domenica 20 settembre 2015

IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO

Le letture di oggi hanno un sapore di giovedì santo e di festa del corpus domini perché sono incentrate sull’eucaristia. Voi sapete che ogni domenica dopo il Martirio di san Giovanni Battista le letture ci aiutano ad approfondire ogni volta un diverso aspetto del mistero di Gesù e della sua identità, e al centro di quelle di oggi troneggia l’affermazione di Gesù che da di sé questa definizione
ripetuta due volte: io sono il pane vivo disceso dal cielo. Ecco chi è Gesù. Cerchiamo di capire meglio questa cosa, e lo facciamo partendo dal vangelo. Siamo nel capitolo sei di Giovanni, tutto dedicato a questo tema, e oggi abbiamo letto i dieci versetti nei quali Gesù risponde ai suoi oppositori che mormoravano, non come il Piave che mormorava, ma come il popolo d’Israele che nel difficile cammino del deserto mormorava, cioè si ribellava al progetto di Dio. Gesù dice di essere il vero pane disceso dal cielo e la gente gli dice: Ma come puoi essere il pane disceso dal cielo, sei il figlio di Giuseppe? Tu n n vieni da Dio. Cioè: tu sei un uomo come noi, come puoi essere Dio? E Gesù risponde sempre in modo enigmatico dicendo anzitutto di non mormorare, cioè di fidarsi di lui, e dicendo: nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Non vuol dire che il Padre attira a Gesù alcuni e altri no, ma esattamente il contrario e cioè: Gesù è il Figlio che dice che Dio è Padre, per cui solo chi sente che Dio è Padre può essere attirato da Gesù. Chi pensa che Dio sia un despota, ad esempio, non può essere attirato da Gesù. E aggiunge, citando la scrittura: tutti saranno istruiti da Dio. Cioè, in ogni uomo c’è quest’attrazione verso Dio come Padre perché siamo tutti creati come suoi figli, e la riprova è che tutti siamo figli, perché nessuno si è fatto da solo. E cosa vuole un figlio da suo padre se non essere amato in modo incondizionato? Questa cosa è scritta nel cuore di ciascuno, ed è questo desiderio che ci fa diventare figli e ci attira a Gesù e ci fa credere in lui che è il Figlio, ecco in che senso Dio ci istruisce. E chi segue questo desiderio interiore diventa come Gesù Figlio di Dio, conosce veramente Dio, si sente da lui amato e sente che la sua vita è piena e che la testimonianza di Gesù è vera. E infatti cosa dice Gesù? Che chi crede in lui risorge, ha la vita eterna, ha la vita di Dio, sente che davvero il Signore risponde a quel desiderio di gioia che porta nel cuore e che consiste nel sentirsi amato e nell’amare, e allora la sua vita diventa davvero eucaristia, rendimento di grazie, una vita che prende il pane, lo benedice, lo condivide, perché mi scopro figlio amato dal Padre come Gesù e voglio a mia volta amare gli altri come fratelli. E così si capisce il senso delle parole di Gesù: io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi lo mangia ha la vita eterna, e questo pane è la mia carne per la vita del mondo. Io Sono è il nome del Dio che nell’Esodo libera il popolo dalla schiavitù. Finchè non ci sentiamo amati siamo schiavi. Gesù rivelandoci il volto d’amore di Dio ci rende liberi. E si identifica col pane perché il pane è ciò che mantiene in vita la nostra carne. Ma mentre il pane, come la manna nel deserto, tiene in vita il corpo e poi il corpo muore, il pane che ci da Gesù, il pane che è Gesù non ci fa morire in eterno, perché? Gesù cosa ha fatto nell’ultima cena? Ce lo ha ricordato san Paolo nell’epistola: prese il pane e disse: Questo è il mio corpo dato per voi. Nel vangelo di Giovanni invece di corpo si dice carne perché carne indica l’uomo nella sua fragilità e debolezza. Ebbene, assumendo la nostra carne, Dio ci ha fatto vedere in Gesù che noi possiamo vivere nella nostra carne la vita stessa di Gesù, che possiamo essere come Lui, come figli amati e come fratelli che amano gli altri fratelli, e vivendo così viviamo in modo divino la nostra vita umana, e la vita divina non finisce con la morte della nostra carne. fratelli. Gesù, la sua persona presente dentro di noi con lo Spirito santo che ci attira al Padre e ci fa sentire figli amati, con la sua Parola che illumina i nostri passi è davvero il pane che nutre la nostra anima, come il pane che nutrì Elia nel deserto, lo leggevamo nella lettura, come la manna che nutrì il popolo d’Israe le nel deserto verso la libertà, e questo pane va masticato perché mangiando di lui diventiamo come Lui, e se diventiamo come Lui viviamo una vita eucaristica perché ci sentiamo amati e impariamo ad amare, e così realizziamo pienamente il desiderio più grande che è iscritto nel nostro cuore, altrimenti siamo dei falliti. Capite come vivere l’eucaristia come il dovere almeno domenicale del buon cristiano vuol dire esattamente stravolgere il suo significato.