domenica 11 giugno 2017

SS. TRINITA’ ANNO A

Ognuno di noi desidera essere felice e tutti sappiamo che per essere felici non basta avere i soldi e la salute, ma ci vuole che ognuno si senta amato, accolto per quello che è, perdonato, stimato, trattato bene. Perchè? Per quale motivo quando ci sentiamo voluti bene in questo modo, ci viene voglia di fare lo stesso verso gli altri? Insomma, perché tutti noi siamo felici quando riceviamo e diamo amore?
Ma per amare ed essere amati bisogna essere almeno in due. Io posso amare me stesso, ma che noia se non ho nessuno da amare perché vivo su un’isola deserta. In certi momenti, quando siamo stanchi, stressati e stufi degli altri che ci rompono le scatole, viene voglia davvero di andare a vivere su isola deserta. Ma anche lì ci saranno almeno le piante e alcuni animali coi quali entro in relazione, e loro con me. Anche i cani, i gatti, ma anche le mucche, che non sono capaci di amare come noi, però sono riconoscenti e vedi che sono contenti quando qualcuno li tratta bene, e non sono felici, le mucche, quando vengono portate al macello. Anche con le piante qualcuno si mette a parlare, e alcuni esperimenti hanno mostrato che crescono meglio quando sono trattate bene. Poi, purtroppo, subentra l’egoismo, quando uno pensa a star bene lui e chi se ne frega degli altri: sto bene io, stanno bene tutti. Il punto è che si diventa egoisti quando si è tristi, e uno è triste proprio quando non si sente amato, e per questo cerca di riempire questo vuoto con la prepotenza e cercando di possedere più cose possibili: chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza! Già, perché c’è anche la morte. Come mai dentro di noi c’è il desiderio di poter vivere per sempre e poi dobbiamo morire? E quel che fa più paura è il fatto che quando muore una persona cara, io non posso più vederla, toccarla, sentirla, starci insieme. Insomma, stringi stringi, nel bene e nel male, noi siamo relazione, un io che si rapporta con un tu. Un incontro con l’altro. Al punto che, se dovesse venir meno questa apertura verso l’altro, non ci sarebbe neppure la persona. Purtroppo oggi l’acidità ci inquina. Stiamo diventando corazze. (Più che luoghi d’incontro, siamo spesso piccoli centri di scomunica reciproca. Tendiamo a chiuderci. La trincea ci affascina più del crocicchio. L’isola sperduta, più dell’arcipelago. Il ripiegamento nel guscio, più della esposizione al sole della comunione e al vento della solidarietà). E invece, senza gli altri, senza qualcuno che ci accoglie e qualcuno da accogliere, non esistiamo. Ecco, la domanda: perché tutto questo? Gesù ci ha dato la risposta: perché siamo creati a immagine di Dio, e quindi siamo come marchiati da Dio. E Dio com’è? Dio nessuno lo ha mai visto, è Gesù che ce lo ha fatto vedere. Dio per primo è relazione: è Padre che dona la vita, è Figlio che la accoglie ed è Spirito santo che la dona agli altri. In Dio, ogni persona vive per l’altra. Dio ci ama perché è fatto dal Padre e dal Figlio che si amano e questo amore è lo Spirito santo donato a noi come marchio stupendo. Noi siamo così perché Dio è fatto così. E vuol farci diventare come Lui. L’amore unisce lasciando intatte le diversità di ciascuno: ecco perché Dio è Trinità, uno solo fatto da tre persone che restano ciascuna se stessa, ma che l’amore rende una cosa sola. Quando noi impariamo a vivere così gli uni verso gli altri, con questo amore, noi diventiamo come Dio. E tutti portiamo nel cuore questo desiderio perché, dicevo, abbiamo il suo marchio. E vivere così, superando i nostri egoismi, è possibile perché Gesù, il Figlio del Padre diventato un uomo come noi, ci ha fatto vedere che tutti siamo chiamati a diventare come Lui e lo possiamo fare perché siamo riempiti del suo amore che è lo Spirito santo. Dio non è da solo in cielo che ci guarda dall’alto, ma è Padre che da la vita ad ogni cosa, e la vita è il suo amore; e quando io accolgo questo amore, divento figlio come il Figlio Gesù; e allora capisco che il Padre e il Figlio sono dentro di me, presenti con lo Spirito santo, e dunque capisco che io non devo fare niente per Dio, è Lui che ha fatto tutto per me, io devo vivere di Dio e del suo amore, e questa diventa la forza che mi permette di superare ogni sorta di egoismo e di vincere anche la paura della morte, perché se io sono unito a Lui nell’amore in questa vita, capisco che l’amore è eterno perché l’amore è Dio, e quindi con la morte di questo mio corpo, io continuo a vivere in Dio. E’ la Pasqua. A tutte queste cose dovrei imparare sempre a pensare ogni giorno, ogni volta che traccio il segno di croce sul mio corpo. Il segno di croce è memoria del Battesimo. Io col Battesimo sono stato immerso in questo amore divino, l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Nel nome del Padre, nel nome del Figlio, nel nome dello Spirito santo. Questo è il nome di Dio che Mosè chiedeva al Signore che gli era apparso nel roveto. Questo è il nome di Dio che Gesù ci ha rivelato. Rivelandoci questo nome ci ha fatto capire qual è il nostro.