domenica 3 luglio 2022

3/07/22 IV DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Domenica scorsa spiegavo il criterio col quale sono scelte le letture delle Messe della domenica nel rito ambrosiano, completamente diverse da quelle del rito romano. Ogni domenica si leggono in ordine cronologico dei brani dell’Antico Testamento, e il vangelo e l’epistola sono scelti per far vedere in che 

modo Gesù ne ha svelato il vero significato. Però, domenica scorsa e anche oggi, la prima lettura è presa dai primi capitoli della Genesi, che è si il primo libro dell’AT, ma questi capitoli sono racconti mitologici, che non raccontano cioè fatti del passato, accaduti all’inizio dell’umanità, ma vogliono provare a rispondere ai grandi interrogativi dell’umanità, per cui Adamo ed Eva domenica scorsa e, oggi, Caino e Abele, non sono personaggi storici, ma siamo noi. Se non si capisce questa cosa, si prendono poi fischi per fiaschi. Spiegare nei dettagli il racconto di Caino e Abele non è fattibile in una predica, e allora mi limito ad andare al nocciolo del contenuto di questo brano. Con questo racconto si vuole spiegare qual è la causa della disarmonia che c’è tra gli uomini e che genera, da sempre, conflitti, omicidi e guerre. Si dice che Dio gradì l’offerta di Abele e non gradì l’offerta di Caino, e non viene spiegato il motivo. Automaticamente, tutti diventiamo solidali con Caino e diciamo: Dio è stato ingiusto. Ma perché non se ne spiega il motivo? Perché, di fatto, non c’è un motivo. È quando io vedo che le cose a me vanno tutte storte, e agli altri vanno bene; quando vorrei avere le cose che hanno gli altri, e allora divento invidioso, e mi arrabbio con Dio che sembra avercela su con me, e così gli altri, da fratelli, diventano nemici con cui combattere e da distruggere. Dov’è Abele, tuo fratello? Risposta: sono forse io il custode di mio fratello? Certo che sei il custode di tuo fratello: questa è la risposta implicita di Dio alla domanda di Caino. Se non ci ritiene custodi degli altri, ma avversari, questa è una maledizione, perché le conseguenze (che continuano ad essere sotto gli occhi di tutti) sono devastanti. E ancor più devastante è quando i giusti come Abele che il male lo hanno subito, a loro volta lo restituiscono, perché rispondere al male con altrettanto male, anziché fermare il male, lo moltiplica. Ecco perché Dio comanda: nessuno tocchi Caino, anche lui è figlio mio. Gesù, che viene ucciso innocente come Abele, dirà esplicitamente: amate i vostri nemici, cioè, cercate di considerare fratelli anche i vostri nemici. E se nel racconto di Caino e Abele si individua nell’invidia la causa delle disarmonie tra gli uomini, nei versetti del vangelo di oggi, Gesù ne aggiunge un’altra, che deriva dall’invidia, e cioè l’ira, che, in prima battuta, si manifesta nell’insulto. Ora, presi alla lettera, gli insulti a cui accenna Gesù, detti oggi fanno ridere perché, considerando il florilegio di parolacce che escono dalle nostre bocche, dire a una persona stupido o pazzo è roba da bambini dell’asilo. In realtà, stupido e pazzo, ai tempi di Gesù, erano due parolacce che volevano dire: io ti escludo dalla mia esistenza. Ebbene, dice Gesù, se tu non controlli l’ira ed escludi qualcuno dalla tua vita, sarai sottoposto al giudizio e al sinedrio, e poi al fuoco della Geenna. Al giudizio e al sinedrio, che era l’organo giudiziario di quei tempi: certo, perché quando l’altro è un nemico da combattere, si va davanti a un giudice per vedere chi ha ragione. Se l’altro lo si considera fratello, non si va davanti a un giudice, ma davanti al Padre che ci riconosce come figli. Invece, il fuoco della Geenna si riferisce al fuoco che c’era nella valle della Geenna, situata fuori Gerusalemme, dove venivano bruciati i rifiuti. Quindi Gesù sta dicendo: finchè consideri l’altro come nemico, sei tu ad aver perso la tua dignità, sei come un rifiuto, perché vuol dire che non consideri Dio come Padre e non ti riconosci come figlio, quindi hai fallito la tua esistenza. Ora, dopo aver provato, se ci sono riuscito, a cercare di penetrare il significato di queste letture, che sono Parola di Dio, non dimentichiamolo, mi viene da concludere che Dio, prima di tutto, è un grande illuso: quanti, anche di noi presenti qui in chiesa, siamo sinceri, non avrebbero mille obiezioni da opporre e sarebbero disposti a far diventare fratelli i propri nemici? Poi però, magari, ci indigniamo di quello che sta facendo Putin con gli ucraini. Però, mi viene anche da dire che Dio resta un grande sognatore che continua ad avere fiducia negli uomini. Perché ha fiducia? La risposta è sempre nel libro della Genesi, quando Dio dice a Caino: guarda che, se vuoi, il tuo istinto puoi sempre dominarlo. Non è che siccome tu ce l’hai a morte con qualcuno, magari anche a ragione, allora l’unico modo che hai di reagire sia quello di farlo fuori. Quando Gesù dirà: porgi l’altra guancia, non invita i suoi discepoli ad essere masochisti e a subire il male, ma a trovare il modo di reagire al male evitando la violenza. Che, invece, è esattamente il contrario di quello che facciamo noi normalmente, e infatti i risultati nefasti sono sotto i nostri occhi. Nel bene e nel male, non dimentichiamolo, siamo sempre noi gli artefici del nostro destino: dipende da come usiamo la nostra libertà, cioè dipende se davvero quando diciamo Padre nostro ne siamo davvero convinti.