domenica 14 maggio 2017

V DOMENICA DOPO PASQUA

Vorrei partire dal brano degli Atti degli Apostoli che è formidabile, se non fosse che, essendo molto lungo, è stato tagliato e quindi abbiamo letto solo alcuni versetti. Che è un brano incoraggiante per tutti noi quando ci accorgiamo che dopo tanti anni che ascoltiamo la parola di Dio, la nostra comprensione e la nostra vita sembrano andare a rilento. Fu così anche per gli apostoli, e anche per
Pietro. Eppure avevano ricevuto lo Spirito santo, come noi. Ma lo Spirito va seguito. È lo Spirito di Gesù che ci fa fratelli, e quindi ogni volta che ci dimentichiamo di questo, andiamo fuori fase e non capiamo più niente. Pietro deve ancora convertirsi. E a farlo convertire chi sarà? Un centurione pagano, Cornelio. I pagani erano considerati impuri dagli ebrei, esclusi dall’azione di Dio, e quindi non erano considerati fratelli, ma nemici. E invece non è così. Pietro non l’aveva ancora capito, e magari nemmeno noi, e vedendo come vanno le cose oggi soprattutto quando si parla di extracomunitari, e a parlarne in un certo modo razzista sono proprio i cristiani, si capisce perché il cammino di conversione che tutti dobbiamo compiere è ancora lungo. Qui si dice chiaramente che Dio si comunica, parla proprio a un pagano, che aveva la sua religione, diversa da quella degli ebrei e dai primi cristiani, perché Dio opera dappertutto. Si dice che Cornelio era un uomo che viveva la preghiera, cioè il dialogo costante con Dio, e l’elemosina. Era il suo Dio, certo, ma quando uno vive almeno qualche forma di condivisione con gli altri (l’elemosina, che è poca cosa, ma meglio di niente), vuol dire che davvero, anche se non lo sa, lo Spirito del Signore lavora in lui, come dice anche san Paolo ai Filippesi: è Dio che suscita il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. E lo Spirito del Signore, simboleggiato dall’angelo che gli appare, dice a Cornelio di mandare degli uomini da Pietro per farlo andare a casa sua, perché Pietro non sarebbe mai andato dai pagani, al contrario di quello che aveva insegnato Gesù. Capite perché Pietro siamo noi? È il mondo che parla a noi, non siamo noi che dobbiamo andare al mondo a predicare tante cose, è il mondo che ci chiama, e se noi andiamo facciamo crollare i nostri muri di non fraternità. Dio è Spirito ed è Padre e lo si trova nei fratelli quando noi capiamo di essere figli, come il Figlio Gesù, e sono proprio gli altri a richiamarcelo. Nel frattempo, e questo non è stato letto, Pietro stava pregando a Giaffa, quando ebbe una visione, un oggetto che come una tovaglia, veniva calata a terra per i quattro capi, che sono i quattro punti cardinali, dove c’erano tutti gli animali creati da Dio, e sente la voce di Gesù che gli dice di mangiarli tutti. Voi sapete che la Legge di Mosè stabiliva che c’erano animali puri e impuri, e Pietro, testardo di nome e di fatto, non a caso Gesù lo aveva chiamato così, come aveva già fatto altre volte dice a Gesù: no, la legge dice che non si può fare. E si che Gesù aveva ben spiegato che la relazione con Dio non è basata su quello che mangi (se mangi questo sei gradito a Dio, altrimenti no), ma su quello che esce dal cuore dell’uomo: sei gradito a Dio se ami come Dio, se non danneggi il fratello. Parole che Pietro non aveva ancora capito, evidentemente, come tante altre, e per questo ci assomiglia. Quello che Pietro non aveva ancora capito era proprio il cuore dell’insegnamento di Gesù. Israele pensava che Dio amasse solo loro, il popolo eletto, e che quindi bisognava essere degni di questa elezione meritandosi il suo amore osservando tutte le leggi, se no si diventava indegni, impuri. Gesù aveva insegnato che Dio, invece, non è una legge, ma è Padre di tutti, che non bisogna conquistarsi il suo amore, che non ci sono uomini puri, degni, e uomini impuri e indegni, perché tutti sono suoi figli e noi siamo loro fratelli. Ebbene, Pietro è ancora lì sconvolto e perplesso, pensando al significato di questa visione, quando arrivano gli uomini mandati da Cornelio a prenderlo. Proprio un pagano, quindi un uomo che anche Pietro continuava a ritenere impuro, vedete come diventa strumento dello Spirito santo. Una cosa sconvolgente e magnifica nello stesso tempo. Quello che l’ebreo, nella sua superiorità, considerava la persona più lontana, esclusa da Dio, per la quale non c'era più speranza di salvezza, in realtà è stato colui che ha portato la salvezza a Pietro. E infatti Pietro, dopo essere entrato in casa sua, pronuncia una frase formidabile, che è un terremoto, e che se non ce la stampiamo anche noi nel cuore e nella mente, ci allontana dal cuore di Dio: Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. Dio non fa distinzioni fra giusti e peccatori, non fa differenze di persone, è il Signore di tutti. Quando anche noi come Chiesa ragioniamo dicendo: “tu per il tuo comportamento, per la tua condotta sei escluso, sei impuro, perché per te non c’è nessuna salvezza”, siamo distanti anni luce dalla volontà di Dio. Allora Pietro comincia a capire pian, piano la grandezza di Gesù. Qual è questa grandezza di Gesù ? Gesù non è stato un maestro spirituale che ha voluto portare gli uomini verso Dio. Se uno ha l'ambizione di portare verso Dio inevitabilmente qualcuno rimane indietro o escluso, perché non riesce ad osservare il cammino. Gesù non ha portato gli uomini verso Dio, Gesù ha portato Dio verso gli uomini. Come si porta Dio verso gli uomini? Attraverso la misericordia e la compassione. L'unico linguaggio che Dio parla. Mentre per portare gli uomini verso Dio inevitabilmente si entra nelle regole, nelle prescrizioni, nella Legge, portare Dio verso gli uomini si comunica vita, si trasmette misericordia e compassione e ci si avvicina a tutte le persone. Gesù aveva spiegato bene questa cosa nel vangelo di oggi, proprio rispondendo alla domanda di uno dei suoi apostoli che gli aveva chiesto: perché ti manifesti a noi e non al mondo? E Gesù aveva detto che lui si manifesta a tutti coloro che lo amano, e amarlo vuol dire osservare la sua Parola, e la sua Parola è vivere appunto l’amore e la giustizia. Chi vive così, quale che sia la sua provenienza, razza, cultura, religione, è abitato da Dio: io e il Padre verremo a lui con lo Spirito santo e prenderemo dimora presso di Lui. E chi invece non vive così? Dio è in lui lo stesso, non lo rifiuta, ma lui non se ne accorge, questo è il guaio, perché butta via la sua vita.