domenica 26 settembre 2021

IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO (ANNO B) 26/09/21

Penso che molti di noi possano ritrovarsi nella pagina del primo libro dei Re che racconta il momento in cui Elia, uno tra più grandi profeti della Bibbia, si inoltra nel deserto. Sta fuggendo dai soldati della regina Gezabele che lo vogliono uccidere (del resto Elia aveva sterminato tutti i sacerdoti della regina 

perché adoravano gli dei pagani, e su questo ci sarebbe molto da dire, ma non è il tema delle letture di questa domenica). Ebbene, Elia è sfinito, si sdraia sotto una ginestra, stanco, sfiduciato, desidera morire. Non è forse vero che capita anche a noi in certi momenti della vita, di essere sopraffatti dalla fatica, dalla tristezza, come se si fermasse il battito della vita? La pandemia che abbiamo attraversato e ancora attraversiamo è riuscita davvero a fermare il battito della vita in molte persone. “Ora basta, Signore. Prendi la mia vita perché io non sono migliore dei miei padri”, prega Elia, e forse aveva ragione a dirlo, visto l’eccidio che aveva compiuto. E però ecco che, prosegue il racconto, un angelo del Signore lo toccò e gli disse: “Alzati, mangia”. Pensate che bello questo tocco dell’angelo e questo invito a mangiare: mangiò della focaccia cotta su pietre roventi e bevve dell’acqua dell’orcio. E si riaddormentò. Ma era talmente sfinito che nemmeno quella focaccia e quel sorso d’acqua gli erano bastati: troppa la debolezza fisica e la disperazione che gli stavano prosciugando l’anima. Ma ecco che di nuovo “l’angelo lo toccò e gli disse: Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”. Ebbene, il tocco dell’angelo, la focaccia e l’acqua riuscirono a rimettere Elia in cammino e lo sostennero per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto. E allora mi sono chiesto, e vorrei che ciascuno di voi si chiedesse: che cosa può risvegliarci da una depressone, da una paralisi, da quella voglia di lasciarsi andare, di arrendersi, o addirittura di farla finita? Che cosa? Il tocco dell’angelo, la focaccia, l’acqua. Pane e acqua, cose semplici della vita, ma essenziali, accompagnati però da un tocco dell’angelo, cioè avvolti da un gesto che dice la relazione, e come abbiamo bisogno di ricuperare le relazioni, dopo tanti lockdown. Noi pensiamo magari che per rimettere nel cuore anche un solo grumo di fiducia nella vita ci sia bisogno di chissà chi o di chissà che cosa, quando invece è sufficiente il tocco di qualcuno che ti vuole bene e ti dona quel pane e quell’acqua di cui hai bisogno in quel momento. E questo è sempre il tocco di Dio, perché Dio si manifesta sempre quando qualcuno ti tocca con amore. E a nostra volta siamo chiamati a diventare gli uni per gli altri questo tocco di Dio. Quando celebriamo l’Eucaristia dovremmo avvertire la stessa cosa, e il vangelo ci aiuta a capire il perché. Gesù dice di sé di essere il pane disceso dal cielo che ci fa vivere, lui, non quello che mangiarono nel deserto gli israeliti, che infatti poi morirono: “chi mangia di me non muore”. Gesù si è detto pane, ma si è anche fatto pane. Ce lo ha ricordato oggi Paolo nella lettera ai Corinzi. Gesù mise tutto se stesso in quel pane e in quel vino, per farsi non solo toccare, ma addirittura mangiare, per far vedere che Dio vuole fondersi con noi e farci diventare come lui. Fate questo in memoria di me non vuol dire solo “ripetete quello che ho fatto io nell’ultima cena celebrando la messa”, ma vuol dire: diventate anche voi gli uni per gli altri il tocco dell’angelo, il tocco di Dio, diventate anche voi pane che si spezza, fatevi mangiare dagli altri, non mettetevi a mangiare gli altri, diventate vino per gli altri, vino di festa, fate in modo che gli altri, incontrando voi, siano più felici. Che peccato, allora, quando viviamo la cena del Signore come una semplice cerimonia, che più breve è meglio è, fatta di gesti che non riescono a toccare né il corpo né l’anima, invece di diventare il momento in cui poter fare la stessa esperienza di Elia, avvertire il tocco di Dio che ci riempie del suo amore perché poi possiamo donarlo agli altri diventando noi il tocco di Dio. E così sia.