domenica 4 giugno 2017

PENTECOSTE 2017

Le parole sono importanti e dobbiamo capirne il significato per non prendere lucciole per lanterne. Vorrei provare oggi a chiarirne alcune. La prima parola è mistero. Nella messa ripetiamo mistero della fede. Mistero fa pensare a qualcosa di incomprensibile per cui mistero della fede è come dire che chi ha fede crede in cose assurde che non si possono spiegare. Invece mistero vuol dire che il
misterioso nel senso di sconosciuto disegno di Dio, Gesù ce lo ha fatto vedere. Con la sua nascita, vita, morte, risurrezione, ascensione al cielo e col dono dello Spirito a Pentecoste Gesù ci ha fatto vedere chi è Dio, chi siamo noi, qual è il senso della nostra vita e della morte. Bene, a loro volta, queste sono tutte parole da spiegare. Anzitutto il Natale, la nascita di Gesù, vuol dire che Dio si fa uomo restando Dio per farci vedere come dobbiamo fare noi per diventare Dio restando uomini. Quante volte magari ci è capitato di pensare: io se fossi Dio farei questo e quest’altro, e di solito ognuno, se fosse Dio, farebbe cose che se va male esprimono forza e potenza dove a beneficiarne sono io, se va bene ognuno sarebbe un piccolo grande super eroe che, sempre con la forza, sistema tutte le cose e porta la pace nel mondo facendo fuori tutti i cattivi. Per questo Gesù viene ucciso. Perché con la sua vita fece vedere che Dio è Padre, che il suo potere è quello di amare tutti i suoi figli e che noi diventiamo come Dio se ci sentiamo amati da lui e impariamo ad amare gli altri, anche i nemici, come nostri fratelli. Se Dio è amore, noi diventiamo come Dio amando come Gesù che perdona chi lo uccide. Dobbiamo compiere un passaggio: passare da una vita incentrata su se stessi, a una vita che si dona, cioè da una logica egoistica ad una logica eucaristica, dove eucaristia significa rendere grazie a Dio perché mi ama così come sono e mi rende capace di amare a mia volta, perché è solo se mi sento amato che posso amare. Bene, questo passaggio è la Pasqua: passare dall'egoismo ad essere libero di amare. Ogni volta che mi capita di compiere questo passaggio cosa succede? Che io io risorgo. Ecco l’altra parola, risurrezione. Passo cioè da una vita mortale ad una vita immortale, perché divento come Gesù, come Dio. Non un giorno, ma adesso. Per cui, se Dio è amore e Dio è eterno, vuol dire che chi ama come Gesù non muore mai e che quando questo nostro corpo animale cessa la sua esistenza, io continuo a vivere. Ma a vivere dove e in che modo? Normalmente, come dei beoti, anche i cristiani rispondono in cielo, e questo perché, appunto, come dicevo all'inizio, si continua a restare ignoranti sul significato delle parole e dei simboli usati dalla Bibbia in generale e dai Vangeli in particolare. Uno dice “in cielo” perché nel credo diciamo che Gesù risorto è asceso al cielo. Ecco l'altra parola: ascensione. Cosa vuol dire che Gesù è asceso al cielo? A quei tempi si pensava che Dio era lontano dagli uomini e stava in cielo, per cui tutto ciò che proveniva da Dio scendeva dal cielo e tutto quello che andava verso Dio andava in cielo. Invece il cielo, nel linguaggio biblico, esprime la sfera divina, non la volta celeste. Allora, dire che Gesù è asceso al cielo è un modo ancora più intenso per dire che con la sua risurrezione Gesù è entrato in pienezza nella condizione divina, per dire che la morte non è qualcosa che ci allontana dagli uomini, ma una unione ancora più intensa con Dio e con gli uomini. E come avviene questa unione? Eccoci all'ultima parola, quella che riguarda la festa di oggi, la Pentecoste. Finalmente ci siamo arrivati. Voi potreste dire, era ora! Ma penso che fosse necessario tutto questo excursus per capire che la Pentecoste, come tutti gli altri cosiddetti misteri della fede che, come dicevo, non sono misteri, ma rivelano il progetto di salvezza di Dio, non vanno pensati come staccati uno dall'altro, ma ognuno di essi illumina l'altro. Ecco, l’unione con Dio, o meglio, l'unione col Padre e col Figlio Gesù, avviene mediante lo Spirito santo. Anche qui cerchiamo di capire. La Pentecoste era una festa giudaica con la quale si celebrava il dono della Legge dato a Mosè sul monte Sinai. Ebbene, proprio nel giorno in cui la comunità giudaica celebra il dono della legge, ecco l’irruzione dello Spirito nella piccola comunità dei credenti in Gesù, come leggevamo nel libro degli Atti. Mentre Mosè, il servo del Signore, ha imposto un’alleanza tra dei servi e il loro signore basata sull’obbedienza alla sua legge, Gesù, che non è il servo del Signore, ma il figlio di Dio, offre e propone un’alleanza tra dei figli e il loro padre, non più basata sull’obbedienza alle sue leggi, ma sull’accoglienza e la pratica del suo amore. L'unica legge, l'unico comandamento per il cristiano è amare gli altri come Dio ama me, cioè come mi ha insegnato Gesù. Uno dice: è difficile. Si, ma si può fare, è così che si diventa come Dio, è così che si ha la vita divina, è così che realizziamo la nostra umanità, è per questo che Gesù è venuto, è questo il mistero della fede, il progetto di Dio, che noi abbiamo a vivere in pienezza questa vita e possiamo vivere per sempre. Ed è possibile perché (ecco la straordinaria novità che rivela la Pentecoste) il Padre e il Figlio Gesù dove si trovano? Dentro di me, con lo Spirito santo. Lo Spirito santo è la presenza d'amore di Dio. Dio, ci fa vedere Gesù, non è da qualche parte dell'universo, ma è dentro di me. Non commento il Vangelo di oggi, ma in sostanza è questo quello che dice Gesù nella parole del Vangelo che abbiamo letto. Allora, l'Unione con Dio avviene ora quando il mio spirito entra in contatto col suo che mi rende capace di amare come Lui, è quando avverto la sua presenza che mi consola e mi dà pace in tutte le tempeste della vita perché mai mi abbandona. E dunque anche i morti sono dentro di me e qui con noi a celebrare l'eucaristia, certo, perché il Signore continua a palesarsi anche attraverso i sacramenti, ma di questo non parlo perché ne ho parlato tutto l'anno a chi è venuto alle catechesi che erano su questo argomento.