sabato 20 febbraio 2021

I DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (21/02/21)

Una nota positiva è che quest’anno la Quaresima siamo almeno riusciti a cominciarla: non sappiamo se riusciremo a finirla in presenza, ci speriamo, però intanto, a differenza dello scorso anno, siamo qui in chiesa. 

Verrebbe da dire che, in realtà, non solo noi, ma tutto il mondo ormai sta vivendo una quaresima che dura un anno, per colpa di questa pandemia. Però, questo modo di esprimersi è scorretto, perché fa pensare la Quaresima come a qualcosa di lugubre, brutto, pesante e triste, come del resto il colore viola delle vesti ci ricordano, e questo è profondamente sbagliato, perché la Quaresima è un’altra cosa, come ora voglio spiegare. Però, in questa frase, c’è di vero che una caratteristica della Quaresima, tra l’altro fondamentale, è che la Quaresima è un tempo di deserto. Non so quanti di voi siano mai stati un po’ di giorni in un deserto, però sappiamo che vivere in un deserto non è semplice. I 40 giorni della Quaresima richiamano i 40 anni trascorsi nel deserto dal popolo di Israele quando fuggì dall’Egitto e i 40 giorni passati da Gesù sempre nel deserto come abbiamo ascoltato nella pagina del Vangelo che si legge tutti gli anni all’inizio di questo tempo. Il deserto è un luogo in cui si è messi alla prova, una prova fisica, perché non c’è da bere e da mangiare, non c’è acqua, non c’è riparo dal caldo del giorno e dal freddo della notte. Una prova che poi diventa anche psicologica. Dal deserto o si esce sfiancati, o si esce morti, certamente non in forma, ma uscirne vivi è già un miracolo. Molto dipende dalla fortuna, se si è da soli o insieme ad altri, poi bisogna vedere chi sono i compagni di viaggio, ma molto dipende dallo spirito col quale ognuno affronta le prove che si presentano. Il popolo di Israele affrontò il viaggio nel deserto con lo spirito della lamentazione, rimpiangendo addirittura quando erano schiavi; Gesù lo affrontò con lo Spirito santo, e ne uscì vincitore. Vedete dunque come il deserto è il simbolo della vita. Tutta la nostra vita, non solo da un anno a questa parte, è costellata di prove, e le prove ci sono e ci saranno sempre. Purtroppo, ci verrebbe da dire. E invece no, meno male che ci sono. Perché? Perché le prove della vita, se ci pensiamo bene, servono per capire in cosa crediamo veramente, per cosa o per chi viviamo. Nessuno studente ama le interrogazioni e i compiti in classe, che infatti si chiamano prove o verifiche, ma guai se non ci fossero: senza una prova come potrebbe capire se ha imparato o no la lezione, se ha capito quello che doveva studiare? E’ per questo che Gesù ha insegnato a chiedere al Padre, quando preghiamo, non di liberarci dalla prova, dalla tentazione, ma di non abbandonarci in mezzo alle prove, di aiutarci a non soccombere, aggiungendo di chiedere di liberarci dal male, questo si, perché in mezzo alla prova noi possiamo sempre scegliere se compiere il bene o il male, se essere sapienti o stolti, e questo dipende, come ho detto, dallo spirito col quale affrontiamo le prove. Ecco perché la Quaresima non è un tempo lugubre o triste: è un tempo che ci deve servire per capire con quale spirito noi affrontiamo le prove che il deserto della vita ci offre tutti i giorni. Se ci lasciamo guidare dallo Spirito santo, ne usciremo sfiancati, ma vivi e poi rinfrancati, altrimenti ne usciamo morti. Le prime splendide parole del profeta Isaia dicevano che Dio vuole ravvivare lo spirito degli umili e ravvivare il cuore degli oppressi: che bello, come abbiamo bisogno di sentirci ripetere queste parole in questo tempo dove lo spirito di tutti è molto malato, e anche questa è una malattia molto contagiosa, più del Covid. E anche la pagina di san Paolo, sulla quale sarebbe splendido sostare, ci richiama proprio a rinnovare il nostro uomo interiore. Ecco allora a cosa serve la Quaresima: a rinvigorirci. Le ceneri che riceveremo sul capo al termine della Messa hanno proprio questo significato. L’origine di questa pratica si rifà all’uso agricolo dei contadini che conservavano tutto l’inverno le ceneri del camino, per poi, verso la fine dell’inverno, spargerle sul terreno, come concime per dare nuova energia alla terra. Non sono dunque un lugubre segno solo per ricordarci che dobbiamo morire, ma che dobbiamo vivere la nostra vita portando i frutti dell’amore (questo è il digiuno che vuole il Signore, non qualche fioretto), e che per fare questo abbiamo bisogno di essere “concimati” dalla Parola del Signore e convertirci ad essa, infatti, mentre vengono poste sul capo le ceneri viene detto: convertiti e credi al Vangelo. Pertanto, all’inizio della Quaresima, bisogna smetterla, secondo me, di mettersi a fare tanti propositi per arrivare a Pasqua dicendo che non li abbiamo mantenuti. Dio non vuole fioretti o sacrifici, ma vuole fecondarci col suo amore, ravvivare il nostro Spirito, per farci cambiare il nostro modo di pensare e di vivere, e come lo fa? Con la sua Parola. Allora, se c’è un proposito da fare, l’unico, secondo me, è quello di digiunare dall’ascolto di tante parole inutili, e di mettersi seriamente ogni giorno ad ascoltare la sua Parola. Oggi, per esempio, non ho spiegato le letture della Messa, però è da ottobre che lo faccio tutti i giorni con i video che metto sul nostro canale Youtube. Sono una piccola cosa. Come me ci sono tanti altri preti mille volte più bravi che lo fanno, oppure ci sono anche tanti libri che aiutano a comprendere questa Parola. Ognuno scelga il metodo che preferisce. L’unica cosa da non fare, e che invece il 90% di voi che siete qui sono sicuro che non fate, è accontentarsi della predica e non dedicare 10 minuti ogni giorno per leggere e capire la Parola di Dio. Se invece uno invece provasse a farlo, per esempio ascoltando questi o altri video stando in macchina o mentre in casa sta stirando, invece di guardare Non è la D’Urso, si accorgerebbe che pian piano questo concime che è la Parola del Signore riesce a ravvivare il suo spirito, e così la Quaresima diventerà un viaggio nel deserto dove pian piano ci si accorge che il Signore ci dà la forza per superare le prove e così camminare con gioia verso la Pasqua.