domenica 19 giugno 2016

QUINTA DOMENICA DOPO PENTECOSTE ANNO C

Le domeniche dopo Pentecoste, nel rito ambrosiano, ci fanno ripercorrere in ordine cronologico gli eve nti principali della storia della salvezza così come viene raccont ata dall’Antico Testamento, e dunque è sempre dalla prima lettura che dobbiamo partire per capire il collegamento con la lettera di san Paolo e col vangelo e così indiv iduare il tema che ci offrono le letture di questa domenica. Abbia
mo letto un episodio della vita di Abramo che mi fa venire in mente quando alle elementari capitava che la maestr a uscisse di classe e incaricasse uno di noi di scr ivere alla lavagna, a destra i nomi dei bravi e a sinistra que lli dei cattivi. Al suo ritorno capitava o che i ca ttivi venissero castigati oppure, se i buoni erano pochi, che venissero casti gati tutti. Nella lettura di oggi c’è Abramo che ha paura che Dio distrugga la città di Sodoma perché in essa c’era t roppo male, e allora cerca di convincere il Signore e gli dice: magari in città ci sono 50 persone giuste, e allora non pu nire tutti, e Dio gli risponde: va bene. Poi però A bramo ci pensa su e dice: magari non ce ne sono 50, ma di meno, e arriv a fino a 10, e Dio gli risponde sempre: va bene, se ce ne sono anche 10 io non distruggerò quella città. È molto b ella questa preghiera perché Abramo non fa quello c he facevamo noi da piccoli che volevamo che la maestra castigas se i cattivi e ci arrabbiavamo quando, se vedeva ch e alcuni erano stati bravi, anche se erano pochi, non castigava ne ssuno, ma fa il contrario: vuole che tutti, anche i cattivi, non vengano puniti. Per questo san Paolo, nel brano che abbiamo letto, dice questa frase un po’ difficile da decifrare: che siccome Abramo ebbe fede in Dio, questa cosa gli ve nne accreditata come giustizia. Cosa vuol dire ques ta frase? Che l’unica cosa giusta è credere all’amore che Dio ha per noi: se non credo a questo, faccio la più gross a ingiustizia contro Dio, lo ammazzo come Padre, e comincio a far e il male io, perché se non sono amato, non amo né me, né lui, né gli altri. Abramo cosa capisce? Che Dio è giusto non perché punisce i cattivi e premia i buoni, ma Dio è giusto perché siccome è padre, ama tutti i suoi figli, e a llora non vuole che quelli cattivi siano uccisi, ma che diventino buoni, e per far questo li ama ancora di più perdon andoli perché diventino buoni. E così adesso, forse , si capiscono meglio le parole di Gesù ascoltate nel vangelo. Gli domandano: chi si salva? E Gesù all’inizio dice: p ochi, perché bisogna passare per una porta stretta. Dopo, però, dice che saranno tantissimi a salvarsi, da ogni par te del mondo, dal nord, dal sud, dall’est e dall’ovest, da tutti i punti cardinali. Mentre ci saranno alcuni che non si salveranno. E chi sono questi qui? Proprio quelli bravi, che facevano cose giuste. Ma come? Cosa significano queste stra ne parole di Gesù? Si spiegano tornando a quello che dicevo prim a della maestra, che evidentemente ragionava come G esù. Quando vedeva che chi scriveva alla lavagna i nomi dei buoni e dei cattivi era contento di scrivere i nomi dei cattivi perché venissero puniti e che anche quelli buoni sp eravano che lei punisse i cattivi, allora castigava tutti. Diceva Pascal: due sono le categorie delle persone, i pecc atori e quelli che si credono giusti. Ecco, è propr io quando smetto di credermi giusto e mi sento peccatore come tutti che allora si apre la porta. La salvezza è quando i o riconosco di non essere degno e bisognoso di tutto e che Dio mi ama proprio per questo. Chi si salva? Chi è giusto. E chi è giusto? Chi non fa peccati? No, nessuno in questo è giusto, solo Gesù è giusto. Perché è Gesù è giusto? Perché capisce che Dio ama tutti i suoi figli, si sente amato da Dio, e ama tutti i fratelli, soprattutto quelli che non sono bravi. Allora chi si salva? Si salva chi, come Gesù, si sente amato da D io, sente che Dio è Padre che ama tutti i suoi figl i, e allora, come Abramo, ama tutti, prega per tutti e desidera che t utti vivano di questo amore. Si salva chi per primo si sente perduto. Se io sto annegando e non me ne accorgo, n on mi salvo, ma annego. Se invece me ne accorgo, co sa faccio? Grido aiuto, e allora mi salvo perché Dio intervien e. Guai se, per salvare io la pelle, godo che gli a ltri anneghino. Ecco come interpretare quest’altra frase del vangelo det ta da Gesù e che suona come una minaccia, quando di ce: allontanatevi da me, voi operatori di ingiustizie! A chi dice questa frase? Proprio a quelli che invec e avevano fatto cose belle. Come se dicesse a noi che siamo qui in chiesa e che magari ci sforziamo di essere bravi: a llontanatevi da me, voi operatori di ingiustizia. Ma come sarebbe? Qual è l’ingiustizia che abbiamo fatto? abbiamo sba gliato a cercare di fare cose belle o di essere qui in chies a? No. Abbiamo sbagliato nel pensare che Dio ci ama se siamo bravi, quando invece è il contrario: l’amore è gratis, Dio ci ama a prescindere, non ci ama perché siamo buon i, ma perché siamo cattivi, e ci ama per farci diventare buoni. Se non capisco questa cosa, non mi salvo. La porta, dice Gesù, viene chiusa e mi viene detto: allontànati da me! Certo, perché quando avrai capito che anche tu sei lontano da me, allora capirai che io vengo a cercare proprio chi è lontan o, e allora sarai salvo perché griderai aiuto. Altr imenti vivrai di pianto e di rabbia, di stridore di denti, come quan do in classe, se vedevamo che la maestra perdonava quelli cattivi, dicevamo: ma chi ce l’ha fatto fare di essere bravi ? Questo è l’errore: cercare di essere bravi per av ere un premio, e quindi non capire che invece a buttare via la vita è proprio chi la vive male. Come il figlio maggiore della parabola del figlio prodigo che si arrabbia col Padre perché fa festa per suo fratello e non per lui. Non aveva cap ito che era lui il fortunato, non suo fratello che si era allontanato. Chi è a scuola e cerca di imparare e fare il bravo , non deve farlo per essere promosso, godendo per chi viene bocciato , ma deve studiare e cercare di imparare perché ha capito che ne val la pena, e chi fa il contrario sta buttando via il suo tempo, come chi butta via la sua vita vi vendo lontano dalla legge dell’amore. E’ vero che chi viene ammazzato d a un terrorista muore, ma non perde la vita, perché entra nella casa del Padre. E’ il terrorista che ammazzando per de la sua vita, perché la butta via. Io sono salvo ora da ogni paura, da ogni turbamento, dalla paura della morte, dall’o dio, dalla rabbia, sono quindi nella pace, già ades so, se capisco queste cose. Ecco perché la porta è stretta e bisog na lottare per entrarci e sono pochi quelli che si salvano, perché sono pochi a capire queste cose. È stretta perché è difficile entrare nell’ordine delle idee di Dio co sì diverse dalle mie. Ma la fede è questa: non credere in Dio, ma ch e Dio è Gesù, e quindi capire queste cose che ha de tto Gesù, crederci e cercare di viverle per sperimentare che sono proprio vere perché ottengo come risultato, fi n da adesso, la pace e la gioia.