Il Vangelo non è scritto per raccontare avvenimenti del passato, ma quello che capita a noi oggi se incontriamo Gesù. Se qui Giovanni stesse semplicemente raccontando il miracolo di un uomo cieco dalla nascita che, grazie a Gesù, tornò a vedere, a me verrebbe da dire: beato
lui, facesse a me il Signore qualche miracolo di cui avrei
bisogno, facesse guarire oggi quelli che sono ciechi o hanno mille altre
malattie, e invece non lo fa, perché? È il motivo per cui ci sono molte persone
alla ricerca di miracoli, ma in generale un po’ tutti, siamo sinceri, quando
preghiamo, quando ci rivolgiamo a Dio, normalmente cosa gli chiediamo? Gli
chiediamo aiuti, favori, grazie, protezione, guarigioni da malattie, e così via.
Non è una cosa strana: è la religiosità di tutti gli uomini, da sempre, è così
che sono nate le religioni. Ed è anche così che nascono gli ateismi, quando uno
si accorge che Dio non interviene, non agisce di fronte al male, non fa
miracoli, non risolve i problemi, non ci protegge come vorremmo. Il punto qual
è? È che noi siamo ciechi, cioè non conosciamo Dio, non sappiamo chi è Dio: per
forza, nessuno lo ha mai visto, nemmeno Mosè, come abbiamo ascoltato nella
lettura. C’è scritto che Mosè parlava faccia a faccia con Dio, come uno parla
col proprio amico, e questa è un’immagine molto bella. Mosè riuscì a
capire qualcosa del mistero di Dio: che Dio è alleato dell’uomo, che abitava in
una tenda come il popolo nel deserto, quindi che cammina con gli uomini,
infatti abitava in una tenda come loro in mezzo al deserto, però restava
avvolto in una nube, perché Dio è inafferrabile, possiamo udire qualche suono
della sua voce, ma non vederlo faccia a faccia. C’è un altro passo del libro
dell’Esodo dove Mosè, come ad un amico, a un certo punto chiede a Dio di poter vedere
il suo volto, ma Dio gli concede di vederlo solo di spalle. Un’immagine anche
questa molto eloquente: vedendo qualcuno di spalle si possono prendere molti
abbagli. Infatti i farisei, che dicevano “noi siamo discepoli di Mosè perché
sappiamo che Dio ha parlato a Mosè”, di abbagli ne prendevano tanti. Due su
tutti. Pensavano per esempio che se uno era cieco o aveva qualunque malattia,
questo fosse il castigo che Dio aveva mandato per qualche peccato commesso.
Peggio ancora: volevano condannare Gesù perché aveva guarito quel cieco di
sabato, perché di sabato era proibito qualunque lavoro, anche guarire qualcuno e,
secondo loro, questo era il volere di Dio, perché il terzo comandamento che Dio
aveva dato a Mosè dice che di sabato non bisogna fare nessun lavoro. Ma Mosè
non aveva visto Dio solo di spalle? Insomma, vedete come è facile far dire a
Dio quello che vogliamo o pensare a Dio ognuno a modo suo. In altre parole:
siamo ciechi, fin dalla nascita. Il guaio è che se uno è cieco, ma non lo vuole ammettere e dice
che ci vede, poi si schianta contro un muro. Allora, tornando a quello che
dicevo all’inizio, il vangelo di oggi non racconta semplicemente il miracolo di
un uomo cieco dalla nascita che grazie a Gesù tornò a vedere, non racconta un
avvenimento del passato, ma quello che succede a noi se incontriamo Gesù. Se
ascoltiamo la sua Parola, se rimaniamo nella sua Parola, come si leggeva
domenica scorsa, succede che non siamo più ciechi, perché Gesù è colui che ci
fa vedere chi è Dio. Tutto quello che noi sappiamo di Dio è quello che di Dio
ci ha detto Gesù. E Gesù, tra le altre cose, ci ha fatto vedere: primo, che Dio
non castiga nessuno, e che le malattie non è Dio a mandarle; secondo, che
l’azione di Dio è quella di agire dentro di noi con la forza del suo Spirito, e
quindi che la preghiera non deve servire per chiedere a Dio delle grazie, dei
favori, dei miracoli o di toglierci le malattie, o di proteggerci, ma deve
servire per entrare in contatto con lo Spirito di Dio dentro di noi che ci
rende capaci di agire come Gesù in mezzo alle prove della vita; terzo, che Dio
non può dare delle leggi che vanno contro il bene degli uomini, come quella di
non curare qualcuno di sabato. Quindi, se non impariamo a conoscere Gesù, non conosciamo
Dio e restiamo ciechi tutta la vita. Ma per conoscere Gesù occorre leggere,
studiare e meditare il Vangelo, e se per fare questo uno si limita una volta
alla settimana ad ascoltare la predica e basta, e nella predica si possono dire
solo poche cose, non spiegare tutta la Parola di Dio che viene proclamata,
questo non basta. Ecco perché, ripeto sempre, bisogna che ognuno, soprattutto
gli adulti, trovi il sistema per approfondire la propria fede, e la nostra
comunità, anche in questi mesi di pandemia, di opportunità ne offre parecchie,
basta coglierle, spero che ciascuno di voi lo abbia fatto e lo faccia, altrimenti
si rimane ciechi per tutta la vita, con l’aggravante, come i detrattori di Gesù
e del cieco del vangelo di oggi, di presumere di vedere.