domenica 10 maggio 2015

VI DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Giovedì è l’ascensione che noi celebreremo domenica prossima, e fra due domeniche è Pentecoste, e le letture di oggi ci aiutano ad entrare nel significato di questi due eventi che in sostanza sono una cosa sola con la Pasqua, nel senso che spiegano la conseguenza, se così vogliamo dire, della Pasqua. Gesù risorto che entra nella gloria del Padre continua ad essere presente insieme al Padre attraverso lo Spirito
santo. Del resto noi non vediamo né il Padre né il Figlio, ma possiamo vivere l’esperienza dell’incontro con Dio grazie all’azione dello Spirito santo che ci è stato dato nel Battesimo e nella Cresima, ed è per questo che Dio lo incontriamo nel volto di ogni fratello e sorella. Ed è lo stesso Spirito che ci mette in comunione col Padre e col Figlio attraverso i sacramenti. Il vangelo si apre con queste parole: Quando verrà il consolatore che io vi invierò dal Padre, lo spirito della verità che proviene dal Padre, quegli testimonierà di me. Cosa vuol dire? Che è proprio dalla Croce che Gesù ci da il suo Spirito di Figlio che ci fa capire che Dio è veramente Padre, e questo dona consolazione, ci toglie ogni paura, ci fa sentire amati e ci rende capaci di amare i fratelli come Gesù testimoniando a tutti l’amore del Padre. E’ importante questa cosa perché ci fa capire che non dobbiamo aspettare un mondo diverso per cominciare ad amare, ma è proprio in questo mondo pieno di odio che noi dobbiamo amare. Infatti, la causa dell’odio è l’ignoranza, è non sapere che Dio è Padre e ci ama come figli e quindi che gli altri sono nostri fratelli. Ma questa ignoranza non è più scusabile, dice Gesù, perché io vi ho rivelato l’amore, e dunque amare come me è possibile. Per cui se riceverete odio non spaventatevi: in mezzo all’odio avete il mio Spirito che vi rende capaci di testimoniare come me l’amore gratuito, perché l’odio per primo si è abbattuto su di me, ma questo non deve farvi scandalizzare, non deve cioè farvi cadere, vacillare, pensare che il male trionfa e il bene perde: non è così, perché io vinco la morte. La croce cioè non è il fallimento di Dio, ma è la Gloria di Dio, perché la gloria di Dio è il suo amore, un amore così forte da portare su di sé l’odio, così potente da non rispondere al male col male. E poi non basta. Gesù prosegue e dice: anche voi avrete il mio stesso destino e chi vi ucciderà penserà di rendere culto a Dio. Certo, perché finchè uno non conosce che Dio è Padre che ama i suoi figli e non conosce il Figlio che ci ha fatto conoscere chi è Dio, avrà sempre un buon motivo per uccidere gli altri in nome di Dio, oppure della legge, ragione, della nazione, della razza, della classe, dell’interesse, del male, dell’egoismo. Quanto male si fa in buona fede, perché lo si giustifica sempre e così lo si fa diventare un bene. Il male va fatto in mala fede e basta. E poi conclude: di queste cose vi ho parlato adesso, non prima, perché prima ero con voi, adesso me ne vado, e toccherà a voi fare il mio stesso cammino. Vedete? È quello che dicevo all’inizio: con la sua ascensione e col dono del suo Spirito a Pentecoste finisce il tempo della presenza del Figlio sulla terra e comincia la sua presenza attraverso lo Spirito che ci dà l’amore del Padre e di Gesù inserendoci nella Trinità. Non siamo soli: Dio è dentro di noi. Comincia il tempo della Chiesa, di noi chiamati a prolungare l’azione di Gesù vivendo come lui, come Figli che con la forza dello Spirito testimoniano che Dio è Padre amando i fratelli. Un cammino di testimonianza che accade fin da subito come i brani degli Atti degli Apostoli ci stanno raccontando in queste domeniche, anche quello di oggi che vede Paolo davanti al re Agrippa impegnato in lungo e bellissimo discorso nel quale di difende dalle accuse che gli vengono mosse e offre la sua limpida professione di fede. Dice: che paradosso, proprio io che sono sempre stato un ebreo osservante, sono accusato dagli ebrei osservanti perché annuncio che le speranze del nostro popolo si sono avverate. E’ vero, anch’io, all’inizio, ero ostile contro il nome di Gesù e i suoi seguaci. Poi però, incontrai Gesù di Nazaret risorto che mi disse che lo stavo perseguitando, e capii che perseguitando i fratelli stavo perseguitando lui. Eppure Egli fece risorgere me, perché non mi condannò, anzi, mi disse di essere testimone di quanto avevo visto e mi affidò la missione di aprire gli occhi a tutti, annunciando ai pagani proprio questa bella notizia, che anche a loro, come a me, venivano perdonati i peccati. Dopo questi fatti non potevo disubbidire a Dio e subito ho iniziato la mia predicazione, e per questo motivo i Giudei mi hanno perseguitato. E cosa ho predicato? Lo abbiamo ascoltato sempre da Paolo anche nelle parole dell’epistola: che Gesù di Nazaret è morto e risorto, è lui il Messia annunciato dai profeti e da Mosè, è lui la la luce e la salvezza per tutti, per Israele e per i pagani. E’ la luce perché ci fa capire chi è Dio, chi sono io e chi sono gli altri. Capire questo vuol dire essere salvi, avere la vita eterna, perché vuol dire vivere da risorti.