domenica 28 luglio 2019

VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

 Ricordo ancora quando nel 1988 il cardinale Martini radunò al Palalido di Milano tutti i giovani della nostra diocesi di Milano per quella che chiamò la grande assemblea di Sichem, rifacendosi proprio al testo che abbiamo ascoltato come prima lettura dove Giosuè, successore immediato di Mosè, radunò tutte le tribù di Israele a Sichem, questa grande pianura presso le montagne. E come Giosuè chiese al
popolo di rinnovare l’alleanza col Signore chiedendo loro chi volessero servire, se gli dei degli altri popoli, o l’unico Signore che li fece uscire dall’Egitto, allo stesso modo, come nuovo Giosuè, il cardinale ripetè a tutti noi giovani di allora la medesima domanda: scegliete oggi chi volete servire, e anche noi, come il popolo di Israele, rispondemmo: noi scegliamo di servire il Signore. Non so con quanto grado di consapevolezza fu data questa risposta, perchè un conto sono le intenzioni, un altro è averne le forze, ma soprattutto riuscire a capire cosa vuol dire scegliere di servire il Signore. Sta di fatto che questa domanda continua a risuonare nella storia e raggiunge anche noi quest’oggi che ogni volta, quando celebriamo l’eucaristia, come popolo di Dio, come Chiesa, siamo radunati dal Signore e siamo chiamati a rispondere a questa domanda. Una domanda che viene riproposta da Gesù nel vangelo di oggi ai suoi apostoli, sotto altra forma, se volete negativa, dettata dal fatto che, come abbiamo letto, Gesù sapeva chi erano quelli che non credevano e chi lo avrebbe tradito, tanto è vero che da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui, perciò chiese loro, con estrema libertà, non tanto di scegliere chi volessero servire, quanto, al contrario, se fossero disposti a seguirlo oppure no, chiedendo: volete andarvene anche voi? Mi ha sempre colpito questa domanda così drastica e drammatica, certamente sofferta da parte di Gesù, perchè è un riconoscimento della propria sconfitta nell’aver comunicato un messaggio così difficile da accogliere, ma estremamente provocatoria e libera, come ho detto. Libera perchè di fatto Gesù non fa nulla per edulcorare la sua proposta, non abbassa il tiro per avere più consensi, non dice “va beh, si, dai, sto chiedendo troppo, se vado avanti così resto solo, per cui abbasso le richieste”. No, Gesù non abbassa il tiro, quasi sfida i pochi che erano rimasti e chiede se volessero andarsene anche loro. E Pietro, su tutti, dà una delle risposte più belle di tutto il vangelo, almeno la prima parte. Infatti, non dimentichiamo mai, questo discepolo si chiama Simone, e Pietro è il suo soprannome negativo, perchè vuol dire testa dura, perciò Gesù lo aveva chiamato così, e quando gli evangelisti lo chiamano Pietro è sempre quando dice qualcosa di sbagliato o in contrapposizione a quello che vuole Gesù. E qui viene presentato col suo nome e il suo soprannome, il che vuol dire che dà una risposta nella quale da un lato mostra di aver capito, e dall’altra no. Infatti dice: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Pietro cioè ha capito che scegliere di seguire Gesù significa servire il Signore, che c’è in gioco qualcosa di grande, che Gesù rivela il volto di Dio, che le sue parole comunicano la vita stessa di Dio capace di superare la morte. Ma, ecco la parte negativa: noi abbiamo conosciuto e creduto che tu sei il Santo di Dio. Il Santo di Dio è un’espressione che nei vangeli appare normalmente in bocca agli spiriti impuri e ai demoni, ed è riferita al Messia della tradizione, quello che tutti aspettavano, quello che avrebbe dovuto restaurare la monarchia in Israele, che avrebbe dominato gli stranieri, che avrebbe dovuto imporre a tutti la Legge di Mosè, e cioè esattamente il contrario di quello che Gesù aveva rivelato fino a quel momento, e che era stato il motivo per il quale, di fatto, tutti si erano tirati indietro, perchè avevano capito, e la cosa non gli andava bene! Pietro, alla fine, era uno dei pochi che erano rimasti e che non voleva tirarsi indietro, ma perchè di fatto aveva capito ancora niente, tanto è vero che di lì a poco lo tradirà anche lui. E questa cosa impone a tutti noi una riflessione molto onesta e sincera. Spesso ci lamentiamo che siamo in pochi, che le chiese si svuotano, che i giovani sono sempre di meno, ma noi che siamo qui, abbiamo capito davvero cosa vuol dire seguire Gesù oppure no? Chi è, insomma, questo Dio nel quale diciamo di credere e che vogliamo servire? Ma soprattutto cosa vuol dire servire il Signore? Io non penso che quelli che non sono qui o che nel loro cammino hanno smesso di seguire Gesù lo abbiano capito, e proprio per questo si siano tirati indietro. Penso, al contrario, che è proprio perchè, come Pietro, e come magari anche noi che siamo rimasti, siano rimasti delusi da un Signore che non è come vorrebbero loro, che continuino a pensare a Dio come a uno da servire per avere dei benefici. Solo che questi se ne sono andati, noi invece siamo rimasti, ma magari solo per forza di inerzia, senza avere di fatto compreso la portata del messaggio di Gesù, cosa che invece avevano ben compreso coloro che lo abbandonarono. Perchè cosa aveva detto Gesù di tanto scandaloso da far si che molti se ne andarono? Che bisogna masticare la sua carne e bere il suo sangue per avere la vita di Dio, cioè che per diventare come Dio occorre diventare come Gesù, vivere come Gesù donando la propria vita ai fratelli. Che non siamo chiamati a servire Dio, perchè è Dio che si dona a noi: noi dobbiamo accogliere il suo amore per servire i fratelli, non vivere secondo la carne, cioè nell’egoismo, ma secondo lo Spirito del Figlio che ci rende fratelli. Quindi Gesù propone una concezione di Dio diversa, di un Dio che è amore, che non è potere, non è dominio, non è sopraffazione, non è violenza; un Dio che è dono, perdono, umiltà e servizio. Celebrare l’Eucaristia vuol dire essere poi disposti a lavare i piedi ai fratelli. Ecco, chiediamoci dunque: ce ne rendiamo conto noi che siamo qui? Magari questo non ci scandalizza più di tanto perchè siamo qui senza rendercene conto fino in fondo nonostante, come Pietro, ripetiamo al Signore: da chi andremo? Noi vogliamo servire te e solo te.