domenica 10 aprile 2016

III DOMENICA DI PASQUA ANNO C

 I vangeli delle prossime domeniche del tempo Pasqua le e quello di oggi, come avrete notato, non parlan o in modo specifico della risurrezione di Gesù, ma potremmo d ire dei suoi effetti. Credere che Gesù è risorto vu ol dire che Gesù è il vivente, é una presenza viva, reale, non morta , che non é un'idea o un fantasma, ma uno col quale posso avere un rapporto vivo, a tu per tu, e questo rapporto é
reso possibile dalla presenza in noi, in me, in te, in ciascuno, del suo Spirito, lo Spirito Santo. La prima conseguenza della risurrezione di Gesù è che egli è vivo in me zzo a noi, che si rende presente nei sacramenti e nell'eucaristia, as coltando la sua Parola e soprattutto vivendo gli un i verso gli altri lo stesso amore che Gesù ha per ciascuno di noi e che rivela l'amore del Padre: se conoscete me conoscere te anche il Padre mio, dice Gesù nel Vangelo di oggi. La second a conseguenza non da poco, lo sappiamo, è che anche noi partecipiamo a questa risurrezione, nel senso che i l destino di Gesù è anche il nostro destino, che la vita non muore, che siamo chiamati alla vita eterna. La terza conse guenza è che se capisco questo, io risorgo ora, per ché capisco che Gesù è in me col suo Spirito che mi fa sentire l'am ore del Padre, e allora vivo una vita nuova perchè imparo a vedere le cose, la realtà, in un modo nuovo, con gli occhi di Gesù, e a vivere di conseguenza. Ed è ciò di cu i parlano le letture di oggi, a partire dal Vangelo dove Gesù si proclam a Luce del mondo, Luce perché come la luce ci fa ve dere le cose come stanno realmente. Noi viviamo male la vita per ché i nostri pensieri ci fanno credere vere cose fa lse e ci fanno credere false cose vere, e così siamo bravissimi a far diventare bene il male e male il bene. Ci fidia mo delle nostre paure, ci angosciamo per cose di cui non dovremmo, e qui potremmo parlarne per ore. Invece dovremmo im parare a fidarci della testimonianza data Gesù, e testimonia nza é un'altra parola che ricorre più volte in ques to Vangelo. Per i farisei la testimonianza di Gesù non era vera e Ges ù dice: no, io vi testimonio che Dio è Padre che vi ama, e quello che vi dico è vero perché io di fatto vivo come suo figlio amando tutti voi come miei fratelli. Se viv essi facendo il contrario, ammazzandovi tutti, la mia testimonianza non sarebbe vera. Tanto è vero che io non sono ven uto a giudicare nessuno, perché sono venuto a salvarvi. E la parola giudizio è la terza parola importante, d opo “luce” e “testimonianza”, che compare in questo Vangelo. Per ò subito dopo Gesù aggiunge: il mio giudizio è vero . Come la mettiamo? Prima dice che non viene a giudicare ness uno e poi che il suo giudizio è vero. Cosa vuol dir e? Vuol dire che Dio non giudica nessuno perché non vuol condann are nessuno ma salvare tutti i suoi figli, e questo lo fa perché Dio ci giudica tutti come suoi figli, ci considera come suoi figli. E Gesù, amandoci come fratelli, te stimonia che questo giudizio di Dio è vero. Quindi Gesù è la luce ci da la vita perché ci fa vedere le cose come stanno, c i testimonia l'amore del Padre che giudica tutti come suoi figli , e ce lo testimonia amandoci come fratelli, ed è l ’amore che ci da la vita, per cui se io capisco questa cosa sono risort o già adesso. Il problema, dunque, non è il giudizi o di Dio su di noi. Anzi, quello non è un problema, è un regalo stupend o. Il problema è come io giudico la testimonianza d i Gesù, se la giudico vera o falsa, se ci credo o meno. Dio ci la scia liberi di scegliere, se credere nella testimon ianza di Gesù o se credere nelle nostre paure. E per verificare se è v era la testimonianza di Gesù o sono vere le nostre paure da cui deriva poi il nostro modo di vivere, c'è solo un mo do: buttarsi e provare per verificare. Se Gesù ha r agione lo capisco perché fidandomi di lui mi sento risorto, felice, l eggero, nella pace anche in mezzo alle tempeste del la vita, amato e capace di amare così da diventare a mia volta testi mone di tutto questo con la mia vita di fronte agli altri, lasciando anche agli altri la stessa libertà che Dio lascia a me e lascia a tutti. E qui ci è di esempio, anzi, ci fa da testimone, San Paolo, protagonista delle altre due letture di oggi . Paolo aveva scritto la lettera ai Romani, cioè ai cristiani di Roma, desideroso di riuscire ad andare a conoscerli per a nnunciare il Vangelo, come abbiamo letto nel brano di oggi che è l'inizio di questa lettera, perché Roma era il cent ro dell'impero, e quindi Paolo sperava che diventas se la città da cui la bella notizia del Vangelo si sarebbe diffusa in tutto il mondo. Al termine della sua vita, dopo ta nte peripezie, riesce finalmente ad arrivarci, e nel brano degli Atti deg li Apostoli lo vediamo mentre rende la sua testimon ianza davanti ai Giudei di Roma che credevano che i cristiani fosser o una setta eretica della religione ebraica. Paolo cerca di convincerli che non è così: Gesù realizza tutte le promesse che Dio aveva fatto agli ebrei ed è davver o il Signore di tutti, la luce che illumina ogni uomo, la salvezza che tutti gli uomini cercano. E dice queste cose pe rché lui per primo ne è convinto, lo ha sperimentato sulla sua pelle. Ma le reazioni alla sua testimonianza, così come le reazioni alla testimonianza che aveva reso Gesù stesso prima di l ui, sono diverse, ci sono quelli che ci credono e q uelli che non ci credono, e quelli che non ci credono, dice Paolo ci tando il profeta Isaia, sono coloro che tengono chi usi gli occhi e le orecchie per via dei loro pregiudizi. Ecco la liber tà. Noi non dobbiamo convincere e costringere nessu no a credere o a convertirsi. Sono io che devo cercare di convertirm i, di lasciarmi illuminare dalla luce di Cristo, di non chiudere occhi