Siamo nel capitolo 14 di Giovanni dove Gesù, dopo a
ver lavato i piedi ai discepoli, si appresta a vive
re la sua
passione, e pronuncia diversi discorsi che sono un
po’ il suo testamento dove spiega cosa significa il
suo andare. Lo
abbiamo già visto domenica celebrando l’ascensione
dove se ne va, e dove va lui dobbiamo andare anche
noi, questa
è la bella e fantastica notizia. Che se percorriamo
la
sua strada, se diventiamo come Lui, siamo desti
nati a diventare
come Dio, a vivere in modo autentico la nostra vita
terrena e a vivere per sempre. Se mi amate, osserv
erete i miei
comandamenti, e voi sapete come io vi amo: se voi a
mate me allora potrete amare gli altri come io vi h
o amato
perché avrete il mio stesso amore. Il cristianesimo
è questo, come dice san Paolo: Cristo mi ha amato
e ha dato se
stesso per me e allora non sono più io che vivo, ma
Cristo vive in me. E siccome Gesù vive amando il P
adre e
sentendosi da lui amato e così diventa uguale al Pa
dre, se io vivo di Cristo mi divinizzo, divento ugu
ale al Padre. E
vivere di Cristo vuol dire fare i suoi comandi, che
di per sé è solo uno, quello dell’amore, ma l’amor
e vissuto come
l’ha vissuto lui. Bene, se noi amiamo Gesù, se siam
o disposti a vivere come Lui ed è ciò che Lui desid
era, allora cosa
otteniamo dal Padre, attraverso Gesù che è il Figli
o? Io pregherò il Padre che vi darà un altro Paracl
ito, un altro
Consolatore che rimarrà con voi per sempre e non vi
farà più sentire soli, perché questo consolatore è
il suo Spirito,
lo spirito di Gesù, che ci fa diventare come lui, c
he ci fa sentire figli come lui di un Dio che è Pad
re. Il mondo, cioè chi
sta nella menzogna, nell’egoismo e nella paura, non
conosce l’amore, e quindi non può riceverlo, cioè
non lo può
accogliere. Ma quando Gesù sarà sulla croce, anche
chi vive così lo potrà riconoscere, se lo vorrà. Vo
i invece
conoscete questo Spirito che è stato presso di voi
tutto il tempo in cui io sono stato con voi, perché
è il mio spirito
che mi ha guidato per tutta la vita, e ora che me n
e vado questo Spirito sarà addirittura dentro di vo
i, ecco perché è
bene che io me ne vada, così riceverete il mio amor
e dentro di voi e allora saprete amare come me perc
hé avrete
dentro di me la mia vita. Vado via da voi col corpo
e vengo da voi con lo Spirito e allora mi vedrete,
non perché farò
qualche apparizione da qualche parte, ma perché vi
accorgerete voi stessi di essere nuovi, di essere r
isorti. Cioè, la
prova dell’esistenza di Dio, che Gesù è risorto e v
ivo, l’abbiamo se vivendo come Lui ci accorgiamo ch
e tutto è più
bello, più vero. Queste parole, vedete, ci provocan
o non poco a misurare il livello della nostra fede.
Quando
ragioniamo dicendo: ma Gesù era Dio, per lui era fa
cile, noi come facciamo? Stiamo bestemmiando, stiam
o buttando
nella spazzatura il dono che ci è stato fatto nel B
attesimo, che è stato rinnovato nella Cresima e che
in ogni
celebrazione eucaristica ci viene ridato, cioè il d
ono dello Spirito santo che fa abitare il Padre e i
l Figlio dentro di noi
per poter diventare come Dio. L’errore è dimenticar
e che Gesù ha vissuto pienamente da uomo perché non
ha mai
perso il contatto con lo Spirito santo presente in
Lui che lo ha fatto vivere da Figlio in comunione c
ol Padre. La
preghiera deve servire a questo: prendere contatto
con lo Spirito presente in noi. Non chiedere a Dio
di fare le grazie
che gli chiediamo a seconda di quel che abbiamo bis
ogno, ma chiedere allo Spirito di farci diventare c
ome Gesù, e
quindi imparare a conoscerlo ascoltando la sua Paro
la perché essa penetri in noi e così impariamo a fa
rla, e in questo
modo vivere ogni cosa della vita, bella o brutta, f
acile o difficile, come l’ha vissuta lui, e se facc
iamo così risorgiamo
adesso, siamo ascesi in cielo già ora perché siamo
in comunione col Padre e con Gesù già ora. Noi purt
roppo invece
continuiamo ad essere in contatto con le nostre pau
re, con i nostri deliri, con i nostri pensieri dist
orti che derivano
da certezze e illusioni che non provengono dalla pa
rola di Dio, ma da altre parole, e così siamo frega
ti. Ecco perché la
Pentecoste, nel testo degli Atti che abbiamo letto
prima, rappresenta il punto di arrivo di tutta la s
toria della
salvezza. Che senso ha la nostra storia, che senso
ha la vita? Ricevere questo Spirito, cioè crescere
nell’amore,
altrimenti è inutile vivere. Se no si muore. E la d
iscesa dello Spirito è descritta dagli Atti usando
le immagini del fuoco
e dei lampi per richiamare quello che accadde sul S
inai quando Dio diede a Mosè i comandamenti, le sue
parole, per
dire: adesso, con lo Spirito, queste parole, la leg
ge, il comandamento dell’amore, le possiamo fare: i
comandamenti
ci dicono quello che è giusto fare, lo Spirito ce l
o fa fare perché ci riempie dell’amore di Dio: io m
i sento amato da
Dio fino alla morte e allora imparo ad amare come D
io pure io, e infatti tutti comunicano con persone
di altri popoli
perché, pur parlando lingue diverse, usano in concr
eto un linguaggio universale che tutti capiscono ch
e è quello
dell’amore. Anche Paolo, nell’epistola, parla dei d
iversi doni che ha ciascuno, che rendono ciascuno d
iverso
dall’altro, e dice: se ognuno li usa lasciandosi gu
idare dallo Spirito, ecco che non ci sono più invid
ie e lotte, perché
ognuno li mette a disposizione degli altri per il b
ene di tutti. Pensate l’attualità di queste parole
anche oggi
all’interno di una società multietnica come la nost
ra e quante applicazioni concrete ha tutto questo d
iscorso, se solo
capiamo però che non è un discorso o un concetto, m
a prendiamo coscienza che molto più profondamente è
quanto
è successo a ciascuno il giorno del suo Battesimo e
il motivo per il quale siamo qui anche oggi a cele
brare l’eucaristia,
altrimenti la fede diventa un orpello, un modo col
quale dipingere di un po’ di religione la nostra vi
ta sperando che
Dio ce la mandi buona, e così la fede diventa magia
e superstizione, quando invece Dio ce l’ha già man
data buona. Si
tratta di rendercene conto.