I vangeli delle prossime domeniche del tempo Pasqua
le e quello di oggi, come avrete notato, non parlan
o in modo
specifico della risurrezione di Gesù, ma potremmo d
ire dei suoi effetti. Credere che Gesù è risorto vu
ol dire che Gesù
è il vivente, é una presenza viva, reale, non morta
, che non é un'idea o un fantasma, ma uno col quale
posso avere
un rapporto vivo, a tu per tu, e questo rapporto é
reso possibile dalla presenza in noi, in me, in te,
in ciascuno, del
suo Spirito, lo Spirito Santo. La prima conseguenza
della risurrezione di Gesù è che egli è vivo in me
zzo a noi, che si
rende presente nei sacramenti e nell'eucaristia, as
coltando la sua Parola e soprattutto vivendo gli un
i verso gli altri lo
stesso amore che Gesù ha per ciascuno di noi e che
rivela l'amore del Padre: se conoscete me conoscere
te anche il
Padre mio, dice Gesù nel Vangelo di oggi. La second
a conseguenza non da poco, lo sappiamo, è che anche
noi
partecipiamo a questa risurrezione, nel senso che i
l destino di Gesù è anche il nostro destino, che la
vita non muore,
che siamo chiamati alla vita eterna. La terza conse
guenza è che se capisco questo, io risorgo ora, per
ché capisco che
Gesù è in me col suo Spirito che mi fa sentire l'am
ore del Padre, e allora vivo una vita nuova perchè
imparo a vedere
le cose, la realtà, in un modo nuovo, con gli occhi
di Gesù, e a vivere di conseguenza. Ed è ciò di cu
i parlano le letture
di oggi, a partire dal Vangelo dove Gesù si proclam
a Luce del mondo, Luce perché come la luce ci fa ve
dere le cose
come stanno realmente. Noi viviamo male la vita per
ché i nostri pensieri ci fanno credere vere cose fa
lse e ci fanno
credere false cose vere, e così siamo bravissimi a
far diventare bene il male e male il bene. Ci fidia
mo delle nostre
paure, ci angosciamo per cose di cui non dovremmo,
e qui potremmo parlarne per ore. Invece dovremmo im
parare a
fidarci della testimonianza data Gesù, e testimonia
nza é un'altra parola che ricorre più volte in ques
to Vangelo. Per i
farisei la testimonianza di Gesù non era vera e Ges
ù dice: no, io vi testimonio che Dio è Padre che vi
ama, e quello
che vi dico è vero perché io di fatto vivo come suo
figlio amando tutti voi come miei fratelli. Se viv
essi facendo il
contrario, ammazzandovi tutti, la mia testimonianza
non sarebbe vera. Tanto è vero che io non sono ven
uto a
giudicare nessuno, perché sono venuto a salvarvi. E
la parola giudizio è la terza parola importante, d
opo “luce” e
“testimonianza”, che compare in questo Vangelo. Per
ò subito dopo Gesù aggiunge: il mio giudizio è vero
. Come la
mettiamo? Prima dice che non viene a giudicare ness
uno e poi che il suo giudizio è vero. Cosa vuol dir
e? Vuol dire
che Dio non giudica nessuno perché non vuol condann
are nessuno ma salvare tutti i suoi figli, e questo
lo fa perché
Dio ci giudica tutti come suoi figli, ci considera
come suoi figli. E Gesù, amandoci come fratelli, te
stimonia che questo
giudizio di Dio è vero. Quindi Gesù è la luce ci da
la vita perché ci fa vedere le cose come stanno, c
i testimonia
l'amore del Padre che giudica tutti come suoi figli
, e ce lo testimonia amandoci come fratelli, ed è l
’amore che ci da la
vita, per cui se io capisco questa cosa sono risort
o già adesso. Il problema, dunque, non è il giudizi
o di Dio su di noi.
Anzi, quello non è un problema, è un regalo stupend
o. Il problema è come io giudico la testimonianza d
i Gesù, se la
giudico vera o falsa, se ci credo o meno. Dio ci la
scia liberi di scegliere, se credere nella testimon
ianza di Gesù o se
credere nelle nostre paure. E per verificare se è v
era la testimonianza di Gesù o sono vere le nostre
paure da cui
deriva poi il nostro modo di vivere, c'è solo un mo
do: buttarsi e provare per verificare. Se Gesù ha r
agione lo capisco
perché fidandomi di lui mi sento risorto, felice, l
eggero, nella pace anche in mezzo alle tempeste del
la vita, amato e
capace di amare così da diventare a mia volta testi
mone di tutto questo con la mia vita di fronte agli
altri, lasciando
anche agli altri la stessa libertà che Dio lascia a
me e lascia a tutti. E qui ci è di esempio, anzi,
ci fa da testimone, San
Paolo, protagonista delle altre due letture di oggi
. Paolo aveva scritto la lettera ai Romani, cioè ai
cristiani di Roma,
desideroso di riuscire ad andare a conoscerli per a
nnunciare il Vangelo, come abbiamo letto nel brano
di oggi che è
l'inizio di questa lettera, perché Roma era il cent
ro dell'impero, e quindi Paolo sperava che diventas
se la città da cui
la bella notizia del Vangelo si sarebbe diffusa in
tutto il mondo. Al termine della sua vita, dopo ta
nte peripezie, riesce
finalmente ad arrivarci, e nel brano degli Atti deg
li Apostoli lo vediamo mentre rende la sua testimon
ianza davanti ai
Giudei di Roma che credevano che i cristiani fosser
o una setta eretica della religione ebraica. Paolo
cerca di
convincerli che non è così: Gesù realizza tutte le
promesse che Dio aveva fatto agli ebrei ed è davver
o il Signore di
tutti, la luce che illumina ogni uomo, la salvezza
che tutti gli uomini cercano. E dice queste cose pe
rché lui per primo
ne è convinto, lo ha sperimentato sulla sua pelle.
Ma le reazioni alla sua testimonianza, così come le
reazioni alla
testimonianza che aveva reso Gesù stesso prima di l
ui, sono diverse, ci sono quelli che ci credono e q
uelli che non ci
credono, e quelli che non ci credono, dice Paolo ci
tando il profeta Isaia, sono coloro che tengono chi
usi gli occhi e le
orecchie per via dei loro pregiudizi. Ecco la liber
tà. Noi non dobbiamo convincere e costringere nessu
no a credere o a
convertirsi. Sono io che devo cercare di convertirm
i, di lasciarmi illuminare dalla luce di Cristo, di
non chiudere occhi