domenica 7 marzo 2021

III DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (di Abramo)

Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Gesù, per tre anni, da quando iniziò la sua missione, fu un latitante, perché tutti lo volevano morto, e alla fine accettò di essere arrestato, condannato e ucciso. Ma perché tutti volevano morto un uomo che non 

faceva altro che predicare l’amore di Dio e facendo del bene a tutti? La risposta è semplice e drammatica: perché era un personaggio pericoloso per i capi del popolo, e perché aveva deluso tutti quelli che avevano creduto in lui. Era pericoloso per i capi religiosi del popolo. Gesù li accusava, come abbiamo letto nel vangelo di oggi, di essere figli del diavolo, persone che raccontavano menzogne, falsità su Dio. Gesù, invece, diceva di se stesso, non di avere la verità in tasca (sono pericolose le persone che dicono di avere in tasca la verità, perché si mettono sopra gli altri), ma di essere la verità, di essere nella verità, di fare la verità, che è una cosa diversa. I capi religiosi, a parole parlavano dell’amore di Dio, ma nei fatti agivano non per il bene delle persone, ma per i loro interessi, e mettevano paura alla gente imponendo sacrifici in nome di Dio, come se l’amore di Dio si dovesse comprare. Essi facevano credere alla gente che per ottenere da Dio dei favori, delle grazie, e anche il perdono, dovevano fare sacrifici nel tempio, pagando, e così loro si intascavano i soldi. Invece Gesù parlava soprattutto coi fatti: diceva che Dio non è un padrone a cui obbedire, ma un Padre a cui assomigliare nell’amore, e lo dimostrava amando gli altri come fratelli. Ecco cosa vuol dire essere nella verità. Nel tempio aveva cacciato tutti quelli che vendevano e compravano gli animali da sacrificare, perché se Dio è Padre, ai suoi figli non chiede nessun sacrificio. Facendo così si era attirato l’ira dei capi religiosi perché essi traevano benefici economici dalle offerte, e se la gente avesse creduto in lui, sarebbero andati in cassa integrazione. Inoltre Gesù restituiva dignità e libertà alle persone. La verità vi farà liberi. Certo, perché se la verità è che Dio non è un padrone che se ne sta nell’alto dei cieli per essere servito, riverito e obbedito, ma è un Padre che infonde a tutti il suo amore per farci diventare come lui, gli uomini diventano liberi di amare come Dio, e non dovevano più sottostare a tutte le regole religiose imposte dai capi, facendole passare per volere di Dio, e quindi essi avrebbero perso il potere. Per questo Gesù trasgrediva sempre il terzo comandamento, quello del riposo del sabato, dove i capi religiosi avevano inventato qualcosa come più di 3000 cose che non si potevano fare, neanche curare chi era malato, spacciando tutto questo per volontà di Dio, per cui Gesù faceva apposta a guarire la gente di sabato, e così venne accusato di essere anche eretico. Non solo eretico, ma anche posseduto da un demonio, lo abbiamo letto nel vangelo, cioè pazzo, perché si faceva uguale a Dio (chi vede me vede il Padre, prima che Abramo fosse, Io Sono), e questa era una bestemmia. Ma Gesù, alla fine, fu abbandonato anche dai suoi apostoli, tradito da uno di loro, e anche quelli che erano diventati suoi discepoli vollero vederlo condannato e ucciso. Perché? Perché Gesù era riuscito anche a deludere loro. Siccome Israele era dominato dai romani, tutti quelli che avevano creduto in lui lo avevano seguito pensando che Gesù fosse il Cristo, il Messia, l’uomo mandato da Dio per ricostruire il regno di Israele cacciando con la violenza i romani. Gesù invece non faceva che predicare l’amore verso i nemici, e quando si accorsero che non stava scherzando, dissero: cosa ce ne facciamo di uno così? Non è questo il Dio che vogliamo. Ecco perché, alla fine, tutti volevano la morte di Gesù: chi per motivi di convenienza economica e di potere, chi perché di un Dio così, che non risolve i problemi, non se ne fa niente. Guardate che la cosa ci riguarda tutti. Chi è interessato solo al conto in banca, chi vuole primeggiare o chi pensa di avere la verità in tasca, può venire in chiesa anche tutti i giorni, fare la comunione e tutte le sue devozioni, ma non gli serve a niente. Rimanete nella mia parola, dice Gesù. O ci si converte al Dio di Gesù, o altrimenti non si è cristiani. Dirò di più. La folla seguiva Gesù, e anche i suoi discepoli, sperando che li liberasse dai romani, e poi restarono delusi. Allo stesso modo noi possiamo rivolgerci a Gesù, pregarlo, fare sacrifici, essere preoccupati se abbiamo detto bene le preghiere, venire anche a messa, con l’intento di sperare di ottenere che Dio faccia passare la pandemia, guardi giù, faccia guarire chi è malato, risolva i nostri problemi di tutti i giorni, e poi, alla fine, restare delusi perché non ha ascoltato o esaudito le nostre richieste, o non abbia ricompensato i nostri sforzi. Ma questo non è Dio, non è il Padre di Gesù, è un padrone, è quello che Gesù viene a scacciare dal tempio di Gerusalemme. Non è questa la verità su Dio che Gesù ci ha rivelato. Con Gesù, Dio si è fatto uomo, è dentro di noi con la forza del suo Spirito per renderci capaci di diventare come lui, di amare come lui, di affrontare la vita come lui. La preghiera deve servire non per chiedere grazie, ma per dire grazie al Signore della vita che ci rende capaci di amare come lui e di affrontare la vita come ha fatto Gesù: questo vuol dire fare eucaristia, essere nella verità. Le ceneri che abbiamo ricevuto all’inizio della Quaresima non dobbiamo scrollarcele dalla testa, ma devono essere il concime che ci feconda e ci permette di convertirci al vero volto di Dio, non a quello che vorremmo e ci inventiamo noi. Da ammiratori di Gesù dobbiamo passare ad essere suoi discepoli, che è tutta un’altra cosa. Vivere nella logica delle beatitudini, unico programma di vita del cristiano, opposto a quello del mondo, per passare dall’essere persone credenti a persone credibili.