II DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (La Samaritana)
Se volessimo riassumere in una
riga, in una frase, il contenuto dei due Testamenti della Bibbia, se dovessimo
cioè dire in una sola frase di cosa parlano tutti i libri della Bibbia, la
risposta sarebbe semplice e bellissima: la Bibbia racconta la più grande storia
d’amore mai scritta, quella tra Dio e gli
uomini. Una storia d’amore che, come
tutte le storie d’amore che si rispettino (si fa per dire), è fatta da alti e
bassi, da momenti di passione e da momenti di litigio e di odio, da fedeltà e
da tradimenti, da tante incomprensioni e crisi, dove ci sono momenti in cui
tutto sembra finito e altri in cui tutto ricomincia. Nessuna coppia è perfetta.
La grande differenza tra la storia d’amore tra Dio e gli uomini e tutte le
altre storie d’amore è che, mentre in tutte le storie d’amore i meriti e le
colpe sono a volte di uno e altre volte dell’altro partner, nella storia
d’amore tra Dio e gli uomini, a creare problemi o casini non è mai Dio, ma sono
sempre gli uomini. Dio ama in modo unico, fedele, è sempre pronto al perdono,
vuole solo la gioia degli uomini, vuole che essi siano felici, e nel Primo
Testamento stipula appunto un testamento, un patto, un’alleanza d’amore, che
viene codificata in 10 parole, il decalogo, i comandamenti, che la liturgia di
questa domenica ci fa riascoltare. C’è anche una celebre vecchia canzone di
Gianni Morandi che dice: “l’amore ha i suoi comandamenti”. Qual è il problema?
Che noi uomini, tutti, non solo gli ebrei, per non parlare di noi italiani,
quando ci sono regole da seguire o divieti, subito ci viene voglia di fare
esattamente il contrario, di trasgredirle, e lo facciamo. Invece di capire che
le regole servono per giocare bene la partita della vita (vi immaginate se
quando si gioca non ci fossero delle regole? sarebbe impossibile giocare), e di
capire che chi ce le ha date lo ha fatto perché se non le seguiamo ci
autodistruggiamo (pensate cosa accadrebbe se in una macchina progettata per
andare a benzina noi mettessimo Coca Cola nel serbatoio), pensiamo invece che
chi ha fatto queste regole sia un padrone a cui obbedire se no ci punisce, mentre
esse servono per giocare bene la partita della vita, per far si che la “macchina”
possa funzionare bene. Ecco perché, se pensiamo che Dio sia un padrone a cui
obbedire, invece di uno sposo da amare, poi ci cerchiamo degli amanti (nella
Bibbia si chiamano “idoli”) che pensiamo possano soddisfare i nostri desideri
di gioia. La sintesi dei comandamenti, quindi la regola per trovare la
beatitudine, per essere felici, per realizzare la nostra umanità, la darà Gesù:
amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. Vivere quindi un amore che si fa
perdono, tenerezza, generosità, accoglienza, disponibilità, aiuto,
misericordia. Noi invece pensiamo che per essere felici bisogna possedere,
avere cose, soldi, ricchezze, guadagnare, avere successo, avere potere,
dominare. Ecco gli idoli, ecco i nostri amanti. È questa la chiave di lettura
per capire il lungo e celebre racconto dell’incontro di Gesù con la donna samaritana
che si legge sempre in questa seconda domenica di Quaresima. Chi pensate che
fossero i mariti o gli amanti di questa donna? Qui non si sta parlando di una
donna infelice che aveva molti amanti e che va a un pozzo a prendere l’acqua,
ma si sta parlando di noi, che siamo infelici e cerchiamo l’acqua, cioè la
gioia, lontano da Dio. Questa donna rappresenta l’umanità intera alla ricerca
di quel marito che le dia l’acqua che disseti veramente la sua sete di gioia, e
che non la trova: “non ho marito”. Non ha marito perché nessuno è mai riuscito
a darle ciò che lei desidera veramente: nessuno ha mai saziato il suo desiderio
di vita e d’amore. Certo, perché se pensiamo che Dio, sia un legislatore o un
padrone a cui obbedire se no ci punisce, è ovvio che ci allontaniamo da lui.
Invece Gesù ci mostra che Dio non ci ama per i nostri meriti, ma viene in aiuto
ai nostri bisogni. Che ci dona il suo Spirito che ci fa sentire amati e ci dona
la forza di amare come lui, cosa che altrimenti sarebbe impossibile. Questa è
l’acqua che zampilla per la vita eterna che Gesù vuole donare alla samaritana.
Quest’acqua è lo Spirito Santo, è l’amore del Padre e del Figlio effuso nei
nostri cuori. Un Dio così come possiamo fuggirlo? Tutte le volte che viviamo la
nostra vita di fede con oppressione, con angoscia, con noia, per dovere o
addirittura con paura e per paura, è inevitabile che poi andiamo in cerca di
nuovi amanti, ma il motivo è che non abbiamo capito chi è davvero il Signore.
La samaritana e quelli che la sentirono parlare di Gesù lo capirono. E noi?