domenica 16 luglio 2017

VI DOMENICA DOPO PENTECOSTE ANNO A

Già altre volte mi è capitato di dire che se togliamo alcune pagine di vangelo come quella che abbiamo appena letto, distruggiamo il cristianesimo, perché questo è il cuore del vangelo. E purtroppo è quello che facciamo, forse perché la parola vangelo significa bella notizia, e a noi appare che queste parole di Gesù non siano belle notizie. Come si fa a dire che è beato chi è povero, chi ha
fame, chi è afflitto, chi è perseguitato, chi si accorge che gli altri parlano male di lui, chi ama i nemici, chi fa del bene a chi lo odia, chi viene maledetto, chi prega per chi lo tratta male, chi offre l’altra guancia, chi da anche la tunica a chi gli ruba il mantello, chi non chiede indietro le sue cose a chi gliele ha prese? Uno che vive così, secondo la nostra logica, ci appare o un santo o uno scemo, ed è per questo che diciamo: non sono mica un santo, come per dire che non voglio neanche diventarlo perché evidentemente santo vuol dire scemo. Mi capite che questo ragionamento è schizofrenico perché si impone una domanda: allora a che pro essere cristiani? Se la fede è credere in un Dio che possa farmi le grazie che desidero, allora una fede vale l’altra. E se la fede è credere in un Dio che mi propone di vivere in un modo assurdo e disumano, addirittura masochistico (beati voi se venite perseguitati, beati voi se soffrite, fate del bene a chi vi fa del male, poi un giorno, dopo la morte avrete una grande ricompensa), personalmente preferirei smettere di essere cristiano. Allora proviamo a capire cosa significano queste parole di Gesù, e per farlo dobbiamo anzitutto spiegare perché oggi la liturgia ci propone questa pagina di vangelo. Nel nostro rito ambrosiano, nelle domeniche dopo Pentecoste si leggono in ordine cronologico alcuni episodi dell’Antico Testamento che raccontano il modo in cui Dio nel corso dei secoli si è manifestato ad Israele, e i vangeli sono scelti ogni domenica per far vedere in che modo Gesù ha mostrato il vero volto di Dio celato in queste pagine, ancora piene di luci ed ombre. E così domenica scorsa la lettura parlava di Abramo, e oggi è la volta di Mosè, di quando Dio gli si manifesta sul monte Sinai per donargli di nuovo le tavole della Legge, i comandamenti. Mosè desidera vedere la gloria di Dio, cioè il suo vero volto, e gli dice, come anche noi abbiamo ripetuto nel ritornello del salmo: mostrami la tua gloria. Cioè, mostrami chi sei e cosa vuoi. E Mosè capisce che il Signore è amore e misericordia, che vuole fare un’alleanza col suo popolo, però è ancora un Dio con molti lati oscuri. E’ un Dio che perdona, ma che punisce chi trasgredisce la sua Legge; è un Dio che usa misericordia con chi vuole; che vuole che siano osservati i suoi comandamenti. Un po’ il Dio che abbiamo in mente noi. Ecco allora il perché della pagina evangelica scelta oggi: Gesù ci va vedere qual è davvero la gloria di Dio, il suo volto, il significato dei suoi comandamenti. Dio vuole che siamo beati, felici, non un domani, ma adesso, e non ci chiede di osservare i suoi comandamenti per avere un giorno un premio, ma per vivere bene ora. Come nella macchina, la benzina nel serbatoio non va messa per avere qualche premio domani, ma per far andare bene la macchina adesso. E qual è questa benzina? Cioè, qual è il segreto per essere beati, immensamente felici adesso, in questa vita, pur in mezzo a mille difficoltà? La risposta è totalmente disarmante nella sua semplicità e si trova nell’ultima riga del vangelo di oggi: fate agli altri come volete che gli altri facciano a voi. Io vorrei che uno mi facesse del male? No. E allora, anche se l’altro mi fa del male, proprio perché so quanto male faccia ricevere il male, io non glielo restituisco. Al contrario voglio che mi si faccia del bene, e dunque faccio del bene a chi mi fa del male, perché pure io vorrei che uno mi perdonasse qualora io gli facessi del male. Ma perché beati i poveri e guai ai ricchi? Anzitutto va precisato che questo guai, in italiano, non rende il significato. Quella di Gesù non è una minaccia, ma un lamento funebre: guai sta per poveri voi, condoglianze, se vivete così siete già morti, buttate via la vostra vita. I ricchi, per Gesù, sono coloro che hanno, ma tengono tutto per sé. I poveri, invece, non sono quelli che non hanno niente perché vivono in disgrazia. I poveri che Gesù proclama beati sono coloro che liberamente, volontariamente, per amore si sentono responsabili della felicità e del benessere degli altri, e quindi donano agli altri, proprio perché non ci sia più nessuno che vive in disgrazia, che abbassano il loro livello di vita per permettere a quelli che lo hanno troppo basso di innalzarlo. Perché sono beati? Perché fanno appunto agli altri quello che vorrebbero che gli altri facessero a loro. Perché di essi è il regno di Dio. Cos’è il regno di Dio? E’ quando io scopro l’amore del Padre e vivo come suo figlio amato amando i fratelli, e capisco che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Chi vive così non è scemo, ma diventa come Dio, come Gesù, che da ricco che era si è fatto povero per farci diventare come lui. Insomma, la grande rivelazione di Gesù, per cui davvero la sua parola è una bella notizia, e non roba da matti o da scemi, è questa: noi siamo preoccupati di morir di fame, siamo preoccupati che gli altri ci facciano del male, siamo preoccupati di essere uccisi: cose giuste. Invece Gesù ribalta la cosa facendo capire dunque il senso autentico dei comandamenti dati da Dio a Mosè e che rivelano la gloria di Dio: la gloria di Dio è che noi siamo felici, beati, e per esserlo dobbiamo vivere l’unico comandamento dell’amore che si declina nei dieci comandamenti. Chiamati da Dio ad essere liberi: liberi di amare, di quell’amore vero per gli altri che non si lascia condizionare dal proprio egoismo, dal proprio orgoglio e dal proprio interesse. Per cui capisco che il male non è morir di fame, ma affamare; non è essere ucciso, ma uccidere; non è piangere, ma far piangere gli altri; non è essere perseguitato, ma perseguitare. Chi capisce queste cose è un uomo libero e dunque beato ed esulterà perché avrà lo stesso destino di risurrezione di Gesù che così ha vissuto: chiediamo davvero al Signore con tutte le forze di capire la portata di questa bella notizia!!!