da cui Gesù è venuto a liberarci: credere che Dio sia un legislatore e un giudice. Così non ci salviamo più, viviamo in angoscia, da schiavi, il rapporto con Dio, non siamo liberi di amare perché schiavi ancora della menzogna. Invece di accogliere l’amore di Dio che ci bagna gratis con la sua acqua di sorgente, continuiamo ad andare al pozzo cercando noi di tirare su quest’acqua, cioè di conquistare o cercare di meritarci il suo amore cercando di osservare le sue leggi. In realtà c’è solo una legge che le riassume tutti: quella dell'amore. Ma io posso praticarla se appunto ho fede nel fatto che Dio è amore, che mi perdona anche quando non so amare, cioè quando non vivo secondo la sua legge. Se cedo questa tentazione, ecco che l’acqua, invece di essere fonte di vita diventa fonte di morte. Battesimo vuol dire proprio essere immersi nell’acqua: nell’acqua non si respira, ma si affoga. E da quest’acqua di morte Cristo mi tira fuori immergendomi nell’acqua nell’amore di Dio che è il suo Spirito. E cosa succede se capisco questa cosa? Lo vedremo nel vangelo dell’ultima domenica di Quaresima: succede che risorgo, come Lazzaro, non un giorno, ma adesso, ora. Risorgo perché mi sento felice, amato, non più schiavo, capace di vivere il rapporto con Dio e coi fratelli in modo nuovo, non per dovere, ma per amore, così come imparo anche a venire a messa non per dovere, ma per riempirmi d'amore, per dire grazie, per nutrirmi del pane che è Gesù per poter uscire di qui ed essere in grado io di diventare pane che si fa mangiare dagli altri. Questi sono gli effetti del Battesimo. Vedete come i vangeli di queste domeniche ci aiutano a riscoprirli affinchè ne prendiamo sempre maggiore consapevolezza.