Le domeniche dopo Pentecoste, nel rito ambrosiano,
ci fanno ripercorrere in ordine cronologico gli eve
nti principali
della storia della salvezza così come viene raccont
ata dall’Antico Testamento, e dunque è sempre dalla
prima lettura
che dobbiamo partire per capire il collegamento con
la lettera di san Paolo e col vangelo e così indiv
iduare il tema
che ci offrono le letture di questa domenica. Abbia
mo letto un episodio della vita di Abramo che mi fa
venire in
mente quando alle elementari capitava che la maestr
a uscisse di classe e incaricasse uno di noi di scr
ivere alla
lavagna, a destra i nomi dei bravi e a sinistra que
lli dei cattivi. Al suo ritorno capitava o che i ca
ttivi venissero castigati
oppure, se i buoni erano pochi, che venissero casti
gati tutti. Nella lettura di oggi c’è Abramo che ha
paura che Dio
distrugga la città di Sodoma perché in essa c’era t
roppo male, e allora cerca di convincere il Signore
e gli dice: magari
in città ci sono 50 persone giuste, e allora non pu
nire tutti, e Dio gli risponde: va bene. Poi però A
bramo ci pensa su e
dice: magari non ce ne sono 50, ma di meno, e arriv
a fino a 10, e Dio gli risponde sempre: va bene, se
ce ne sono
anche 10 io non distruggerò quella città. È molto b
ella questa preghiera perché Abramo non fa quello c
he facevamo
noi da piccoli che volevamo che la maestra castigas
se i cattivi e ci arrabbiavamo quando, se vedeva ch
e alcuni erano
stati bravi, anche se erano pochi, non castigava ne
ssuno, ma fa il contrario: vuole che tutti, anche i
cattivi, non
vengano puniti. Per questo san Paolo, nel brano che
abbiamo letto, dice questa frase un po’ difficile
da decifrare: che
siccome Abramo ebbe fede in Dio, questa cosa gli ve
nne accreditata come giustizia. Cosa vuol dire ques
ta frase? Che
l’unica cosa giusta è credere all’amore che Dio ha
per noi: se non credo a questo, faccio la più gross
a ingiustizia
contro Dio, lo ammazzo come Padre, e comincio a far
e il male io, perché se non sono amato, non amo né
me, né lui,
né gli altri. Abramo cosa capisce? Che Dio è giusto
non perché punisce i cattivi e premia i buoni, ma
Dio è giusto
perché siccome è padre, ama tutti i suoi figli, e a
llora non vuole che quelli cattivi siano uccisi, ma
che diventino
buoni, e per far questo li ama ancora di più perdon
andoli perché diventino buoni. E così adesso, forse
, si capiscono
meglio le parole di Gesù ascoltate nel vangelo. Gli
domandano: chi si salva? E Gesù all’inizio dice: p
ochi, perché
bisogna passare per una porta stretta. Dopo, però,
dice che saranno tantissimi a salvarsi, da ogni par
te del mondo,
dal nord, dal sud, dall’est e dall’ovest, da tutti
i punti cardinali. Mentre ci saranno alcuni che non
si salveranno. E chi
sono questi qui? Proprio quelli bravi, che facevano
cose giuste. Ma come? Cosa significano queste stra
ne parole di
Gesù? Si spiegano tornando a quello che dicevo prim
a della maestra, che evidentemente ragionava come G
esù.
Quando vedeva che chi scriveva alla lavagna i nomi
dei buoni e dei cattivi era contento di scrivere i
nomi dei cattivi
perché venissero puniti e che anche quelli buoni sp
eravano che lei punisse i cattivi, allora castigava
tutti. Diceva
Pascal: due sono le categorie delle persone, i pecc
atori e quelli che si credono giusti. Ecco, è propr
io quando smetto
di credermi giusto e mi sento peccatore come tutti
che allora si apre la porta. La salvezza è quando i
o riconosco di
non essere degno e bisognoso di tutto e che Dio mi
ama proprio per questo. Chi si salva? Chi è giusto.
E chi è giusto?
Chi non fa peccati? No, nessuno in questo è giusto,
solo Gesù è giusto. Perché è Gesù è giusto? Perché
capisce che
Dio ama tutti i suoi figli, si sente amato da Dio,
e ama tutti i fratelli, soprattutto quelli che non
sono bravi. Allora chi si
salva? Si salva chi, come Gesù, si sente amato da D
io, sente che Dio è Padre che ama tutti i suoi figl
i, e allora, come
Abramo, ama tutti, prega per tutti e desidera che t
utti vivano di questo amore. Si salva chi per primo
si sente
perduto. Se io sto annegando e non me ne accorgo, n
on mi salvo, ma annego. Se invece me ne accorgo, co
sa faccio?
Grido aiuto, e allora mi salvo perché Dio intervien
e. Guai se, per salvare io la pelle, godo che gli a
ltri anneghino. Ecco
come interpretare quest’altra frase del vangelo det
ta da Gesù e che suona come una minaccia, quando di
ce:
allontanatevi da me, voi operatori di ingiustizie!
A chi dice questa frase? Proprio a quelli che invec
e avevano fatto
cose belle. Come se dicesse a noi che siamo qui in
chiesa e che magari ci sforziamo di essere bravi: a
llontanatevi da
me, voi operatori di ingiustizia. Ma come sarebbe?
Qual è l’ingiustizia che abbiamo fatto? abbiamo sba
gliato a
cercare di fare cose belle o di essere qui in chies
a? No. Abbiamo sbagliato nel pensare che Dio ci ama
se siamo bravi,
quando invece è il contrario: l’amore è gratis, Dio
ci ama a prescindere, non ci ama perché siamo buon
i, ma perché
siamo cattivi, e ci ama per farci diventare buoni.
Se non capisco questa cosa, non mi salvo. La porta,
dice Gesù, viene
chiusa e mi viene detto: allontànati da me! Certo,
perché quando avrai capito che anche tu sei lontano
da me, allora
capirai che io vengo a cercare proprio chi è lontan
o, e allora sarai salvo perché griderai aiuto. Altr
imenti vivrai di
pianto e di rabbia, di stridore di denti, come quan
do in classe, se vedevamo che la maestra perdonava
quelli cattivi,
dicevamo: ma chi ce l’ha fatto fare di essere bravi
? Questo è l’errore: cercare di essere bravi per av
ere un premio, e
quindi non capire che invece a buttare via la vita
è proprio chi la vive male. Come il figlio maggiore
della parabola del
figlio prodigo che si arrabbia col Padre perché fa
festa per suo fratello e non per lui. Non aveva cap
ito che era lui il
fortunato, non suo fratello che si era allontanato.
Chi è a scuola e cerca di imparare e fare il bravo
, non deve farlo
per essere promosso, godendo per chi viene bocciato
, ma deve studiare e cercare di imparare perché ha
capito che
ne val la pena, e chi fa il contrario sta buttando
via il suo tempo, come chi butta via la sua vita vi
vendo lontano dalla
legge dell’amore. E’ vero che chi viene ammazzato d
a un terrorista muore, ma non perde la vita, perché
entra nella
casa del Padre. E’ il terrorista che ammazzando per
de la sua vita, perché la butta via. Io sono salvo
ora da ogni paura,
da ogni turbamento, dalla paura della morte, dall’o
dio, dalla rabbia, sono quindi nella pace, già ades
so, se capisco
queste cose. Ecco perché la porta è stretta e bisog
na lottare per entrarci e sono pochi quelli che si
salvano, perché
sono pochi a capire queste cose. È stretta perché è
difficile entrare nell’ordine delle idee di Dio co
sì diverse dalle
mie. Ma la fede è questa: non credere in Dio, ma ch
e Dio è Gesù, e quindi capire queste cose che ha de
tto Gesù,
crederci e cercare di viverle per sperimentare che
sono proprio vere perché ottengo come risultato, fi
n da adesso, la
pace e la gioia.