lunedì 20 settembre 2021

III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO (ANNO B) 19/09/21

Le letture di questa domenica sono una vera e propria ventata d’aria fresca, e ne abbiamo tutti tanto bisogno, considerando che anche qui in chiesa siamo costretti, giustamente e doverosamente, a portare le mascherine, ma anche se non le dovessimo usare, noi viviamo la nostra esistenza sempre in apnea, e 

qui non mi riferisco all’aria che respiriamo col naso o con la bocca, ma a tutto ciò che respira la nostra mente e forma la nostra coscienza, alle cose che ci riserva la vita, ai problemi, ai dolori, alle malattie, alle ingiustizie, alle sfortune, alle tragedie. Tutti avvertiamo la pesantezza della vita, non solo del nostro corpo, al di là del fatto che uno sia più grasso o più magro, e tutto questo fa si che diventi sempre più difficile ridere, sorridere, godere, al punto da arrivare quasi a darci fastidio quando qualcuno ci riesce, ma forse è solo invidia. Però, dicevo, le letture di questa domenica sono una ventata d’aria fresca, a partire dalla pagina del profeta Isaia che dice: In noi sarà infuso uno spirito dall’alto e allora il deserto diventerà un giardino dove regneranno diritto e giustizia, e dove praticare queste cose darà pace, una pace capace di resistere anche in mezzo alle tempeste, anche se le città dovessero sprofondare. Quindi vuol dire che c’è una realtà, chiamata spirito che proviene dall’alto, cioè da Dio, capace di tornare a farci respirare, di rinascere, come Gesù cerca di spiegare con fatica a Nicodemo nella pagina del vangelo. Perché Nicodemo, da buon fariseo, era un uomo devoto, pio, zelante, che osservava tutte le leggi, insomma, un uomo religioso, che per Gesù, badate bene, non è un complimento, perché le persone religiose sono quelle che sacrificano la loro vita per Dio, quindi che, di fatto, fanno di Dio un motivo in più per angosciarsi, come se non bastassero tutte le angosce che la vita già riserva di suo: avrò fatto tutto giusto, Dio sarà contento di me, dove ho sbagliato, che male ho fatto per meritare quello che mi capita, non ce la faccio a seguire tutte le sue leggi, mi sento in colpa… Non solo: l’uomo religioso è rinchiuso, legato nei suoi schemi (religione vuol dire legame), non è aperto alle novità, ragiona dicendo “si è sempre fatto così”, insomma, è vecchio. Quando Gesù gli dice che bisogna rinascere dall’alto, Nicodemo fraintende, pensa che si debba rientrare nel ventre della madre per uscire uomini nuovi, mentre Gesù vuol fargli capire che ci sono due modi diversi di vivere che dipendono da chi ci si sente generati, dalla carne o dallo spirito, perché nessuno nasce da solo, si è sempre figli di qualcuno. Figli della carne vuol dire pensare che Dio sia un vampiro che succhia sangue, vita, energia, un Dio che premia e castiga, che chiede, che è lì a sbarrarti la strada, e allora si vive tutta la vita cercando di conquistare tutto, anche il suo amore, ed è per questo che gli uomini e le donne religiosi si riconoscono facilmente: sono sempre imbronciati, cupi, tristi, brontoloni, che si sentono in colpa e fanno sentire gli altri in colpa, paurosi, sempre sulla difensiva. Figli dello spirito, nati da acqua e spirito, vuol dire invece, sapersi figli di un Dio che è Padre e Madre, che ci ama a prescindere, che ci dà la vita non per togliercela, ma per goderne, che non vuole essere obbedito, ma che gli assomigliamo nell’amore, che ci apre orizzonti infiniti e inediti anche quando abbiamo perso ogni speranza, persino di fronte alla morte, e questo genera gioia e pace. E dunque Gesù dice a Nicodemo: non è la tua osservanza della legge che ti farà entrare nel regno di Dio, perché Dio è Padre, e nel regno del Padre ci entrano i figli; quindi, ci entrerai non se sei osservante, ma se sei figlio, per cui devi rinascere come figlio sentendo che Dio è Padre, questa è la vita nuova, è l’aria pura che ci fa respirare. Chi rinasce dallo spirito non è più un uomo religioso, ma un uomo di fede. Manda il tuo spirito, Signore, e rinnova la faccia della terra, abbiamo ripetuto nel ritornello del salmo. E san Paolo, nel primo versetto della lettera ai Romani, dice: l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo. Quindi, un uomo o una donna spirituali non sono quelli che se ne stanno tutto il giorno a pregare, con la testa per aria a mani giunte: questi sono donne e uomini religiosi. Uomini e donne spirituali sono le persone che si sentono libere di amare, come il vento, come Gesù che teneva le mani non giunte, ma aperte per servire i fratelli con gioia.